Temptation Island continua a mettere in scena l'amore tossico La normalizzazione del possesso in diretta tv

Ogni estate, puntuale come le zanzare e le canzoni tormentone, arriva Temptation Island. Un format di successo che continua a macinare ascolti, oltre il 30% di share, e che, nonostante i suoi toni trash e il suo apparente disimpegno, offre uno specchio crudele ma rivelatore di ciò che in Italia ancora consideriamo normale all’interno delle relazioni di coppia. A differenza di quanto accade nel cinema e nelle serie tv contemporanee, dove si lavora sempre più alla decostruzione delle narrazioni d’amore tossiche e disfunzionali, (si pensi all’evoluzione di Sex and the City e al suo reboot And Just Like That, che prova, con tutti i suoi limiti a raccontare relazioni più consapevoli), Temptation Island resta fermo a uno schema narrativo che sembra provenire da un’altra epoca

Temptation Island, uno schema che si ripete

In ogni edizione, la sceneggiatura implicita è più o meno la stessa: lui, apparentemente fragile davanti alle avances delle tentatrici, cede subito alla lusinga. Lei, ferita e umiliata, piange, si dispera, ma poi, troppo spesso, perdona. Lo schema è così reiterato da sembrare una formula drammaturgica. E infatti funziona. In questa rappresentazione si insinua qualcosa di più inquietante. Gli uomini, davanti ai video dei tradimenti o delle mancanze percepite, reagiscono spesso con rabbia esplosiva: spaccano oggetti, lanciano sedie, urlano, fuggono. Le donne, invece, interiorizzano: si colpevolizzano, si interrogano, piangono, si rifugiano nei confessionali. Due reazioni opposte alla stessa emozione: la delusione. Ma solo una delle due è potenzialmente pericolosa.

La gelosia è amore?

Uno degli elementi più problematici e ricorrenti è la gelosia ossessiva dei fidanzati nei confronti delle loro compagne: divieti di uscire da sole, limiti imposti su come vestirsi, richieste di "rispetto" che in realtà nascondono un bisogno di controllo. Tutto ciò viene spesso raccontato come espressione di amore intenso, come se un partner che non ti vuole tutta per sé non ti amasse abbastanza. In realtà, sono chiari segnali di una relazione tossica. Il bisogno di possesso, la paura dell’abbandono, il controllo del corpo e del tempo dell’altra persona non sono mai amore, sono forme di dominazione affettiva. Eppure, nel montaggio del programma, questi atteggiamenti vengono raramente problematizzati.

@rosa_dipietro troppi Alessio, poca psicoterapia!!! #perte #temptation #temptationisland #trash #ti #temptationisland2025 #alessio #sonia suono originale - Rosa

Sonia e Alessio: un caso emblematico

La coppia di avvocati dell’edizione 2025, Sonia e Alessio, è l’ennesima declinazione di questo schema. Lui, protagonista di decine di meme per le sue frasi e i suoi comportamenti manipolatori, arriva a dire parole molto pesanti contro la compagna. Eppure, al momento del falò di confronto, è lei a voler chiarire. Nonostante la lucidità iniziale, il timore della solitudine e l’insicurezza dovuta alla differenza d’età, lei più grande e lui più giovane, sembrano prevalere. Se i ruoli fossero invertiti, la narrazione avrebbe sicuramente un altro tono. Ma viviamo ancora in una società in cui l’età di una donna è un fattore, quella di un uomo no.

Oggettificazione e sessualizzazione

Il contesto in cui queste dinamiche si muovono è costruito ad arte. Due villaggi separati, decine di tentatori e tentatrici, corpi scolpiti, giochi di sguardi e inquadrature studiate per stimolare la fantasia erotica dello spettatore. Le donne sono riprese in bikini mentre giocano a palla in cerchio, come in un format anni 2000. I maschi, seppur sessualizzati, ricevono un trattamento diverso: più spesso coinvolti in ascolti, confessioni, "supporto emotivo". Non che i tentatori siano immuni all’oggettificazione, ma la qualità dell’interazione cambia. Con le donne si punta sul corpo, con gli uomini sulla parola (per quanto stereotipata). Le fidanzate cercano ascolto. I fidanzati cercano attenzione fisica. Il messaggio implicito è chiaro: gli uomini desiderano, le donne si raccontano.

Relazioni tossiche e rappresentazioni culturali

La domanda, allora, sorge spontanea: Temptation Island è solo un contenitore vuoto, o un indicatore socioculturale? Forse entrambi. Perché se da una parte offre un "viaggio nei sentimenti" che spesso degenera in performance emotive borderline, dall’altra continua a costruire e rinforzare immaginari dannosi su come debba essere una relazione. In un momento storico in cui si parla, finalmente, di educazione sessuoaffettiva, di cultura del consenso, di parità nelle relazioni, questo programma continua a proporre il contrario. Uomini che non sanno gestire le proprie emozioni. Donne che accettano troppo. Una regia che trasforma tutto questo in spettacolo.

Perché Temptation Island ci piace così tanto?

Perché è rassicurante nella sua prevedibilità. Perché ci offre un’occasione di giudicare gli altri senza metterci in discussione. Perché possiamo deridere, ridere, condividere meme, sospendere il pensiero critico. Anche perché, sotto sotto, quelle dinamiche ci sono familiari. Le abbiamo viste, vissute, magari normalizzate. Guardare Temptation Island con consapevolezza non vuol dire non guardarlo. Vuol dire riconoscere nei suoi episodi i riflessi di una cultura affettiva ancora profondamente immatura e iniziare, almeno, a metterla in discussione.