
Martina Filippella: "Vi racconto come sono diventata Diari di Brodo" Intervista all'autrice di "Troppo Timida"
Troppo Timida, il suo ultimo libro, ci è piaciuto così tanto che abbiamo deciso di intervistarla. Stiamo parlando di Martina Filippella, in arte Diari di Brodo, che su Instagram è una delle fumettiste più seguite e apprezzate nel panorama italiano. Rappresentata da Yoonik, l'autrice classe 1993 ci ha raccontato un po' la sua storia artistica, tra passato e futuro. Troppo Timida, infatti, con la casa editrice BeccoGiallo ha già pubblicato "Era una bella giornata finché non è cominciata" e "Piumonia".
Intervista a Martina Filippella, in arte Diari di Brodo
Quando hai capito che il fumetto e l’illustrazione sarebbero diventati il tuo linguaggio principale?
Da piccolina disegnavo tutto il tempo; poi, qualche anno dopo, mi sono appassionata alla scrittura. Tenevo i due binari separati, percependo però la mancanza dell’uno o dell’altro. Quando ho aperto la pagina di Instagram "Diari di Brodo" con il desiderio di unire queste due passioni, ho realizzato che avrei dovuto farlo molto prima e che finalmente il puzzle era completo, ero 100% io.
Il nome Diari di Brodo da dove nasce? Cosa significa per te "brodo" in questo contesto?
Come ho detto sopra, qualche anno fa ero alla ricerca di un progetto che fosse la sintesi perfetta tra scrittura e illustrazione. Ho iniziato con il tenere un diario personale cartaceo dove annotavo, tra disegni e parole, riflessioni varie sulla vita. L’avevo chiamato "Diario di Brodo" semplicemente storpiando la parola "bordo" perché mi divertono i giochi di parole, poi ci ho costruito sopra un senso. Il brodo è una pietanza semplice, confortevole e caotica, un po’ come le mie strisce a fumetti.
Sei molto seguita sui social: come gestisci lo "spazio pubblico" della tua vita creativa e quello privato?
Mi piace l’idea di raccontare la mia vita creativa parlando anche di me, di ciò che mi ispira, di cosa faccio nelle mie giornate eccetera. A chi mi segue credo piaccia vedere che c’è una persona dietro i disegni, aiuta ad immedesimarsi di più e anche a creare un rapporto più solido. Però sono riservata e non condivido molto della mia vita privata, delle persone che frequento e così via, non voglio essere quel tipo di content creator che racconta ogni aspetto della sua quotidianità.
Come descriveresti il legame tra vulnerabilità e creatività nel tuo lavoro in generale e in Troppo Timida in particolare?
La vulnerabilità, paradossalmente, è il punto di forza di Diari di Brodo. Racconto di personaggi in preda a crisi esistenziali, che provano a capirci qualcosa della vita spesso senza successo. Ovviamente parlo di questo sempre in chiave ironica, ed è ciò che poi crea un connubio perfetto in cui la gente si rivede: quello tra la pesantezza di certi argomenti e la voglia di riderci sopra allo stesso tempo. In "Troppo timida" ho usato lo stesso espediente, ho scelto di raccontare una storia personale di disagio (perché la timidezza comporta valanghe di disagio) in maniera divertente, esorcizzandola anche un po’.
C’è una vignetta o un passaggio di questo libro che ti emoziona più di altri? Perché?
Direi l’inizio, in cui racconto della mia infanzia e dei primi amici. Quando sei piccola e scopri di essere "diversa" per qualche motivo, il passaggio più ovvio è pensare di essere sola al mondo. Invece, con una punta di coraggio e anche di rischio, spesso arrivi a renderti conto che ci sono tante persone come te. Il fatto che io le abbia trovate e che queste mi siano vicine tuttora è qualcosa che mi emoziona sempre tanto.
Com’è il tuo processo creativo quotidiano? Hai rituali, abitudini o momenti "sacri" per lavorare?
La mia routine lavorativa non è speciale: come tanti necessito del caffè (rituale immancabile) prima di partire, guardo l’ordine del giorno che è spesso delirante, poi mi metto all’opera. Non mi ritengo né mattiniera né nottambula, ma lavoro bene la mattina tardi, tra le 10 e le 13. Non è una vera e propria abitudine perché non lo faccio sempre, ma cerco di dedicare un momento della giornata a disegnare in libertà sul mio sketchbook, senza commissioni o limiti imposti da altri.
Hai mai ricevuto commenti o critiche che ti hanno fatto rivedere dei tuoi lavori? Come reagisci (mentalmente e creativamente)?
Le critiche (costruttive, ovviamente) sono necessarie per iniziare un percorso creativo, hanno plasmato lo stile che ho adesso. Quando ho cominciato non le prendevo benissimo perché ero molto insicura, anche adesso faccio fatica, però ci ho fatto un po’ il callo. Ora le prendo, poi seleziono quelle che condivido e mi possono aiutare ad aggiustare il tiro. Però sono consapevole di chi sono come artista, quindi vado avanti spedita senza farmi troppo scoraggiare. So che non posso piacere a tutti.
Quali emozioni (paura, gioia, rabbia, incertezza…) senti di esplorare di più con il tuo lavoro?
La paura e l’incertezza sono i grandi temi del mio lavoro, soprattutto con Diari di Brodo. Il progetto è nato anche per questo, per affrontarle o se non altro imparare a conviverci. Io ho paura di un sacco di cose, ma parlarne e riderci su mi aiuta a non renderlo troppo un problema. È rassicurante quando poi la gente che legge i miei fumetti si rivede in ciò che scrivo, mi fa sentire compresa.
























































