Chi sono gli uomini contemporanei? Un ritratto, tra meme e letteratura

Gli uomini sono dappertutto e da nessuna parte. Solo qualche mese fa, i quotidiani e le riviste online avevano riportato la notizia di una nuova casa editrice del Regno Unito intenzionata a pubblicare solo uomini. Nello specifico, Conduit Books è stata fondata dal romanziere e critico britannico Jude Cook, con il chiaro intento di riportare al centro delle narrazioni temi come la paternità, la mascolinità, il lavoro precario, le relazioni e “le negoziazione del 21esimo secolo viste da un uomo”. Secondo l’autore britannico, la popolarità di autrici come Sally Rooney ha avviato una sorta di rinascimento letterario che ha, al contempo, innescato un disinteresse generale ai romanzi scritti da autori uomini, tacciati di essere problematici. La proposta di Cook apre diversi dibattiti: quanto abbiamo bisogno di specchiarci in un testo? E da quando l’identificazione è una prerogativa della letteratura? A cosa assomigliano gli uomini contemporanei nelle rappresentazioni

La cultura dei meme sul performative male

In contemporanea, infatti, qualsiasi social voi abbiate potuto aprire nelle ultime settimane si è riempito di meme, articoli e video sui performative male, la controparte più accomodante e apparentemente innocua del palestrato, meglio noto come gym bro, ma non per questo esente da critiche. Come scrive James Factora, Staff Writer di Them, l’idea di un performative male sembra suggerire che esistano degli uomini non-performativi: un uomo cronicamente online e assiduo frequentatore di forum misogini non sta forse mettendo in atto una performance? Se il primo mette in scena una farsa, ciò non implica che il naturale stato della “mascolinità” sia un redpillato. In altre parole, scrive Factora, questi meme rinforzano l’idea che gli uomini invischiati nella manosfera siano, invece, una sorta di versione standard, e che qualunque variazione sia un’aberrazione o qualcosa da guardare con sospetto. 

Parallelamente, accanto a progetti come Conduit Books e ai meme sugli uomini che leggono testi scritti da donne solo per attrarle, negli ultimi anni sono aumentati i titoli allarmati che denunciano un fenomeno finora piuttosto lampante: gli uomini non leggono, non leggono quanto le donne, e soprattutto non leggono narrativa, figurarsi narrativa scritta da altri generi. Se un uomo legge Sally Rooney, sembra dire il sotto testo, è per forza solo per attirare l’attenzione.

@tammaklily Calling such men “performative” assumes there is one authentic way to be a man, a belief rooted in misogyny and the policing of gender. Labeling that choice as performance only reinforces the conservative demand that masculinity remain fixed and oppressive. #fyp #marxist #feminism #leftist #bellhooks Juna - Clairo

Le rappresentazioni letterarie degli uomini contemporanei

E quindi, viene da chiedersi, dove sono le rappresentazioni letterarie degli uomini contemporanei? C’è chi fornisce dei limpidi ritratti: Rifiuto di Tony Tulathimutte, per esempio, appena pubblicato da E/O, che affronta un tema sordido e imbarazzante come il rifiuto, amoroso e sessuale, dal punto di vista di diversi personaggi - uno dei protagonisti ironicamente simile al meme del performative male. Oppure Davide Coppo, che, sempre per E/O, ha pubblicato La parte sbagliata, romanzo dove il protagonista, Ettore, quindicenne spaesato, alla ricerca di un’identità abbraccia una formazione neofascista. Tale coinvolgimento politico - eredità di un passato miticizzato - mostra come possa muoversi una certa incertezza adolescenziale. 

Come osserva Manolo Farci, Professore di Studi Culturali e di Genere presso l’Università di Urbino, in Quel che resta degli uomini (in uscita il 10 ottobre per Nottetempo), questa incertezza si riflette anche nei modelli maschili popolari nella cultura contemporanea: “Se sempre più ragazze abbracciano ideali emancipativi e si nutrono di letture femministe, i loro coetanei maschi si affidano a influencer che paiono ispirati da una sorta di mistica da cavernicoli. Professori come Jordan Peterson, che consiglia ai ragazzi di rifarsi il letto al mattino per conquistare il mondo, o personaggi come il commentatore Tucker Carlson, che suggerisce di esporre i propri gioielli di famiglia alla luce rossa led per stimolare la produzione di ormoni androgeni, fanno a gara su chi riesca a resuscitare le forme più anacronistiche e surreali di mascolinità

Meme, mascolinità e letteratura come forma di resistenza

I meme, in quanto strumento di diffusione di narrazioni condivise, contribuiscono quindi a rafforzare gli stereotipi da cui cercano di allontanarsi, mentre gli stessi ambienti online dove vengono ricondivisi si popolano di “autoproclamati guru della mascolinità che, alternando pillole di saggezza sul fitness a tutorial sulla mentalità da vincenti, dispensano visioni del mondo che sembrano uscite da un manuale di etologia mal interpretato” (Farci, Quel che resta degli uomini, 2025). La letteratura appare dunque come uno dei pochi spazi in cui poter riflettere di questi stessi stereotipi, in cui il dialogo muto tra scrittore e scrittrice e lettore o lettrice può far nascere dei pensieri altri, che magari non hanno nulla a che vedere, si spera, con l’Andrew Tate di turno.