
Perché ci piace così tanto l'amore da romanzo gotico? Bisogno di appartenere e molto altro
Poche settimane dopo che “avere un fidanzato” è diventato improvvisamente imbarazzante (iykyk), il Frankenstein di Guillermo del Toro è arrivato su Netflix, rivelando una verità chiarificatrice: è imbarazzante solo quando è ordinario. Quando non è immerso nella devozione. Quando non ha una fame reale.
La rinascita del romanticismo gotico, da Frankenstein in poi
Da quando il film acclamato di Del Toro ha raggiunto le piattaforme streaming i social, soprattutto l’eternamente strano Twitter, sono stati travolti da un rinnovato fervore per il romance gotico. Le timeline si sono riempite di elogi per Nosferatu, Il fantasma dell’opera, Carmilla e Dracula. Gli utenti condividono ciò che amano del genere, fanno fan-casting degli attori perfetti per ruoli specifici e dimostrano che il romance gotico non potrà mai non essere irresistibile.
La bellezza dei condannati
Nell’attuale zeitgeist culturale, la bellezza del destino tragico è innegabile. In Frankenstein, ad esempio, il sussurro morente di Elizabeth alla Creatura ("L’amore è breve; sono felice di averlo trovato con te") cattura ciò che rende il genere affascinante: un amore primordiale, grandioso, che non teme di far male. La sua vera bellezza risiede nel desiderio viscerale, qualcosa che oggi manca.
Il disagio delle relazioni moderne
Lo scenario sentimentale attuale è infestato dalle situationships, i classici "rapporti" in cui non è definito nulla. Secondo Elika Dadsetan, psicologa organizzativa e CEO di VISIONS, Inc., il cervello umano non è fatto per questo. "Le relazioni ambigue mantengono il sistema nervoso in un ciclo di attivazione costante: aspettare, indovinare, prepararsi", spiega. "Col tempo, ciò crea esaurimento emotivo".
Fuga dal vuoto emotivo
Con le relazioni moderne che diventano sempre più fonte di stress anziché di conforto, molti nascondono i propri sentimenti per non sembrare bisognosi o rischiare di compromettere il legame. In cerca di sollievo, spesso cercano una via di fuga. È ciò che osserva Sofie Roos, autrice per Passionrad, sessuologa e terapeuta di coppia: "Quando smettiamo di dare priorità ai nostri bisogni profondi e fondamentali, la mente cerca una fuga. Alcune persone si rivolgono a relazioni intense, misteriose, appassionate e soprannaturali. Vogliono che l’amore sia intenso come nelle storie".
Il romance gotico come rifugio
Se il dating moderno ha fallito l’umanità, rimane il romance gotico. Secondo Dadsetan, nel genere "otteniamo il brivido senza il rischio", liberi dal bisogno di negoziare limiti, da incomprensioni infinite e dalle dinamiche di potere della vita quotidiana.
La tragedia che attrae
Sebbene molte storie gotiche abbiano finali tragici (Elizabeth muore davanti alla Creatura, il Fantasma dell’Opera muore d’amore dopo che Christine lo lascia, Ellen si sacrifica in Nosferatu), il fascino del genere non svanisce. Anzi, sembra intensificarsi. È come se la tragedia risvegliasse qualcosa di primordiale, qualcosa di urgente. Secondo Roos, ciò "crea un paradosso in cui l’amore diventa più importante di tutto il resto, perché il tempo è limitato e sai che guarderai a questa storia come alla migliore della tua vita, cosa che costruisce un legame ancora più intimo e un’attrazione più forte". Questa urgenza, unita a una devozione incrollabile che deve essere onorata a ogni costo, culmina in un’intensità, una sensazione di essere scelti, come afferma Dadsetan, e in una forma di amore quasi disumana. Un amore così intenso che la moralità e le convenzioni non contano più. L’unico imperativo è proteggerlo, a qualunque costo.
Il bisogno umano di appartenere
Alla fine, le persone vogliono appartenere. Amare profondamente e senza fine. Come descrive Dadsetan, “le persone cercano spazi in cui essere viste, sentire profondamente ed essere importanti.” E il romance gotico offre proprio questo: una rara fuga in cui, anche solo per un istante, il cuore può correre libero tra la bellezza dei condannati, trovando non condanna, ma un amore così surreale da sembrare quasi sacro.























































