L’altra faccia dei dupes virali: quando la bellezza low cost diventa pericolosa Skin care o skin scare?

Sembrano l’affare del secolo, ma sono un rischio travestito da mascara glitterato. Hanno l’aspetto giusto, la promessa giusta, il prezzo giustissimo. Sono i beauty dupes, le "copie economiche" dei prodotti di bellezza di fascia alta che stanno colonizzando feed e wishlist ovunque, soprattutto su TikTok, che ne è diventato il tempio dorato. Vuoi il blush di Rare Beauty ma non hai i soldi? Nessun problema, c’è quello identico su Temu a 4,99 € con spedizione gratuita. L’illuminante di Charlotte Tilbury è fuori budget? Ce n’è uno "uguale identico" su TikTok Shop, giurano. Tra il dupe e la fregatura chimica, però, il confine è sottilissimo e, spesso, lo scopri solo quando la tua pelle comincia a bruciare. Perché, se si guarda bene sotto la patina di packaging rosa pastello, non tutti i dupe sono creati uguali, economici e affidabili.

Quando il dupe è troppo dupe per essere vero

Non tutti i beauty dupes sono contraffatti o pericolosi, e non tutti sono truffe travestite da occasioni. In origine, il "dupe" era solo un modo per descrivere un prodotto simile a uno iconico. Stesso effetto, texture simile, risultato confrontabile, ma senza il prezzo stellare. Fatto bene, in modo trasparente, con ingredienti sicuri e dichiarati.  Fin qui, tutto bene. Poi sono arrivati i marketplace internazionali, Temu, AliExpress, TikTok Shop, Shein e compagnia, che hanno alzato il livello dell’imitazione, trasformando il "simile" in copia carbone, spesso senza alcun controllo su ingredienti, norme di sicurezza o trasparenza produttiva. E così, quel che sembrava un’alternativa astuta si trasforma in una scommessa potenzialmente pericolosa, in cui la tua salute diventa una variabile sacrificabile. Uno studio pubblicato dal BEUC, l’Organizzazione Europea dei Consumatori, ha rivelato che l’82% dei cosmetici venduti su queste piattaforme non rispetta le norme europee. Cioè: niente etichette chiare, niente ingredienti verificabili, formule irregolari e una totale assenza di tracciabilità, coloranti vietati, o peggio: ingredienti tossici camuffati da idratanti.

@lestrepublicain Les "dupes" beauté, copie bon marché de produits cosmétiques, cartonnent sur les réseaux sociaux. Mais derrière ces bonnes affaires se cachent de vrais risques pour la santé, selon les spécialistes #dupes #cosmetique #santé #dupealert #beauté #sinformersurtiktok son original - L'Est Républicain

Cosa ci spalmiamo davvero addosso?

Secondo il tossicologo Stéphane Pirnay, direttore del laboratorio francese Expertox, è sempre più comune imbattersi in prodotti che contengono metalli pesanti come piombo, arsenico, mercurio e cadmio. (Sì, hai letto bene. No, non è un film horror!) Non è raro trovare anche ftalati, formaldeide e altre sostanze classificate come interferenti endocrini, cioè capaci di alterare il funzionamento ormonale del nostro organismo. Se aggiungiamo a questo mix già inquietante residui biologici come batteri, urina, feci o persino piume e pietre microscopiche, il quadro è completo. Il risultato? Pelle arrossata, infiammazioni, acne aggressiva, reazioni allergiche, dermatiti croniche, infezioni agli occhi e, nei casi più gravi, danni interni che possono riguardare organi come reni o fegato.

La protezione solare che… non protegge

Sì, esistono anche i dupe degli SPF. Ma chiamarli così è generoso. La professoressa Laurence Coiffard, farmacista e docente di cosmetologia all’Università di Nantes, ha analizzato alcune creme solari da 3 euro vendute online come "SPF 50+". Il risultato? Nessuna conteneva filtri UV funzionali. Praticamente, erano creme idratanti profumate con glitter, semplici emulsioni profumate, del tutto inutili contro i raggi solari. Il che significa che mentre tu, fiduciosa, ti spalmi una protezione dupe e ti abbronzi serenamente, la tua pelle viene esposta senza difese ai danni più gravi del sole: invecchiamento precoce, iperpigmentazione e aumento esponenziale del rischio di tumori cutanei.

TikTok le ama, ma la tua pelle forse no

Il fascino dei beauty dupes è amplificato in modo clamoroso dai social, dove influencer, creator, make-up artist improvvisati e adolescenti entusiasti si passano il testimone a suon di unboxing, prove prodotto e confronti in tempo reale. Il tutto condito da hashtag come #DupeAlert, #TikTokMadeMeBuyIt o #GlowOnABudget, che raggiungono miliardi di visualizzazioni. Il problema è che l’algoritmo non controlli da dove arrivi quel prodotto, chi lo abbia realizzato e cosa ci sia davvero dentro. E così, un fondotinta che sembra simile a quello di Fenty Beauty viene promosso da decine di account senza che nessuno sappia da dove arrivi, chi l’abbia fabbricato o con quali standard. Il risultato? Giovani consumatori acquistano a cuor leggero e si ritrovano con prodotti che non solo non funzionano, ma che in alcuni casi provocano veri e propri danni dermatologici. Secondo una ricerca di Trustpilot, quasi la metà degli under 30 ha avuto almeno una brutta esperienza acquistando dupes online. Alcuni si sono visti recapitare prodotti danneggiati, altri hanno subito reazioni cutanee importanti, altri ancora non hanno mai ricevuto nulla. Ma il desiderio di partecipare alla conversazione virale e avere il "prodotto giusto" al momento giusto spinge comunque milioni di utenti a cliccare senza pensarci troppo.

Il lato eco-tossico del dupe

Se pensi che il danno finisca con la tua pelle, purtroppo c’è di più. La maggior parte dei beauty dupes low cost proviene da impianti industriali non tracciabili, dove sostenibilità e igiene sono concetti decorativi. I materiali usati sono quasi sempre non riciclabili, le confezioni spesso inutilmente ingombranti e le formule realizzate con scarti o sostanze di seconda scelta. In pratica, stai acquistando un rifiuto preconfezionato. Il beauty dupe prodotto male ha una vita breve: dura poco, spesso si rovina in fretta e finisce nella spazzatura dopo poche settimane. Questo sistema alimenta un ciclo insostenibile che va in netto contrasto con l’etica slow beauty e gli sforzi dell’industria verso packaging riutilizzabili, formule refillable e ingredienti a basso impatto ambientale. Dietro questi prezzi stracciati, si nasconde anche una catena produttiva opaca, in cui è praticamente impossibile verificare se i lavoratori siano trattati in modo etico, pagati equamente o se operino in condizioni sicure. 

@lizkennedy__ Never buy fake #skincare on Amazon again! Just like fake bags exist so does skincare but this can actually be very damaging for the skin. #fakeskincare original sound - Liz Kennedy

C’è una via di mezzo? Sì, e ha un INCI leggibile

Per fortuna esiste anche l’alternativa sensata. Alcuni brand hanno costruito la propria identità proprio sull’idea di rendere accessibile la bellezza senza dover sacrificare la qualità o la trasparenza. Marchi come e.l.f., The Ordinary, Revolution, Catrice ed Essence offrono prodotti low cost ma ben formulati, con ingredienti testati, dichiarati e conformi alle normative europee. La differenza sta nella tracciabilità: sai chi li produce, dove, con quali standard e cosa stai realmente applicando sulla pelle. Se compri da rivenditori ufficiali, siti certificati o negozi fisici affidabili, puoi davvero ottenere il famoso effetto dupe senza compromettere la tua salute o la tua coscienza ecologica. Esistono anche strumenti per leggere correttamente un INCI, come app e siti specializzati, e una volta capito come funziona, riconoscere un prodotto valido da uno tossico diventa questione di un minuto.

Ok, ma come si riconosce un dupe sicuro da una trappola virale?

Il trucco c’è, ma stavolta per davvero. Ecco le dritte base per difendersi (senza dover fare un master in chimica cosmetica):


- Se il prezzo è troppo bello per essere vero, probabilmente lo è.
- Niente lista ingredienti = red flag.
- Evita acquisti beauty su piattaforme senza controllo europeo (Temu, TikTok Shop, AliExpress & co.).
- Cerca certificazioni: CE, cruelty-free, dermatologicamente testato.
- Preferisci i siti ufficiali o rivenditori autorizzati.

E se un prodotto ti provoca bruciori, rossori o reazioni strane? Sospendi l’uso subito e contatta il medico, poi puoi segnalare tutto al portale Cosmetovigilanza dell’AIFA.

@hoshi_gato Important notes! I’ve used the word “ethanol” In the captions in place of another word TikTok doesn’t like. It’s a more specific term. I’ve also talked about how to avoid perfumers who are unsafe in the past. I can do it again if you want since it’s been a while. Basically, it is then to prove they’re safe. I would NOT trust their word on it. They should have all available safety info and labeling. Including a full list of allergens in their ingredients, but just “Perfume and ethanol”. This is not difficult to provide for anyone that actually does the work to ensure compliance. #perfumery #perfume #nicheperfume #nichefragrance #fragrance #ifra #perfumedupe #perfumeclone #attar original sound - Hoshi Gato - Niche Perfumery

Beauty sì, ma con il cervello acceso

La verità è semplice. Non è il concetto di dupe il nemico. È l’assenza di regole, la viralità cieca, la mancanza di trasparenza. È la facilità con cui ci lasciamo sedurre da un packaging adorabile senza fermarci a pensare cosa stiamo davvero comprando. In un mondo dove anche la skincare è diventata contenuto da social, è facile dimenticare che ciò che mettiamo sulla pelle entra nel nostro corpo, e che la bellezza non dovrebbe mai venire a scapito della salute. Quindi, la prossima volta che vedi un prodotto "uguale a quello di Kylie" a un euro e novantanove, chiediti: è davvero un affare? O è solo una trappola colorata che costerà molto più di quanto immagini?