Le mostre da vedere a dicembre 2025 in Italia Dalla fotografia sociale di Walter Rosenblum Milano ai dipinti di Evita Andújar a Palermo

Dicembre è un mese strano. Chiude e apre, sospende e accelera. Si riempie di luci, addobbi e decorazioni. Le strade e i negozi vengono invasi da un’orda di gente alla ricerca frenetica del regalo perfetto, abbagliata da sconti e packaging scintillanti. Mentre il mondo si infiocchetta e l’aria si riempie di playlist trite, nelle case spuntano alberi, biscotti allo zenzero e vecchi film di Natale. Dicembre è anche un mese di bilanci. E quale posto migliore dove ripensare all’anno che sta finendo se non in un museo o in una galleria d’arte? In mezzo a questo caos, le mostre diventano luoghi utili per capire dove stiamo andando. Qui non serve finto entusiasmo. Non c’è rumore. Basta guardare. C’è Palermo che, grazie ad Evita Andújar, vibra di una femminilità ancestrale; Roma che srotola l’oro dei faraoni come se fosse un nuovo linguaggio visuale; Brescia che con Marilisa Cosello si tende come un muscolo politico, Napoli che rivela i suoi sottosuoli urbani e Milano con gli scatti di Walter Rosenblum ci ricorda che la tenerezza, a volte, è più rivoluzionaria della rabbia.

Le 10 mostre da vedere a dicembre 2025 in Italia

Luigi Ghirri - Prato

Se cercate una mostra che vi rimetta in contatto con la vostra memoria visiva, quell’angolo in cui si sedimentano paesaggi, oggetti e frammenti di vita, allora Luigi Ghirri. Polaroid ’79–’83 è la mostra giusta da visitare. Ghirri qui non è "il Ghirri che crediamo di conoscere". È più intimo, più vulnerabile, quasi domestico. Le polaroid diventano un diario a sviluppo istantaneo, un gesto di fiducia verso l’imprevisto. C’è l’Italia, quella delle piccole cose che diventano enormi nello sguardo, e c’è anche Amsterdam, dove l’artista sperimenta la monumentale Polaroid 20×24, provando a ricostruire altrove il suo ecosistema affettivo. Il percorso della mostra sembra una mappa emotiva che intreccia concettualismo, nostalgia e un’inaspettata leggerezza. Un invito a interrogarsi su come generiamo immagini e su come, ogni giorno, le consumiamo. È la mostra da non perdere soprattutto se amate quelle estetiche che hanno inventato molto del nostro modo di guardare oggi, tra feed, stories e attese sospese.

Titolo: Luigi Ghirri. Polaroid ’79- ’83

Quando: fino al 10 maggio 2026

Dove: Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato

Confini da Gauguin a Hopper – Codroipo

La mostra ospitata da Villa Manin fino al 12 aprile 2026 è un viaggio internazionale nel concetto più affascinante e sfuggente di tutti: il confine. Il percorso è una coreografia di ben 136 capolavori provenienti da 43 musei europei e americani. Tutte le opere parlano di distanze, soglie, identità sospese e sono firmate da una cinquantina dei più grandi artisti dell’Ottocento e del Novecento: da Rothko a Kiefer, da Courbet a Monet (un’intera sala è riservata alle ninfee) da Munch a Van Gogh, da Gauguin a Andrew Wyeth, da Hopper a Diebenkorn. Sono quadri che sembrano respirare, che ti guardano mentre ti chiedi cosa sia davvero “oltre”. Ogni sezione è un piccolo mondo da esplorare. C’è il limite come orizzonte, il limite come introspezione, il limite tra uomo e natura, il limite che diventa dissolvenza. Magnifiche anche le xilografie giapponesi, che raccontano come l’ukiyo-e abbia sconfinato fino a plasmare l’immaginario europeo. Il finale? Una vertigine cosmica tra montagne, cieli, tramonti e universi. Una mostra che riempie, che scombina, che chiede di essere respirata lentamente. Perfetta per chi rimarrà a casa per le feste, ma vuole iniziare a viaggiare con la mente

Titolo: Confini da Gauguin a Hopper. Canto con variazioni

Quando: fino al 12 aprile 2026

Dove: Villa Manin, Esedra di Levante, Passariano di Codroipo

Alice Neel - Torino

Se c’è una pittrice che oggi ci parla come poche altre, quella è Alice Neel. La Pinacoteca Agnelli le dedica la prima retrospettiva italiana, e già questa basterebbe per inserirla tra le mostre imperdibili di dicembre in Italia. Neel, con la sua ritrattistica cruda, tenera, politica, è una sorella maggiore che non abbiamo mai avuto. Ritrae tutti: amici, figli, intellettuali, attivisti queer, lavoratori, sconosciuti. Non c’è gerarchia, non c’è posa. Solo la verità, nuda, a volte abrasiva, a volte amorevole. E c’è il Novecento che esplode dentro ogni volto. La mostra segue Neel attraverso sette decenni, alternando vita e opera, tra psiche, politica, desiderio, perdita e comunità. Alla fine di I Am the Century i visitatori si troveranno a confronto diretto con la loro parte più reale, domandandosi “chi siamo quando qualcuno ci guarda davvero?”. Per chi ama l’energia del ritratto come specchio collettivo, è una tappa obbligata.

Titolo: Alice Neel. I Am the Century

Quando: fino al 6 aprile 2026

Dove: Pinacoteca Agnelli, Torino

Graphic Japan – Bologna

Dicembre è anche il mese perfetto per innamorarsi di estetiche nuove o tornare alle origini del nostro immaginario visivo preferito. Graphic Japan. Da Hokusai al Manga è una di quelle mostre che non si limitano a raccontare, ma stratificano, avvolgono, costruiscono una continuità visiva che attraversa tre secoli di grafica nipponica e arriva dritta nel presente, lucidissima. Con oltre 200 opere, il percorso espositivo passa dalle stampe ukiyo-e alle serialità del manga contemporaneo, mostrando come certe linee, certe cromie, certi gesti del segno siano diventati, negli anni, un vero linguaggio globale. Natura, ritratti, calligrafia, tipografia, moda, cinema, fumetto, design,…tutto è mischiato in un flusso che non si interrompe, come se l’arte giapponese avesse la capacità unica di far dialogare gli opposti: semplicità e complessità, leggerezza e potenza, quiete e movimento. È una mostra ideale se amate la cultura pop, se siete cresciuti tra anime, poster minimalisti e estetiche che dicono molto lasciando pochissimo in superficie. Una di quelle rare esposizioni capaci di mettere d’accordo generazioni diverse.

Titolo: Graphic Japan. Da Hokusai al Manga

Quando: fino al 6 aprile 2026

Dove: Museo Civico Archeologico, Bologna

Deng Shiqing & MJ Torrecampo - Genova 

Genova ospita una doppia personale che sembra costruita pensando a chi vive l’arte come un’estensione del corpo e come un archivio di storie da riattivare. Truths We Inherit mette in risonanza due voci giovani e potentissime, due artiste che non hanno paura di toccare territori complessi come maternità, identità, diaspora, memoria, tecnologie, mito. Deng Shiqing lavora sul corpo femminile come campo di battaglia e di cura. Affronta maternità surrogata, diritti riproduttivi e biopolitica con un’ironia lucidissima, attraverso frutti, uova, forme morbide che sembrano rassicuranti e invece restituiscono un senso di urgenza. Le sue immagini hanno qualcosa di tattile, come se stessero parlando direttamente ai muscoli, non solo agli occhi. MJ Torrecampo, invece, porta in scena la mitologia filippina facendola esplodere nel contemporaneo. Usa prospettive dall’alto, materiali inusuali, figure sospese che abitano un altrove fatto di memoria diasporica e genealogie emotive. È un lavoro che parla di eredità invisibili, di come certi racconti continuino a muoversi dentro di noi anche quando pensiamo di averli lasciati altrove. Insieme, le due artiste compongono un dialogo che è un ponte tra mondi.

Titolo: Deng Shiqing & MJ Torrecampo: Truths We Inherit: Le verità che ereditiamo

Quando: fino al 3 marzo 2026

Dove: C+N Gallery CANEPANERI, Genova

Evita Andújar - Palermo

A Palermo la pittura di Evita Andújar arriva come un’onda calda, spessa, una vibrazione che ti attraversa senza avvisare. De Rerum Natura è una mostra che rimette al centro il corpo femminile non come tema, ma come territorio cosmico, un luogo dove il mistico e il terreno convivono senza più linee di separazione. Le figure che Andújar convoca sulla tela sono morbide, luminose, piene di un respiro che sembra quasi udibile. Entrano nello spazio con una sicurezza quieta, una presenza che non chiede legittimazioni. Esiste e basta. Sullo sfondo c’è la natura, sì, ma non si limita a fare da contorno. È un’estensione emotiva. E poi c’è un’energia di affermazione che vibra in risonanza con il 25 novembre, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Anche senza manifesti, senza parole, senza proclami, ogni volto dipinto porta con sé una dichiarazione. Perché la presenza femminile è un atto politico già nel suo esistere. La pittura di Andújar mescola lirismo tecnico, una luce quasi impressionista e un’intimità che ricorda Frida Kahlo. Gli sguardi dei suoi soggetti sono chiari, diretti. Ci guardano come se sapessero più di noi. Ogni ritratto diventa un punto di emersione, in cui il mondo interiore prende forma sulla superficie, e chi osserva finisce per respirare allo stesso ritmo della tela.

Titolo: De Rerum Natura

Quando: fino al 24 gennaio 2026

Dove: Galleria d’arte Il Casino delle Muse, Palermo

Faraoni - Roma

L’esposizione dei Tesori dei Faraoni sembra fatta per chi ama perdersi nei dettagli e ritrovarsi negli oggetti. Più di cento pezzi arrivano come bagliori da un altrove di tremila anni fa: sarcofagi che sembrano navicelle, amuleti che sussurrano formule, gioielli concepiti come statement di potere prima ancora che di estetica. Il percorso è fluido, respirato, quasi coreografico. I visitatori si muovono tra regine, generali, artigiani, e, mentre lo fanno, capiscono che l’Egitto era un immaginario intero, non solo una civiltà. Le statue finali (l’Hatshepsut inginocchiata in atto d’offerta, la diade di Thutmosi III con Amon, la Triade di Micerino e la maschera d’oro di Amenemope) sono come la chiusura di un set cinematografico in cui la divinità non ha bisogno di effetti speciali. Poi la Mensa Isiaca ci ricorda che Roma e l’Egitto sono sempre stati più vicini di quanto crediamo, come due mondi che hanno flirtato per secoli. Questa mostra sembra nostalgia archeologica, ma, in realtà, è uno specchio della nostra stessa ossessione contemporanea per il potere, il prestigio, il simbolo. Solo che loro lo facevano meglio.

Titolo: Tesori dei Faraoni

Quando: fino al 3 maggio 2026

Dove: Scuderie del Quirinale, Roma

Marilisa Cosello - Brescia

Marilisa Cosello porta a Brescia un corpo-a-corpo con l’immaginario politico e performativo del Novecento, spezzandolo e ricomponendolo come fosse pop, ma mai leggero. Complex è una mostra che fa venire voglia di muoversi. Ci sono posture, esercizi, disciplina, ma anche frizione, resistenza, femminilità che rifiuta di essere soft. Le sue immagini (video, sculture, fotografie, disegni) hanno la durezza lucida delle divise e la fragilità ostinata delle atlete che non si fermano mai. Dai primi lavori agli esercizi, fino al ciclo Try (sport trasformato in simbolo identitario) e ad American Dream (un sogno consumato, muscolare e un po’ tossico), la sua ricerca sembra chiedere dove finisce il gesto e dove comincia l’ideologia. E. soprattutto, come si abita il corpo quando tutto è narrazione. Cosello prende la retorica del secolo scorso e la svuota, come se la ripulisse fino all’osso, lasciando solo ciò che pulsa. È una mostra che non si guarda soltanto, ma disciplina, provoca, attraversa.

Titolo: Marilisa Cosello. Complex

Quando: fino al 07 febbraio 2026

Dove: Spazio contemporanea, Brescia

Dimitris Kontodimos & Gabriel Orlowski - Napoli

A Napoli, Transit Grounds catapulta i visitatori dentro una città che non esiste su Google Maps, una città metabolica, frenetica, stanca e lucida, che consuma e si consuma. Kontodimos e Orlowski lavorano come due estremi dello stesso corpo urbano: il primo raccoglie gli scarti e li eleva a rovina futura; il secondo fotografa il presente come se fosse già archeologia. Le sculture di Kontodimos sembrano reperti da un’epoca che non è mai successa e che però riconosci subito. Sono strutture che gridano “urban fatigue”. Le fotografie di Orlowski, invece, sono distese di infrastrutture mai a riposo, personaggi che sembrano comparse del capitalismo più crudo. Sempre in movimento, sempre in esaurimento. Insieme costruiscono una frizione che è quasi musicale tra il flusso e il deposito, l’oggi che corre e il domani che giace. Questa doppia personale rivela Napoli come un’emersione continua di memorie sfinite e futuro già vecchio. È una mostra che non rappresenta la città. La espone, come una ferita aperta.

Titolo: Dimitris Kontodimos / Gabriel Orlowski – Transit Grounds

Quando: fino al 17 gennaio 2026

Dove: Shazar Gallery, Napoli

Walter Rosenblum - Milano

Walter Rosenblum arriva a Milano con più di cento fotografie che sono pugni morbidi allo stomaco. La sua è una storia di sguardi che testimoniano, più che immagini che raccontano. Dalla New York degli immigrati al D-Day, dai rifugiati spagnoli al South Bronx, Rosenblum non fotografa per denunciare, fotografa per appartenere. Ogni scatto è una dichiarazione d’amore verso l’umano anche quando l’umano è in guerra, in fuga, in lotta. Il titolo della mostra è perfetto: Il mondo e la tenerezza. Perché qui il mondo è ruvido, complesso, reale; la tenerezza è quello che resta, come una seconda pelle. Molte immagini non erano mai state viste in Italia, e hanno la potenza delle cose che non gridano. Ritraggono bambini che giocano, soldati che aspettano, volti che guardano l’obiettivo come si guarda qualcuno su cui si può contare. È fotografia sociale, sì, ma con una carezza dentro. Una mostra che ti ricorda che la storia non è solo fatti, ma persone.

Titolo: Il mondo e la tenerezza. Walter Rosenblum

Quando: dal 3 dicembre 2025 al 19 febbraio 2026

Dove: Centro Culturale di Milano, Milano