
Questa influencer di profumi non esiste È un esperimento fatto con l'Intelligenza Artificiale, e non ha funzionato

Il profumo è qualcosa di personale, intimo, emotivo. Un dettaglio invisibile che racconta chi siamo, che ci ricorda qualcuno o qualcosa. Proprio per questo, negli ultimi anni, il mondo della profumeria è diventato un vero e proprio spazio di espressione anche online, grazie a creator e appassionati che parlano di note olfattive come se stessero raccontando una storia d’amore. In questo panorama così umano e sensoriale, c'è stato chi ha provato a inserire l’intelligenza artificiale. Il risultato? Non è andata esattamente come previsto.
La storia di Iris Lane, influencer creata con l'Intelligenza Artificiale
Il 10 luglio, Slate Brands ha lanciato Iris Lane, presentata come "la prima AI perfume influencer". Dietro al progetto c’era lo stesso incubatore che ha dato vita a Naked Beauty di Brooke DeVard e alla linea di fragranze di Tracy Anderson. Il profilo di Iris era composto da selfie generati al computer e reel in cui consigliava profumi, ma nel giro di appena 48 ore la sua presenza ha fatto storcere il naso a molte creator del mondo delle fragrance.
L'AI non è fatta per recensire fragranze
Su Instagram e TikTok, il mondo del profumo è fatto di persone vere che raccontano come una fragranza le fa sentire, quali emozioni riporta alla mente, che effetto ha sulla pelle o sull’umore. È un linguaggio fatto di aneddoti, ricordi e associazioni personali. Ed è proprio grazie a questa community appassionata che, come segnalato da Circana, le vendite di profumi sono cresciute in modo incredibile, facendo delle fragranze una delle categorie beauty più in espansione. Per questo, creare un’influencer AI è sembrato a molti una mossa troppo fredda e artificiale. Come ha detto Christina Loff, autrice della newsletter Dry Down Diaries: "La parte migliore della community dei profumi è raccontare come le fragranze realmente odorano, guardarci a vicenda sui social, leggere recensioni, scambiarci profumi, è così che decidiamo cosa provare. Gran parte di tutto questo riguarda la connessione umana, la curiosità e il nerding collettivo. Per un brand saltare tutto questo e usare i contenuti altrui senza chiedere è una scelta strana e pigra".
Come ha risposto Slate Brands?
Dopo le critiche, Slate Brands ha cancellato i contenuti dal profilo e poi eliminato l’account. In un comunicato, Judah Abraham, fondatore e CEO del brand, ha spiegato che: "L’intento era esplorare come l’AI possa migliorare i processi creativi e lo storytelling, non sostituire l’unica capacità umana di tradurre un profumo in emozione e cultura". Ha aggiunto che l’attenzione del brand resta: "Sostenere idee nuove, non imitare quelle esistenti", e ha riconosciuto che la prima prova non ha comunicato chiaramente questo messaggio. Insomma, un passo falso che fa capire una cosa: il profumo è una cosa personale e nessuna intelligenza artificiale potrà mai sostituire chi sa raccontarlo con passione, ma soprattutto con un naso vero.



















































