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Inviare una dick pic è punibile con il carcere

Il precedente inglese ci fa ben sperare per il futuro

Inviare una dick pic è punibile con il carcere Il precedente inglese ci fa ben sperare per il futuro

Una storia ce l'abbiamo tutte. Con AirDrop, su Instagram, su Telegram, su Facebook o su Whatsapp, a sorpresa o da parte di qualcuno con cui stavamo portando avanti una conversazione informale, senza preavviso, aperta per sbaglio nonostante i sospetti, chiusa e mai più dimenticata, scolpita nelle retina. Tutte o quasi, nella nostra esperienza online, abbiamo ricevuto qualche dick pic indesiderata, e non abbiamo bene saputo come sentirci né tantomeno cosa fare. La verità è che si tratta di una violazione bella e buona del nostro spazio e delle nostre boundaries e che spesso avviene senza richiesta esplicita di consenso. In Inghilterra, qualcosa sta cambiando.

Cyberflashing, revenge porn e AI porn

Con l'avvento dell'AI porn sono tornate in primo piano le discussioni pubbliche sulla circolazione di materiale intimo su Internet, in diverse modalità. Cerchiamo di fare un po' di chiarezza. Si parla di revenge porn quando materiale intimo di una persona - inviato magari per uso personale e con la convinzione che dovesse rimanere in una cerchia molto ristretta - viene divulgato senza il permesso della persona che ritrae, rovinandole spesso la vita e la reputazione. Proprio come è successo qualche giorno fa nella società sportiva della Roma, con l'aggravante che il materiale intimo è stato sottratto a una dipendente con l'inganno dall'altro dipendente, che poi lo ha diffuso. La vittima è stata licenziata per incompatibilità ambientale. Si parla di cyberflashing, invece, quando una foto intima viene inviata senza preavviso e senza consenso. È la versione virtuale di andare in un parco affollato a denudarsi. Infine, l'AI porn si basa sulle nuove tecnologie generative, che possono creare potenzialmente infinite foto e filmati pornografici a partire da foto di persone normali o famose, senza che loro lo sappiano. Ed è sempre più difficile capire quando una foto o un video sono reali o generati dall'intelligenza artificiale.

Cyberflashing, il caso inglese

In Inghilterra, un caso potrebbe fare da precedente alla domanda (che è globale) di leggi più stringenti in materia di molestie online. Qualche giorno fa, infatti, un uomo di 39 anni è stato condannato a 66 settimane di carcere per aver inviato una foto intima senza consenso a due donne, il 9 febbraio su Whatsapp: una ragazza di 15 anni (dunque minorenne) e una donna adulta, che è stata la prima a denunciarlo alla polizia dell'Essex. Appena in tempo. Le leggi sul cyberflashing sono entrate in vigore in tutto il Regno Unito il 31 gennaio 2024 come parte dell'Online Safety Act, che punisce chiunque invii tramite social media, app di incontri, Airdrop o Bluethoot "fotografie o filmati di organi genitali per causare allarme, disagio o umiliazione". Evviva! E in Italia?

Dick pic e prigione, cosa dice l'Italia?

Il problema, naturalmente, è di matrice sociale. Gli uomini, infatti, inviano questo tipo di materiale, diffondono quello degli altri e lo creano grazie agli algoritmi generativi per imporre il loro potere su di noi, per controllarci e umiliarci, per dimostrarci che la violenza non ha confini fisici, ma che può avvenire ovunque e a chiunque, anche online. Se la legislazione italiana ha definito i confini del revenge porn, rendendolo punibile, è ancora estremamente carente per quanto riguarda il resto. In Europa, oltreoceano e nel mondo, però, sempre più vittime chiedono legislazioni specifiche con punizioni proporzionate, e in generale il riconoscimento della gravità di queste violenze anche da un punto di vista istituzionale. Il Regno Unito, si spera, farà da capofila, per un futuro più sicuro anche online.