
Per andare oltre la Festa della Mamma
La retorica pubblica non basta: la situazione in Italia oggi
13 Maggio 2025
L’11 maggio abbiamo celebrato, come ogni anno, la Festa della Mamma. Poi? Tutto è tornato come prima: silenzio, indifferenza, un ritorno rapido alla normalità. I fiori appassiscono, le frasi fatte si dissolvono e la realtà, quella concreta, rimane inalterata. La maternità continua a essere glorificata solo in superficie, mentre le condizioni reali in cui vivono milioni di madri italiane vengono sistematicamente ignorate. Ogni anno assistiamo a un’ondata di retorica pubblica: spot pubblicitari con bambini sorridenti, politici che si affrettano a ricordare quanto “la maternità sia sacra”, e giornali pieni di racconti idealizzati. Ma dietro questa patina di buone intenzioni, c’è poco o nulla. Eppure, qualcuno si ostina a raccontare la verità. Anche nel 2025, Save The Children ha pubblicato il rapporto Le Equilibriste, uno dei pochi strumenti in grado di restituire una fotografia nitida – e dolorosa – della condizione delle madri in Italia.
Diventare madri in Italia oggi
In un Paese che registra uno dei tassi di natalità più bassi al mondo, diventare madre è un atto di resistenza. Le nascite nel 2024 sono crollate a 370mila – un nuovo minimo storico – con un calo del 2,6% rispetto all’anno precedente. L’età media delle madri è salita a 32,6 anni: un dato che può essere letto sia come espressione di maggiore libertà, ma anche di assenza di condizioni favorevoli alla maternità. In Italia, avere un figlio è un privilegio che molte donne non possono permettersi, se non al costo della propria autonomia economica, delle proprie ambizioni e della propria stabilità. Una madre su cinque lascia il lavoro dopo il parto. Non per scelta, ma per mancanza di alternative. Perché le strutture non ci sono, perché le aziende non offrono flessibilità, perché il welfare è carente e troppo spesso sostituito da una rete familiare – quando c’è. Manca tutto ciò che potrebbe rendere la maternità compatibile con il lavoro: asili nido pubblici, orari flessibili, congedi retribuiti in modo equo. Le madri che restano nel mercato del lavoro, spesso lo fanno a prezzo di una forte penalizzazione: contratti part-time, minori opportunità, maggiori difficoltà.
La "Child penality": significato ed effetti della tassa occulta che colpisce le madri
È quello che il rapporto chiama child penalty, la tassa occulta che colpisce le donne quando diventano madri. Tra le donne occupate tra i 25 e i 54 anni, il part-time passa dal 22,2% tra chi non ha figli al 35,6% tra chi ne ha almeno uno. In pratica: essere madre in Italia significa ridurre le ore, abbassare il salario, rinunciare a un avanzamento di carriera. Mentre il 91,5% dei padri continua a lavorare, solo il 62,3% delle madri riesce a farlo. E tra le poche madri con due o più figli, la percentuale cala al 60,1%.
La situazione nell'Italia del Sud
A queste disuguaglianze si aggiungono le fratture territoriali. Nel Mezzogiorno, il divario è drammatico: lavora solo il 45,2% delle madri single tra i 25 e i 54 anni, contro l’83% del Nord. Oltre la metà delle donne monogenitore under 35 è disoccupata. Il 77,6% delle famiglie monogenitoriali è composto da madri sole con figli a carico. E queste famiglie sono le più esposte alla povertà: il 32,1% è a rischio esclusione sociale, rispetto a una media nazionale già preoccupante del 23,1%. Nel frattempo, le dimissioni "volontarie" di neogenitori raccontano un’altra parte della storia: nel 2024, il 72,8% delle oltre 61mila dimissioni registrate riguarda le donne. E nel 96,8% dei casi, le motivazioni sono sempre le stesse: mancanza di servizi, difficoltà di conciliazione, pressioni più o meno esplicite sul posto di lavoro.
Un tema culturale
La maternità non è solo un fatto economico. È anche, e soprattutto, un tema culturale. Lo dimostrano i dati sui congedi parentali: nel 2023, le donne hanno usufruito di 14,4 milioni di giorni, gli uomini solo 2,1 milioni. Il congedo obbligatorio per i padri è stato esteso a 10 giorni: una misura che resta largamente simbolica, incapace di cambiare la sostanza. Finché la cura sarà vista come un "dovere femminile", la maternità continuerà a essere un ostacolo più che una scelta libera. Questa disparità affonda le radici anche nelle rappresentazioni sociali e mediatiche. La madre italiana è ancora oggi raffigurata come una donna instancabile, devota, capace di fare tutto da sola. Nelle pubblicità, nei talk show, nelle dichiarazioni dei politici, la madre è la figura che tiene insieme la famiglia, rinunciando ai propri desideri. Anche quando viene "modernizzata" nella versione multitasking, resta intrappolata in un modello che la obbliga a essere tutto: madre, lavoratrice, compagna, figlia. Sempre impeccabile. Sempre sola. Nei casi di cronaca nera, poi, la figura materna diventa oggetto di narrazioni esasperate: o martire, o carnefice. Non ci sono sfumature. Le madri vengono giudicate più duramente, sia quando sono vittime, sia quando sono accusate. Anche così si rinforza uno stereotipo tossico: quello della madre perfetta o colpevole, senza possibilità di essere semplicemente umana.
E i padri?
La paternità, intanto, resta sullo sfondo. È un tema che ancora fatichiamo ad affrontare, perché nella nostra tradizione il padre è spesso associato alla sfera ludica, non a quella della cura. Eppure, un vero cambiamento non può avvenire senza una corresponsabilità piena. La disparità nella partecipazione al lavoro di cura crea uno squilibrio che si riflette in ogni ambito della società. Le donne non stanno rinunciando alla maternità. Stanno rinunciando a sacrificarsi per un sistema che le lascia sole. I dati lo dicono chiaramente: non servono bonus spot o campagne sulla natalità. Servono investimenti strutturali. Servono asili nido accessibili, congedi paritari, flessibilità reale, tutele lavorative. Serve soprattutto una nuova cultura, che smetta di considerare la maternità come un obbligo o una missione privata e la riconosca come responsabilità collettiva.
Celebrare davvero le madri significa garantire loro libertà, dignità, strumenti concreti. Senza questo, la Festa della Mamma è solo una ricorrenza vuota, una carezza di circostanza che svanisce il giorno dopo. È tempo di scegliere: vogliamo continuare a piangere per un inverno demografico annunciato, o vogliamo finalmente costruire un Paese dove essere madri non sia un atto di eroismo, ma una scelta piena, sostenibile, condivisa? Il vero lusso è poter scegliere.