
La maternità fa paura, lo racconta Mary Shelley in Frankenstein Il Female Gothic secondo Guillermo del Toro
Frankenstein, il moderno Prometeo, lo scienziato pazzo che tramite l’ingegno è stato capace di dare la vita, sconfiggere la morte. Da appassionata lettrice sono attratta dalle storie che riescono a superare la barriera del tempo, rimanere attuali e affascinarci ancora oggi. È questo il caso del romanzo scritto da Mary Shelley nel 1818, che ha il merito di aver impresso nella memoria collettiva la figura della Creatura. Una figura che viene ripresa ancora una volta grazie alla trasposizione cinematografica fatta da Guillermo del Toro e che potremo guardare dal 7 novembre su Netflix.
L'importanza di Frankenstein e di Mary Shelley nella letteratura mondiale
Perché questo libro è diventato così importante? Cosa rende questa narrazione così avvincente e ipnotica? Mary Shelley ha sicuramente contribuito, con la sua penna, a delineare un immaginario che ancora oggi viene utilizzato per affrontare una tematica scomoda e difficile da rappresentare diversamente, quella della maternità. Diventare madri è forse una delle esperienze più spaventose che si possano vivere: la paura di non portare a compimento la gravidanza, lo shock e il dolore del parto, la possibilità di vedersi portare via tutto da un momento all’altro, il rischio di non riconoscersi più nella Creatura che si mette al mondo, il terrore di essere pessime madri. L’autrice è riuscita a cogliere il lato oscuro della genitorialità, parlandone in modo indiretto e rendendola una storia horror a tutti gli effetti.
@theculturedump Follow-up to my last video on 18thC Gothic novels! (note: when I say ‘18thC’ I mean ‘long 18thC’ which goes up to the end of Romanticism in the 1820s!). 1. Edgar Allan Poe, various writings (1830s–1840s) 2. Charles Dickens, Bleak House (1853) 3. Charlotte Brontë, Jane Eyre (1847) 4. Emily Brontë, Wuthering Heights (1847) 5. Wilkie Collins, The Woman in White (1859) 6. Sheridan Le Fanu, Carmilla (1872) 7. Robert Louis Stevenson, Strange Case of Dr Jekyll and Mr Hyde (1886) 8. Oscar Wilde, The Picture of Dorian Gray (1890) 9. Vernon Lee, Hauntings (1890) 10. Richard Marsh, The Beetle (1897) 11. Bram Stoker, Dracula (1897) 12. Henry James, The Turn of the Screw (1898) #booktok #gothic #horror #culture #halloween original sound - Dr. Rebecca Marks
Il Female Gothic
Per spiegarvi tutto per bene devo partire citando Ellen Moers, accademica e studiosa di letteratura americana, che ha dato vita alla teoria del Female Gothic. Con questo concetto si fa riferimento alle opere scritte da donne a partire dal XVIII secolo, che rientrano nella corrente del gotico. Questa corrente fonda le basi sulla paura: la fantasia predomina sulla realtà, lo strano sul comune e il soprannaturale sul naturale, con un preciso intento autoriale: spaventare. Si cerca di suscitare una reazione fisiologica, Mary Shelley disse che intendeva che Frankenstein fosse il tipo di storia di fantasmi che avrebbe "fatto gelare il sangue e accelerato i battiti del cuore".
I libri del Female Gothic da leggere se avete amato Frankenstein
All’interno del Famale Gothic troviamo anche altri libri come I misteri di Udolpho di Ann Radcliffe, L'abbazia di Northanger di Jane Austen e Jane Eyre di Charlotte Brontë. La tesi di Ellen Moers è che queste scrittrici hanno fatto uso del gotico per esplorare la natura problematica della soggettività femminile nella cultura patriarcale occidentale. Analizzando nuovamente questi romanzi sotto la lente dell'esperienza femminile, possiamo accorgerci che i temi e le convenzioni del gotico (paura, ansia, terrore, claustrofobia) sono utilizzati per simboleggiare le minacce e i vincoli che le donne hanno affrontato e continuano ad affrontare. L’esempio emblematico è quello di Mary Shelley che con Frankenstein ha dimostrato che anche senza un'eroina e senza nemmeno una vittima femminile di rilievo, questa storia gotica ripaga l’essere esaminata sotto la luce del fatto che è stata una donna a scriverla. Frankenstein, infatti, è un mito della nascita, e un mito possibile in quanto frutto dell'immaginazione di una romanziera lei stessa madre.
@quinnharloww she was also a bisexual queen #fyp original sound - quinnharloww
I temi di Frankenstein e il film di Guillermo del Toro
Parti prematuri, figli fuori dal matrimonio, morti in culla. Non serve che mi addentri nella biografia dell’autrice, la sua opera parla da se’. Frankenstein, lo scienziato che da il titolo al libro, ad un certo punto fugge e abbandona il mostro neonato, che è e rimane senza nome. Qui, secondo Ellen Moers, è dove il libro di Mary Shelley è più interessante, più potente e più femminile: nel motivo della repulsione per la vita neonatale e nel dramma di colpa, terrore e fuga che circonda la nascita e le sue conseguenze. Paura e senso di colpa, depressione e ansia sono reazioni comuni alla nascita di un bambino, e rientrano ampiamente nella normale gamma di esperienze umane. L’autrice inglese, pur indirettamente, è stata capace di scrivere un romanzo in cui si indagano gli aspetti più torbidi e terrificanti della maternità, entrando in netta contrapposizione con le felici descrizioni materne presenti nei romanzi dei suoi contemporanei. Per approfondire questi studi vi invito a leggere Literary women di Ellen Moers (purtroppo non disponibile in lingua italiana) e Il mostruoso femminile di Jude Ellison Sady Doyle. Ora non ci resta che aspettare di vedere come Guillermo del Toro avrà declinato questo tema a suo modo.



















































