
I "Latte Dads" e la nuova mascolinità nordica Genitorialità in Svezia
Passeggiando per le strade di Stoccolma è impossibile non notarli: uomini giovani, curati, con un passeggino davanti, lo zaino porta-bebè in spalla e un cappuccino in mano. In Svezia hanno persino un nome preciso: "latte dads". Mi piace questa definizione? Non particolarmente: io preferirei semplicemente "papà". Ma, a quanto pare, è diventata una vera e propria tendenza. Non si tratta di un’immagine da catalogo H&M (che, sì, è svedese), ma del simbolo di una trasformazione sociale profonda. Sono padri che non vivono la cura dei figli come un’eccezione o un sacrificio, bensì come parte integrante della propria identità. Una mascolinità nuova, fatta di presenza, responsabilità e orgoglio. Dietro questa scena apparentemente quotidiana si cela una rivoluzione che, negli ultimi decenni, ha cambiato il volto della genitorialità nel Nord Europa. Una rivoluzione resa possibile da politiche pubbliche lungimiranti, da un welfare familiare inclusivo e da una riflessione collettiva sul significato di essere uomini oggi. Tornata dall’ennesimo viaggio in Svezia, non posso che rientrare nel nostro bagno di realtà: quello, spesso spiacevole, che purtroppo continuiamo a vivere in Italia.
Il segreto dei latte dads? Il welfare scandinavo
Il cuore di questa trasformazione è rappresentato dalle politiche sociali. In Svezia, ogni coppia ha diritto a 480 giorni di congedo parentale retribuito per figlio, da utilizzare fino ai 12 anni del bambino. Lo Stato copre fino all’80% dello stipendio e incoraggia entrambi i genitori a prendersi cura dei figli in modo equilibrato. Una parte dei giorni, inoltre, è riservata obbligatoriamente ai padri: se non li utilizzano, la famiglia perde il beneficio. Il risultato è stato dirompente. Dal 1974, anno di introduzione del congedo parentale, la partecipazione maschile è cresciuta esponenzialmente: i padri utilizzavano appena l’1% dei giorni disponibili; oggi ne richiedono circa il 30%. Nel 1995, con l’introduzione di 30 giorni riservati esclusivamente agli uomini, la percentuale di partecipazione balzò al 75%. La Norvegia e la Finlandia hanno seguito la stessa strada. In Finlandia, dal 2022, il congedo parentale è perfettamente equo: entrambi i genitori hanno diritto allo stesso numero di giorni, non trasferibili. Politiche che non solo hanno alleggerito il carico sulle madri, ma hanno ridefinito la paternità come parte essenziale della vita familiare.
@madelineraeaway My heart melted when i looked out the cafe window while ordering us lunch to-go and saw my husband waiting outside singing to our daughter
Oltre l’immagine: effetti sociali e sanitari
La presenza paterna non è soltanto una questione di immagine o di moda. Diversi studi hanno mostrato come l’introduzione del congedo obbligatorio per i padri abbia avuto effetti sociali concreti. Uno studio dell’Università di Stoccolma ha rivelato che, nei due anni successivi alla nascita di un figlio, le ospedalizzazioni per abuso di alcol tra i padri sono diminuite del 34%. Restare a casa non significa solo cambiare pannolini, ma anche adottare stili di vita più equilibrati, ridurre lo stress, migliorare la salute mentale e costruire relazioni più solide con i figli. Il fenomeno dei latte dads si riflette anche nella vita pubblica: i parchi giochi e i caffè delle città nordiche sono popolati non solo da giovani padri, ma anche da nonni che si prendono cura dei bambini. È un continuum di relazioni affettive maschili che supera l’idea tradizionale dell’uomo come breadwinner, il solo portatore di reddito.
Una mascolinità nuova e attraente
Il modello nordico ha suscitato ammirazione ben oltre i confini scandinavi. Negli Stati Uniti, dove molte neomamme hanno a disposizione appena due settimane di congedo e i padri quasi nulla, la figura del latte dad è diventata quasi un’icona pop. Un video virale su TikTok ha scatenato reazioni contrastanti: "Non sapevo se ridere o piangere. Ero gelosa", ha ammesso Erin Erenberg, co-fondatrice della Chamber of Mothers. Nei commenti, il fenomeno viene definito "la prima vera mascolinità positiva e attraente", anche se non manca chi, giustamente sottolinea, che "stiamo celebrando uomini solo per il fatto di prendersi cura dei propri figli". Ma proprio questa ambivalenza dimostra quanto il tema tocchi corde profonde. Il latte dad non è soltanto sexy perché alto, biondo e con un cappuccino in mano (clichè svedese): lo è perché rappresenta un modello di mascolinità diverso, basato sulla cura e sulla condivisione.
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"New Masculinities in the Nordics": un progetto per il futuro
Non si tratta di un cambiamento spontaneo o passeggero. Nei Paesi nordici la questione della mascolinità è oggetto di riflessione e studio. Il progetto New Masculinities in the Nordics, nato da una collaborazione tra istituzioni, accademici e associazioni, esplora proprio come stia evolvendo il concetto di virilità. Alla base vi è la consapevolezza che il modello tradizionale, fondato su forza, dominio e silenzio emotivo, non sia più adeguato a rispondere alle sfide contemporanee. Le nuove generazioni stanno costruendo un immaginario diverso, in cui la vulnerabilità, la cura e la condivisione non sono segni di debolezza, ma di maturità e responsabilità. "Molti uomini vogliono un modo diverso di vivere la loro mascolinità e il nostro compito è dare loro strumenti e spazi per riflettere", affermano i promotori.
Perché interessa anche l’Europa (e l’Italia)
Se in Scandinavia vedere uomini spingere passeggini è la norma, nel resto d’Europa la strada è ancora lunga. In Italia, i dati mostrano una forte disparità nel tempo dedicato da madri e padri alla cura dei figli. Gli uomini che desiderano maggiore coinvolgimento spesso incontrano barriere culturali e strutturali: congedi scarsi, luoghi di lavoro poco flessibili, stigma sociale. Guardare al modello nordico significa immaginare un futuro in cui la paternità, laddove voluta, non rappresenti una figura accessoria ma fondamentale. Un futuro in cui la mascolinità non si misuri più in potere e distanza, ma in responsabilità, cura e capacità di costruire legami.
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La sfida del futuro
Quello che in Svezia è ormai normalità, il padre che spinge un passeggino sorseggiando un cappuccino, continua ad apparire in molti Paesi come un’immagine insolita, persino rivoluzionaria. Ma è proprio in quell’immagine che si condensa il senso di una trasformazione culturale che riguarda non solo la famiglia, ma l’intera società. La sfida sarà esportare questo modello e adattarlo a contesti diversi, superando resistenze culturali e politiche. Una cosa però è chiara: i latte dads non sono soltanto un fenomeno estetico o folkloristico. Sono la fotografia di una mascolinità nuova, che mette al centro la cura, la condivisione e la parità. E, chissà, forse proprio per questo, come racconta il New York Post, risulta così irresistibilmente attraente.


















































