Amanda Seyfried torna al musical con "The Testament of Ann Lee" E non è quello che vi aspettate

Madre Ann Lee fu tra le prime leader religiose della storia. Nacque il 29 febbraio, data inevitabile per una donna che avrebbe avuto una vita fuori dall’ordinario. Colonna portante del movimento religioso degli Shakers, la sua storia rivive su grande schermo alla 82esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, dove a narrarne la nascita, la crescita fino alla morte è la regista e sceneggiatrice Mona Fastvold, alla scrittura insieme al compagno artistico e di vita Brady Corbet. Per i gesti del culto religioso, per il loro modo di raggiungere Dio e espiare i peccati attraverso movimenti del corpo e l’ondeggiamento ossessivo di braccia e gambe, l’autrice non poteva che realizzare un musical con cui poter creare vere e proprie coreografie, tra canzoni liturgiche piene di ripetizioni melliflue e balli sfrenati che trovano ordine in passi di danza. 

 "The testament of Ann Lee" arriva a Venezia 2025: la recensione

Le passioni di Fastvold tornano nel suo "The Testament of Ann Lee", che infonde nel terzo film dietro la macchina da presa il suo passato da artista d’arti performative, legato anche al mondo della danza. È estasiante l’intuizione di raccontare fatti realmente avvenuti attraverso uno dei generi più costitutivi del cinema, visto che si abbina benissimo alla narrazione di una religione che utilizzava il corpo per liberarsi dal male e sentirsi così più vicini Dio. È però anche l’unica, a dire la verità. Pur avendo dichiarato di voler concedere spazio ad una figura femminile che è stata in grado di porsi a capo di un’intera comunità, infatti, il film si appiattisce su di una scrittura monotona rispetto alle vibrazioni febbricitanti dei fedeli e della regia matura e ispirata di Mona Fastvold.

Una confezione magniloquente, uno studio delle scene che ricostruisce un’epoca che non esiste più e che racchiude al suo interno una storia il cui potenziale è esplosivo, ma finisce per implodere. È la scelta di Fatsvold e Corbet, credere forse che sarebbe stato troppo facile cadere in sensazionalismi morbosi e fanatismo devoto, preferendo così riportare gli eventi con piattezza, infusi solo ogni tanto delle visioni e dagli sprazzi divini che hanno dettato il credo degli Shakers, dalla totale privazione di ogni piacere carnale al bisogno di viaggiare oltreoceano e iniziare un percorso di conversione anche per i futuri fedeli statunitensi. Solo in coloro che la osteggiavano l’opera trova un taglio più profondo, interessante. L’immediata trasformazione, molto facile ma obbligata, che rende una santa una strega. Il fastidio provato dal circondario per una donna posta al comando, pur se di un credo con cui non si aveva nulla a che fare. 

Amanda Seyfried è credibile ma non convincente

Il contrasto è netto, dal tranche orgiastico della comunità celibe al rigore svuotato della sceneggiatura. E nonostante la Ann Lee dell’attrice Amanda Seyfried sia invasata pur ligia al suo ruolo di Madre, sia infiammata pur inamovibile riguardo la condotta che gli Shakers devono rispettare, resta una leader difficile da seguire, interpretata comunque con credibile convinzione dalla sua attrice. La quale amplia il parterre di musical a cui ha preso parte, dal cult popolare di "Mamma mia!" ad un’altra ricostruzione storica con "Les Misérables", fino alla sublimazione della danza contemporanea di "The Testament of Ann Lee". La storia di una guida che non sempre trova la direzione, pur cercandola a ritmo di musica sulla colonna sonora del talentoso Daniel Blumberg.