Oggi è la Giornata internazionale della parità retributiva
Numeri e spunti per parlare di un problema attualissimo
18 Settembre 2023
Il 18 settembre si celebra la Giornata internazionale della parità retributiva. Questa giornata, istituita dalle Nazioni Unite nel 2020, intende sensibilizzare il pubblico sulla differenza nella retribuzione tra uomini e donne, a parità di posizione, e di conseguenza mettere sotto i riflettori gli sforzi (lentissimi) fatti verso la parità.
La parola alle Nazioni Unite
Nella comunicazione ufficiale delle Nazioni Unite sull'istituzione di questa giornata, si legge: "Il raggiungimento della parità salariale è importante per i diritti umani e l'uguaglianza di genere. Richiede lo sforzo di tutta la comunità mondiale e c'è ancora molto lavoro da fare. Le Nazioni Unite, comprese UN Women e l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), invitano gli Stati membri e la società civile, le organizzazioni femminili e comunitarie e i gruppi femministi, nonché le imprese e le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro, a promuovere la parità di retribuzione per lavori di pari valore e l'emancipazione economica di donne e ragazze".
La disparità retributiva in numeri
I dati parlano chiaro. Secondo uno studio portato avanti da Carolina Arragão per Pew Research Centre, il cosiddetto gender pay gap, negli Stati Uniti, rimane costante da ben 20 anni. Nel 2022, le donne guadagnavano l'82% di quello che guadagnavano gli uomini. Nel 2002, l'80%. Una differenza purtroppo molto resiliente, che aumenta quando si parla di donne nere. Secondo il National Women's Law Centre una donna nera guadagna 67 centesimi per ogni dollaro guadagnato da un uomo bianco non ispanico.
Un problema intersezionale
Più si va a fondo, più i problemi aumentano e si sfumano. Per le donne trans, ad esempio, il mondo del lavoro sa essere spietato. Secondo una ricerca pubblicata nel dicembre 2021 da McKinsey and Company, infatti, le persone trans hanno probabilità raddoppiata rispetto agli uomini di essere disoccupate. Lo stesso vale per le donne disabili.
Le percentuali in Europa e in Italia
Nell'Unione Europea, le donne guadagnano il 13% in meno dei colleghi uomini, e il dato è invariato da circa un decennio. La direttiva europea per la parità di retribuzione è diventata ufficiale solo nel maggio 2023. Ovviamente, si parla di differenze di retribuzione basate su profondi pregiudizi, dipendenti dall'influenza ancora non debellata di una società patriarcale in cui il ruolo delle donne è quello di angelo del focolare, e la possibilità che resti incinta mentre lavora è vista come un problema insormontabile. Proprio per questo va combattuto. Per l'Italia, il problema è ancora più profondo. Il gender pay gap si attesta intorno al 12,5%. Secondo l’ultimo rapporto firmato da Bankitalia, Ministero del Lavoro e Anpal, però, il tasso di occupazione femminile in Italia è il 55%. La media europea si attesta attorno al 69%.
Il tema del lavoro invisibile
A questo, si aggiunge il fatto che, da sempre ma con una grande impennata dalla pandemia di Covid-19 in poi, viene dato per scontato che le donne si occupino della casa e della famiglia. Per esprimere questo concetto si usa l'espressione "lavoro invisibile", che è quello della casalinga, volontario e continuo, il lavoro di cura da tata ed educatrice, da signora delle pulizie, che si aggiunge al carico mentale totale ma che molto spesso viene visto come ovvio, sottovaluto e assolutamente non retribuito, neanche con una contributo equo dei compiti da parte del partner. Per questo, il Canada ha istituito un'altra Giornata internazionale, il 3 aprile.
L'importanza degli alleati
Dove non possono arrivare le direttive europee, gli appelli delle Nazioni Unite e le iniziative delle singole aziende, si agisce di iniziativa personale, chiedendo ciò che ci spetta senza paura e promuovendo politiche di trasparenza all'interno dei posti di lavoro, lottando per le donne appartenenti alle minoranze. È importante trovare alleati, sia tra colleghe che in casa e in famiglia, che siano disposti a mettersi in discussione e aiutare. Anche scegliere aziende e luoghi di lavoro che siano veramente inclusivi può aiutare anche se, purtroppo, non sempre è possibile. Anche essere libere di scegliere è un privilegio.