Benessere sessuale: tra diritti, prevenzione e libertà La situazione in Italia oggi

Quando si parla di salute sessuale in Italia, il discorso tende a ridursi alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. In realtà, il benessere sessuale è qualcosa di molto più ampio: riguarda il diritto a vivere il proprio corpo senza vergogna, ad avere accesso a informazioni corrette e a servizi sanitari efficaci, a riconoscere il piacere come parte integrante della salute. Oggi, nel 2025, la contraddizione è evidente: viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci permette di accedere a qualunque contenuto in tempo reale, eppure la sessualità continua a essere un tema lasciato ai margini, ostaggio di tabù culturali e di scelte politiche che ne rallentano la diffusione in chiave educativa e di prevenzione.

Sessualità e salute: due facce della stessa medaglia

L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea che la salute sessuale non coincide con la semplice assenza di malattia. È una condizione che intreccia salute fisica, emotiva e relazionale. In altre parole, non si può parlare di benessere sessuale se non c’è accesso a servizi adeguati, se il piacere è vissuto come colpa, se la prevenzione resta un concetto astratto. La mancanza di educazione sessuale e affettiva nelle scuole italiane pesa soprattutto sui più giovani, che spesso si trovano ad affrontare le prime esperienze senza strumenti e senza consapevolezza. Questo genera conseguenze misurabili: non solo sul piano delle infezioni sessualmente trasmissibili, ma anche su quello delle gravidanze indesiderate, della difficoltà a comunicare con il partner, del senso di solitudine che molti ragazzi e ragazze sperimentano.

Perché parliamo ancora poco di malattie sessualmente trasmissibili

Le IST, (infezioni sessualmente trasmissibili) sono in aumento, soprattutto tra i giovani. Non si tratta solo di mancanza di prudenza: pesa il vuoto informativo, la difficoltà di trovare servizi di screening accessibili, la paura del giudizio. Molti consultori sono sotto finanziati e i percorsi dedicati alla salute sessuale spesso non sono sufficientemente visibili. Il risultato? Molti giovani non sanno dove andare per fare un test, non hanno figure di riferimento a cui chiedere e si rivolgono al web, con il rischio di imbattersi in fonti poco attendibili. Eppure, la prevenzione non dovrebbe essere un atto complicato: preservativi, test gratuiti o a basso costo, visite periodiche da ginecologo o andrologo. Strumenti semplici, che però richiedono un contesto culturale in cui parlarne non sia vissuto come una trasgressione.

Il benessere sessuale come diritto 

Ridurre la sessualità a una questione di rischio è un errore. Significa dimenticare che la salute sessuale comprende anche la possibilità di vivere relazioni appaganti, libere dalla paura e dalla discriminazione. Il benessere sessuale è un diritto umano, e come tale dovrebbe essere garantito da politiche pubbliche. Ciò significa:

- educazione sessuale affettiva strutturata e continuativa nelle scuole, non iniziative sporadiche;

- servizi territoriali accessibili che offrano screening, consulenze psicologiche e mediche senza stigmatizzare;

- campagne di comunicazione nazionali che parlino un linguaggio vicino ai giovani, evitando moralismi;

- formazione del personale sanitario per accogliere domande e dubbi senza giudizio.

Benessere sessuale significa anche piacere

Un altro aspetto quasi sempre dimenticato è il piacere. In Italia, ancora oggi, il piacere femminile è invisibile nel dibattito pubblico, relegato a qualcosa di privato o addirittura imbarazzante. Ma senza il riconoscimento del piacere non si può parlare di vero benessere sessuale. La consapevolezza del proprio corpo, la possibilità di esprimere desideri senza sentirsi sbagliati, l’accesso a strumenti di contraccezione che rispettino la libertà individuale: sono tasselli fondamentali per costruire una cultura della salute che sia anche cultura del piacere.

Prevenzione e cura: cosa possiamo fare nel quotidiano

In attesa che il sistema cambi, ci sono passi concreti che ognuno di noi può compiere:

- Normalizzare la prevenzione: usare il preservativo senza viverlo come una barriera al piacere, ma come una forma di cura reciproca.

- Fare test regolari: molti sono gratuiti e disponibili nei centri pubblici. Non serve aspettare un sintomo per prendersi cura della propria salute.

- Parlare senza vergogna: tra amici, con il partner, con i figli o con figure di riferimento. Il silenzio è il primo alleato della disinformazione.

- Chiedere supporto professionale: medici, psicologi, sessuologi. Non è debolezza chiedere aiuto, ma un atto di responsabilità.

@m3ttich3 E tu lo sapevi che l’Italia è uno dei pochissimi Paesi europei in cui non si fa educazione sessuale e all’affettività a scuola?

Una sfida culturale prima che sanitaria

Il benessere sessuale non può essere visto solo come un problema individuale. È una questione collettiva, che riguarda la società nel suo insieme. Finché l’Italia continuerà a rimandare l’introduzione di una vera educazione sessuale nelle scuole, a sottovalutare i centri di prevenzione e a trattare il tema con imbarazzo, i numeri delle infezioni continueranno a crescere. Ma, soprattutto, continuerà a crescere la distanza tra ciò che i giovani vivono e ciò che viene loro raccontato. Il benessere sessuale non è un privilegio, è un diritto. Garantirlo significa garantire una vita più sana, più libera e più consapevole. E questa è una responsabilità che riguarda tutti: istituzioni, scuole, famiglie, ma anche ognuno di noi nel quotidiano.