Ignorare i content creator può essere una scelta strategica Anche se ci fa sentire esclusi alle cene

Sempre più spesso, ultimamente, mi trovo a cene e pranzi in cui vengono nominate persone che non conosco. Non si tratta di amici di amici, di colleghi e di familiari, di persone tradizionalmente famose in campi generalmente di mio interesse, ma di content creator di varia natura e grandezza le cui imprese (in positivo ma più spesso in negativo, inutile negare) vengono usate come argomento di discussione, come spunto e come scintilla quando cala il silenzio. A volte funziona, e la conversazione si allarga. Spesso, però, non è così, e se non sei aggiornato o aggiornata allora sei fuori. Ti trovi a chiedere: Chi? Eh? Cosa è successo? E poi a dissimulare: Non ne ho mai sentito parlare, ma cosa fa? Insomma, la non-conoscenza della influencer sfera è una lacuna, qualcosa che rischia di escludere dalla conversazione. E se questa non-conoscenza fosse una scelta? Cosa succede nel 2025 se ci si tiene fuori da questi giri pur stando in bolle adiacenti, e cosa significa scegliere di non sapere nulla di influencer e content creator? Mi sono trovata a chiedermi se questo mio rifiuto testardo di seguire questo tipo di profili mi precludesse qualcosa, socialmente parlando

Scegliere cosa ignorare sui social network è potere

Partiamo da un presupposto che dovrebbe essere ovvio ma che troppo spesso, purtroppo, non lo è: nell’economia dell’attenzione, quella in cui views, interazioni e visualizzazioni portano ai budget, quella in cui anche solo decidendo di seguire qualcuno manifestiamo interesse per qualcosa, e quell’interesse viene tenuto in considerazione dalla aziende quando si decide chi nominare ambassador, chi pagare per un’attività di influencer marketing e via andando, dovremmo prendere consapevolezza del fatto che stiamo contribuendo a un giro economico, e neanche tanto passivamente, a dire la verità. Attenzione is money, baby, anche quella negativa, non fa alcuna differenza. Per questo, serve prendere consapevolezza del proprio potere, che passa proprio dalla scelta che sta sulla punta delle nostre dita, quella di seguire o non seguire, commentare o non commentare, fare - inconsciamente o consciamente - da cassa di risonanza per quel personaggio o personaggia che i nostri amici e amiche nominano sempre, inevitabilmente, a cena o davanti a un cocktail. Anche a costo di non sapere cosa dire per quei 5 minuti.

@daadisnacks modern day Christopher Columbus #nyc #influencer #ralphsitalianices Beethoven's "Moonlight"(871109) - 平松誠

A cosa dare priorità? Dipende da noi

A volte, essere così consapevoli e calcolati nello scrolling è particolarmente complesso. L’algoritmo dei social network ci propina quello che vogliamo, sì, ma anche quello che vuole lui, quello che sta avendo successo, quello che ha senso spingere. Ecco che personaggi in ascesa ci compaiono dal nulla tra i reel consigliati, e non capiamo perché né come evitarli. In una vita digitale (e reale) fatta di impulsi continui, di informazioni frammentate e rimasticate, di scosse elettriche costanti, non è sempre facile riacchiappare le fila della propria concentrazione, coltivare i propri interessi, non farsi distrarre da questo flusso che ormai non è neanche più un flusso, è un fiume in piena di detriti e fango pronto a travolgere i paletti della nostra mente e della nostra attenzione. E se siamo stanchi e sovrastimolati, scrollando non ci preoccuperemo certo di fare una cernita. È lì che l’economia dell’attenzione ci frega. Allora, l’appello è semplice ma difficile, nello stesso tempo: "basta" fare un passo indietro, guardarci da fuori mentre a letto, a bocca aperta sul cuscino prima di addormentarci, ci facciamo specchio passivo di qualsiasi cosa e di chiunque, e giudicarci. Curare la nostra esperienza online, fare una sorta di scaletta delle priorità. Su cosa vale la pena attivarsi per rimanere aggiornati? Cosa ci serve e ci migliora e cosa, invece, arriva, passa e se ne va nel giro di un paio di battute a una cena elegante, e dunque non ha senso perseguire, a rischio di sprecare gran parte dello spazio del nostro povero pop-corn-cervello in modo poco costruttivo?

@orenmeetsworld

Curators will be the next social media team hire

original sound - Oren John

L’attenzione è un’arma e una scelta

In quest'ottica (e in un mondo perfetto), una volta guadagnata la consapevolezza e la lucidità mentale, una volta capito in che modo reindirizzare la nostra attenzione e dunque, di conseguenza, i nostri soldi, la strada è spianata, ed è fatta di unicorni, arcobaleni e torte al cioccolato. O meglio, è fatta di contenuti social che - se proprio non ci fanno sempre pensare, che è anche stancante - almeno non ci fanno attivamente indignare, che non lucrano sulla nostra rabbia, sulla nostra ansia e sulla nostra disperazione. Insomma, che non ci rendono persone peggiori, anche se alle cene ci tocca chiedere di chi diavolo si sta parlando, questa volta.