
Il 2026 sarà l’anno in cui torneremo a leggere? Più che una speranza, quasi un rituale di manifestazione
Negli ultimi dieci anni ci siamo convinti che "essere informati" significasse scorrere incessantemente un feed e che rilassarsi significasse guardare video senza pensarci troppo. In pratica, ci siamo abituati a una vita composta più da micro-stimoli che da momenti reali. Questo fino ad ora. Secondo le previsioni di diversi analisti culturali, il 2026 segnerà un’inversione di marcia. Non un ritorno all’età della pietra, ma a qualcosa di molto più normale: la capacità di stare nel momento e concentrarci. Dentro questo cambiamento, emerge qualcosa che fino a pochi anni fa sembrava impossibile: il ritorno massiccio alla lettura. Non solo perché "fa bene", o perché "dovremmo farlo", ma anche perché sempre più persone stanno capendo che leggere è uno dei pochi strumenti concreti per disintossicarsi dal sovraccarico digitale.
Leggere bene come autodifesa cognitiva
Il ritorno ai libri non è un gesto romantico o nostalgico: chi si occupa di neuroscienze lo ripete da anni, leggere migliora la capacità attentiva e noi abbiamo disimparato a farlo. Non sappiamo più leggere bene, senza interromperci ogni 12 secondi. Se la lettura deve diventare un nuovo rituale di autenticità, allora dobbiamo renderla accessibile e questo significa partire da azioni semplici e concrete.
Come ricominciare a leggere nel 2026
La prima è la più controintuitiva: stabilire 10 minuti al giorno, non di più. L’idea eroica del "Da domani leggo un’ora" fallisce nel 95% dei casi, mentre dieci minuti sono sufficienti per riattivare il muscolo dell’attenzione e, soprattutto, sono sostenibili nella vita reale. Ma quei dieci minuti devono essere dedicati a qualcosa che desideri davvero: leggere ciò che piace, non ciò che "serve". Niente classici obbligati o manuali impegnati se non li vuoi davvero. I primi mesi servono a recuperare l’abitudine, non lo status culturale. Thriller, fantasy, chick-lit, memoir pop: meglio qualcosa che ti tira dentro. Poi c’è un aspetto pratico che spesso ignoriamo: ridurre la frizione fisica. Il libro deve essere il primo oggetto che ti capita a tiro, sul comodino, in borsa, sulla scrivania, vicino al divano. Se devi cercarlo, vincerà il telefono. Inoltre, per molti, la soluzione più efficace è usare un e-reader lento: niente notifiche e nessuna app di troppo. Uno spazio pensato solo per leggere, senza sovraccarico digitale.
Trovare uno spazio per prendere in mano un libro
La lettura funziona ancora meglio se trova un posto preciso nella giornata: scegliere un momento fisso "no screen", che sia l’ultima mezz’ora prima di dormire, il tragitto in metro, il caffè della mattina o i pasti. È in questi spazi che la lettura diventa un’abitudine e non un proposito. Infine, c’è la dimensione sociale: condividere ciò che si legge. I bookclub, anche minuscoli, trasformano una pratica solitaria in un’abitudine condivisa. Leggere insieme ad altri, o anche solo parlarne, aumenta la motivazione e crea un senso di continuità che consolida l’abitudine.
@bella.dane Unrotting my brain + healing my attention span
Perché torniamo alla lettura proprio adesso?
Perché ci stiamo avvicinando a una soglia che, volenti o no, nel 2026 diventerà impossibile ignorare. Da tempo viviamo in una condizione di saturazione permanente: gli schermi sono ovunque, dal lavoro al tempo libero, dalle relazioni alla gestione delle emozioni. La distinzione tra online e offline è svanita quasi senza accorgercene e ormai siamo iper-stimolati in ogni momento. È proprio da questa stanchezza invisibile che nasce il desiderio crescente di attività con un ritmo diverso, più lento, più umano. La lettura, in questo scenario, è quasi un atto di resistenza: un argine naturale al rumore continuo. In parallelo, quello che fino a poco tempo fa sembrava un vezzo da nicchia, il detox digitale, sta diventando una necessità. Non sarà più la scelta coraggiosa di chi vuole "sparire dai social", ma un’abitudine igienica, come bere acqua o dormire abbastanza. E quando limiti lo scroll, automaticamente si crea un vuoto. Il punto è: cosa metti al posto dell’ennesimo reel? Ecco dove si inseriscono i libri, gli ebook, le riviste lente, i podcast che durano più di tre minuti. Tutto ciò che richiede concentrazione al posto degli stimoli rapidissimi che ci hanno assuefatti.
@aimeepyleashcraft Leaders are readers. Reading helps to foster concentration. If you have an issue with short attention span, reduce your time online and watching tv, and pic up a book instead. Train your brain! It can be done. #leadersarereaders #adhd #readersoftiktok #bookishthoughts original sound - Aimee Ashcraft
Effetto contraccolpo
C’è poi un fenomeno che gli psicologi chiamano effetto contraccolpo: più la tecnologia si perfeziona e nel 2026 vivremo la sua forma più pervasiva, grazie all’integrazione totale dell’IA nelle nostre abitudini, più cresce il bisogno di esperienze reali, non mediate. È come se il cervello, superata una certa soglia di digitale, pretendesse il suo opposto: qualcosa di tangibile, silenzioso, non ottimizzato da nessun algoritmo. La lettura risponde esattamente a questo impulso. Un libro non vibra, non manda notifiche, non chiede niente. Anzi, ti restituisce uno spazio mentale che molti di noi hanno smarrito. Non si tratta di sfogliare cinquanta libri l’anno o stilare liste infinite su Goodreads. Si tratta di recuperare una qualità dell’attenzione che abbiamo sacrificato senza accorgercene. La lettura, nel 2026, sarà il nostro modo di tornare ad essere presenti e di ritrovare un minimo di profondità in un mondo sempre più superficiale.


















































