Wicked - Parte 2 ha perso un po’ di magia A solo un anno di distanza dal primo film, la musica sembra cambiata per il musical con Ariana Grande e Cynthia Erivo

Abbiamo un problema con Wicked 2. Non un problema, più una sensazione. Nel 2024 non si parlava di altro. Con tutta l’attenzione del mondo focalizzata sull’adattamento del musical del 2003 di Winnie Holzman e Stephen Schwartz, a propria volta tratto dal romanzo Strega - Cronache dal Regno di Oz in rivolta di Gregory Maguire, la Parte Uno è stato un momento di cinema emozionante a prescindere dal risultato del film, comunque molto buono. Era però ciò che l’ha accompagnato ad aver contribuito alla magia dell’operato. Un tour mondiale seguito in e per ogni dove, interviste diventate presto virali, la possibilità di veder persino premiate le protagoniste Ariana Grande e Cynthia Erivo con un Oscar, eventualità che è rimasta legata solo alle nomination e che ha visto con la statuetta Paul Tazewell per i migliori costumi e Nathan Crowley e Lee Sandales per la miglior scenografia.

 L’attesa per Wicked 2 e un incantesimo meno potente

In questo 2025 tutto sembra differente. Sebbene l’orologio si avvicinasse sempre di più al momento dell’uscita della Parte Due, l’incantesimo che aveva invaso il film precedente sembrava essersi dissipato e, così, l’interesse del mondo intero riguardo l’opera diretta, ancora una volta, da Jon M. Chu. Nel frattempo i red carpet sono arrivati. Erivo e Grande presentano il musical continuando a tenersi mano nella mano, vivendo gioie e lacrime e persino istanti di panico, come un fan un po’ troppo elettrizzato che è riuscito a correre sul tappeto rosso durante la première a Singapore e ad abbracciare l’interprete di Glinda, messa prontamente al sicuro dalla compagna Elphaba. Sta di fatto che l’aria che ha portato all’uscita di Wicked 2 non è stata altrettanto galvanizzante come quella che c’era stata solo un anno prima, e questa sensazione si è traslata anche sullo schermo.

Problemi narrativi e dilatazione della storia: il sequel di Wicked non colpisce come dovrebbe

Pur mantenendo una coerenza sia narrativa che visiva con la pellicola del 2024, la Parte Due risente infatti dell’allungamento imposto per la suddivisione del musical di Broadway in due film, aggiungendo canzoni originali e tirando troppo un racconto che sfalda la propria forza, finendo inevitabilmente per sgonfiarsi. È incredibile come tutto resta lo stesso eppure ogni cosa sembra diversa. Le scenografie e i costumi premiati qualche mese prima, le fantasmagorie del mondo di Oz, le bugie del loro mago da dover smascherare. Persino le interpretazioni dell’intero cast sembrano aver subito qualche variazione, piene di quel pathos che la drammaticità di un capitolo finale richiede, ma che non reggono le modifiche e le rivisitazioni in scrittura le quali appesantiscono e rendono a tratti ripetitive le scene del film.

Una riflessione sul ruolo del villain che non riesce a emergere

Anche la potenza del racconto si perde in questa seconda opera. Trattando della decostruzione della figura del villain, Wicked è stato un testo anticipatore di quel bisogno che, a un certo punto, cinema e letteratura hanno avuto di esprimere: ovvero mostrare come e cos’è che finisce per delineare coloro che definiamo i cattivi, dando un’inedita sfumatura al significato di questo ruolo. La storia del romanzo, che è poi trasmigrata sul palcoscenico e, infine, al cinema, mostra che se i pregiudizi vengono alimentati possono diventare la base su cui fondare campagne discriminatorie che finiscono per bandire chi è diverso fino a crederlo addirittura malvagio. Coloro che non si conformano agli standard richiesti, devono pagarne le conseguenze. Anche la potenza politica e umana della lettura di Wicked, però, non trova la maniera di saltare adeguatamente fuori nella seconda parte, preferendo l’andirivieni tra gli incontri di Elphaba e Glinda invece che intavolare un discorso serio sulla malleabilità dei mezzi stampa e di comunicazione (usati nel film) e di quanto sia facile condizionare la gente se si punta alla loro pancia e alla loro paura.

Emozione garantita, ma senza ambizioni da Oscar

In tutto questo, Wicked 2 resta comunque una visione che lascia spazio all’emozione. Che forse proprio perché la ricerca e la calca troppo a volte finisce per perderla, ma si sfida chiunque a non farsi scendere la lacrima alle note di For Good (che, non a caso, compone il titolo internazionale Wicked: For Good). Per quanto riguarda le proprie interpreti, per Grande e Erivo sembra svanita la possibilità di poter ambire alla statuetta. Le loro performance vengono caricate così come esige la Parte 2 e sarebbe un torto alle loro colleghe vederle stringere in mano un Oscar (basti pensare al lavoro, solo per citarne alcune, di Jessie Buckley in Hamnet o Rose Byrne in If I Had Legs I'd Kick You). Nonostante ciò Wicked ha dato prova che è possibile dare voce a delle belle storie d’amicizia, non solo sul grande schermo ma, visto l’amore nato tra le due attrici, anche fuori.