
Coty sfida Gucci e Kering per le licenze beauty Un contenzioso nel Regno Unito svela la fragilità delle alleanze nel lusso e la corsa al controllo del mercato beauty
Nelle stanze ovattate dell’alta profumeria mondiale, dove ogni essenza racconta una storia di eleganza, potere e desiderio, le note si stanno facendo decisamente aspre. A spargerle nell’aria è Coty Inc., il colosso americano della bellezza, che attraverso la sua controllata HFC Prestige International Operations Switzerland Sàrl ha intentato una causa contro Gucci e la sua società madre Kering presso un tribunale commerciale del Regno Unito. Secondo gli atti pubblici, la disputa riguarda contratti e accordi commerciali generali, ma le motivazioni precise restano avvolte nel riserbo. È tuttavia chiaro che il cuore del caso sia la licenza Gucci Beauty, un asset strategico per entrambe le parti e uno dei contratti più redditizi del settore delle fragranze di lusso e dei prodotti di bellezza premium. La notizia, riportata da WWD, arriva in un momento di profonde trasformazioni nel mondo del beauty di lusso, dove le case di moda cercano sempre più di internalizzare il controllo dei propri marchi, segnando un’evoluzione che va ben oltre il profumo per toccare le dinamiche del potere e del posizionamento globale.
Causa tra Coty e Kering: il ruolo di L’Oréal
Solo ventiquattr’ore prima della causa, Kering e L’Oréal avevano annunciato un accordo esclusivo di 50 anni per la licenza Gucci Beauty, che entrerà in vigore nel 2028, alla scadenza dell’attuale partnership con Coty. In base all’intesa, L’Oréal otterrà i diritti di creazione, sviluppo e distribuzione dei profumi Gucci e delle linee make-up e skincare del marchio. L’annuncio ha scosso il mercato, confermando la volontà di Kering Beauté di rafforzare il proprio controllo sul segmento beauty, dopo anni in cui la gestione era affidata a licenziatari esterni. La mossa, letta dagli analisti come una strategia di lungo periodo per consolidare il portafoglio di marchi del gruppo, ha però inevitabilmente messo pressione su Coty, che da quasi un decennio detiene la licenza Gucci e ne trae una parte significativa dei propri profitti. La coincidenza temporale tra l’annuncio dell’accordo Kering–L’Oréal e l’avvio dell’azione legale da parte di Coty non è sfuggita agli osservatori. Molti credono sia il segnale di un contesto di tensione crescente, in cui la posta in gioco non è solo economica ma anche simbolica perché chi controlla la bellezza, controlla la narrazione del lusso.
"Difenderemo i nostri diritti fino all’ultima ora del contratto"
Durante la presentazione dei risultati del primo trimestre fiscale 2025-26, la CEO Sue Nabi ha affrontato la questione con tono calmo ma deciso. Interrogata sul contenzioso, ha scelto la via della prudenza, dichiarando: "Non commenterò i contenziosi in corso, ma difenderemo i nostri diritti fino all’ultimo giorno, fino all’ultima ora del contratto". Una dichiarazione che, letta tra le righe, rivela la determinazione di Coty a non cedere il passo. Nabi ha ribadito che non ci saranno modifiche alla licenza attuale di Gucci Beauty, sottolineando come l’azienda intenda gestire il marchio fino alla scadenza naturale del 2028 "con la stessa struttura già in vigore". Kering, dal canto suo, ha reagito con fermezza, definendo le affermazioni di Coty "accuse infondate" e promettendo di "difendere con vigore i propri diritti" davanti alla giustizia britannica. Il linguaggio, seppur diplomatico, comunica che la tensione è reale, e la battaglia legale potrebbe protrarsi a lungo.
Un business in transizione e la fragilità delle alleanze nel lusso
Dietro le quinte del contenzioso, si muove un quadro industriale complesso. Coty, che nel primo trimestre ha registrato ricavi per 1,58 miliardi di dollari, in calo del 6% su base annua, si trova nel pieno di una fase di ridefinizione. Pur mantenendo solide performance nelle fragranze Calvin Klein e Hugo Boss, l’azienda deve fronteggiare l’imminente perdita di un brand-chiave come Gucci, che rappresenta circa l’8% delle vendite totali e l’11% dei profitti secondo Evercore IRI. Nabi e il direttore finanziario Laurent Mercier hanno però tracciato una rotta di espansione. Il gruppo mira a rafforzare la propria posizione nel settore dei cosmetici colorati, stimato in 1,2 miliardi di dollari, e a consolidare i marchi CoverGirl, Rimmel London, Sally Hansen e Max Factor. Parallelamente, Coty ha annunciato nuove partnership e lanci di rilievo, tra cui Swarovski, Etro e Marni, oltre al ritorno di Marc Jacobs Beauty previsto per il 2026. La strategia? Ridurre la dipendenza dai contratti di licenza con terze parti e rafforzare l’identità del gruppo come creatore diretto di valore nel mercato beauty globale. Tuttavia, la perdita di Gucci resta una ferita aperta, e il contenzioso con Kering è solo il riflesso legale di un divorzio già scritto nei bilanci.
Quando i profumi diventano potere
La disputa Coty–Gucci–Kering non è un segnale di una tendenza più ampia che attraversa l’intera industria del lusso e della bellezza. Negli ultimi anni, i grandi conglomerati della moda hanno compreso che il beauty non è solo un’estensione del brand, ma un pilastro strategico per la costruzione del desiderio e per la fidelizzazione dei consumatori, soprattutto tra le nuove generazioni. La Generazione Z, come ricordato da Laurent Mercier, Financial Officer Laurent Mercier di Coty, alla Reuters, entra nel mondo del lusso spesso proprio attraverso un profumo o un rossetto. Per questo motivo, il controllo diretto del segmento fragranze e skincare è diventato un obiettivo imprescindibile per gruppi come Kering, LVMH e Estée Lauder Companies. Nel caso di Gucci, il passaggio del testimone a L’Oréal rappresenta non solo una manovra industriale, ma anche un riposizionamento strategico dell’intero ecosistema Kering Beauté, che ambisce a valorizzare al massimo i propri marchi interni. Coty, dal canto suo, deve ora bilanciare la perdita di una delle sue licenze più prestigiose con l’acquisizione di nuove opportunità in mercati emergenti e partnership di lungo periodo.
Un epilogo ancora da scrivere
A oggi, la causa nel Regno Unito rimane nelle sue fasi iniziali e i dettagli non sono stati resi pubblici. Tuttavia, gli osservatori del settore concordano che il contenzioso tra Coty, Gucci e Kering rappresenta un momento di svolta per l’intera industria della bellezza di lusso. In un panorama in cui le licenze diventano sempre più fragili e le alleanze sempre più strategiche, il caso riflette l’evoluzione del potere nel mercato globale del beauty, dove il valore non risiede solo nel prodotto, ma nel controllo della narrativa del marchio. La storia di questa disputa non si misurerà soltanto in sentenze e contratti, ma anche in percezioni. Chi, tra profumo e potere, riuscirà a imporre la propria visione di bellezza al mondo?
























































