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Cosa significa essere mid?

Indizio: Margot Robbie, Emma Stone e Zendaya lo sarebbero

Cosa significa essere mid? Indizio: Margot Robbie, Emma Stone e Zendaya lo sarebbero

Ci sono tante cose che un uomo può dire per ferire una donna e di riflesso anche tutte le altre che lo stanno ad ascoltare. Un enorme repertorio che va dallo slutshaming al fatshaming, dai comportamenti all'aspetto, passando anche per il momshaming, che le attacca nel loro essere madri, per non farsi mancare nulla. Non c'è rischio di rimanere senza, e storicamente gli uomini - dalla loro posizione di potere - si sono approfittati di questa cosa, sminuendole ogni volta che si sentivano minacciati. Nonostante questo le frange più estremiste - come ad esempio quelle incel - ogni giorno trovano un modo nuovo per "punire" le donne, secondo loro colpevoli di scegliere come loro partner chiunque non sia loro o chiunque non aderisca a standard di bellezza e ricchezza irraggiungibili, con nuovi e creativi insulti. Una vera e propria ideologia d'odio che parte dall'insoddisfazione e si trasforma in un programma di reclutamento e misoginia, purtroppo sempre più mainstream. 

Essere mid: una questione di rage bait?

Dopo il concetto di body count, orde di uomini infelici sui social, nei forum e nei podcast si sperticano a definire le donne più belle del mondo "mid", cioè medie, mediocri. Non brutte ma neanche così belle, insomma. Con un certo sdegno, per di più. Soltanto nelle ultime settimane sono state definite "mid" su Twitter Dua Lipa, Emma Stone, Margot Robbie e Zendaya. E l'indignazione è palpabile. Sicuramente una grande percentuale di questo comportamento esibito è puro rage bait. Alcuni utenti guadagnano molti soldi grazie al nuovo sistema di Twitter che permette a chi paga l'abbonamento di far cassa grazie alle interazioni, e cercano modi semplici per scatenare le ire del pubblico. Questo tipo di post - in cui migliaia di persone si affrettano a rispondere difendendo le attrici e la loro bellezza o a citare insultando chi ha espresso il pensiero - sono praticamente una miniera d'oro per queste persone, che sono alla ricerca di attenzioni, soldi o entrambe le cose. Sotto sotto, però, striscia qualcosa di più sinistro. E non è questione di gusti. 

Un attacco subdolo alle donne 

Come vi sareste sentite a 15 anni se tantissimi maschi senza volto (ma molto convinti e molto compatti) avessero chiamato la ragazza più bella della vostra scuola mid? Probabilmente avreste pensato qualcosa come "oddio, e allora io?". Si sarebbe, forse, creato nella vostra mente un complesso di inferiorità, anche solo momentaneo, che avrebbe cambiato il modo in cui guardavate voi stesse, la vostra amica e gli uomini. Purtroppo, noi donne siamo state abituate a cercare l'approvazione maschile a tutti i costi, anche mettendoci contro l'una l'altra: è una delle tante manipolazioni su cui si basa il patriarcato, ed è difficile da smantellare. Proprio su questo conta la strategia incel, che vuole farci sentire male nei confronti di noi stesse e quindi, forse, anche più disposte ad accontentarci nella vita di coppia e relazionale. 

Le donne come numeri

Non è soltanto la parola mid. A volte, le stesse identiche persone danno dei voti numerici alle donne. E più sono belle, più saranno infurianti. Spesso, il 6 (quindi la sufficienza piena ma scarsa) viene affibbiato come marchio di disonore alle donne famose più ammirate del momento. Entra in gioco la questione del potere. Chi giudica deumanizza il giudicato, si mette (da solo) in una situazione di superiorità. Se inseriamo questa tendenza in un contesto più ampio, in cui una donna viene considerata vecchia a 28 anni o di basso valore (low value) se non si sposa prima dei 30 o se ha avuto più di un determinato numero di partner, lo scopo è chiaro come il giorno: farci competere per la loro approvazione, renderci insicure, deumanizzarci, ridurci a dei numeri. Glielo permetteremo?

La strategia dell'indifferenza

Sorvolando sul fatto (che dovrebbe essere ovvio) che la bellezza viene da dentro e che gli standard di bellezza occidentali sono arbitrati, parliamo di possibili soluzioni. Se stiamo parlando con dei troll che vogliono guadagnare sulla nostra rabbia, la regola principale, quella aurea, sarebbe una e una sola: andrebbero ignorati, anche quando è difficile. Se invece sentiamo che questo tipo di contenuti ci stanno facendo male, potrebbe essere una buona idea bloccare tutti e allontanarci per un momento dai social. Perché in quale altro luogo sarebbe considerato degno di considerazione e di discussione giudicare le donne dandogli dei voti? Allargando un po' l'inquadratura, poi, una strategia di arginamento di questi meccanismi potrebbe essere semplicemente stringerci tra di noi donne, volerci bene senza giudizi e lavorare per levare dal nostro cervello ogni forma di competizione. Perché la cosa che fa più paura di tutte sono delle donne unite, che non si fanno toccare da certi mezzucci.