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La Gen Z ha ucciso il detox

L'idea di wellness è cambiata, e gli equilibri sono più fragili che mai

La Gen Z ha ucciso il detox L'idea di wellness è cambiata, e gli equilibri sono più fragili che mai

Il concetto di detox va a braccetto con quello di diet culture. Non c'è modo né motivo di girarci intorno. Digiunare, fare le diete liquide, l'idea che il nostro organismo abbia bisogno di essere disinfettato, detossificato, ripulito attraverso il cibo (o la privazione di cibo) come se non ci fossero degli interi organi ad occuparsene: tutto questo contribuisce a una cultura alimentare malata e ossessiva, che si manifesta in comportamenti anche piccoli ma ripetuti, internalizzati, inconsci, tipici dei millennial, nella mentalità del tutto o niente, nella demonizzazione dell'alcol e di qualsiasi cosa non sia clean and healthy. Erano gli anni 10, chiunque non fosse magra come un giunco era etichettata dai magazine come sciatta e grassa. Britney Spears vi dice qualcosa? 

La Gen Z ha detto addio al detox?

Una speranza, all'orizzonte, c'è. La Gen Z non è soddisfatta di questo approccio estremo al benessere, e cerca soluzioni più flessibili, memore delle abitudini poco salubri di sorelle maggiori, zie, cugine. Anche quando si parla dell'utilizzo di sostanze. Si parla ad esempio di California sobriety, cioè del fare uso di erba ma non di alcol, oppure della boy sobriety, cioè il prendersi una pausa della app di dating, per non cadere in loop poco sani o per non esagerare con i comportamenti auto-distruttivi o viziosi. Senza eliminarli del tutto. A confermare questa impressione ci pensa Brielle Saggese, lifestyle strategist di WGSN, che si occupa di prevedere tendenze. Secondo lei, infatti, la cultura del wellness, del detox e delle diete (quella che ci ha cresciute) non ci faceva ammettere le nostre cattive abitudini, anzi ricercava una visione idealizzata di cosa è uno stile di vita sano, lontana dalla realtà, possibile solo per pochi.

@dietitianhannah Wellness culture

Un nuovo (fragile) equilibrio

La Gen Z, invece, va in palestra ma cena e beve fuori il venerdì sera, medita ma passa ore sui social o rimane sveglia fino a tarda notte. Il benessere non significa più avere una vita perfetta, monastica, di privazioni, ma il cercare un equilibrio realistico e sensato, possibile da portare avanti, nella convinzione che rinunciare a un vizio porti solo a cercarne un altro, in sostituzione. Non è tutto rose e fiori, anzi. Bisogna tenere in conto anche dell'ondata di ritrovato edonismo che ha seguito la fase acuta della pandemia, che si è materializzata in campagne pubblicitarie e titoli di giornale, e che ha spinto a un ritorno alla vita attraverso anche all'alcol, al cibo e alle droghe. Ancora, ed è ancora peggio, si registra nelle nuove generazioni anche un certo nichilismo, una prepotente sfiducia nel futuro - alimentata dall'aumento dei divari di ricchezza, dalle crisi ambientali, dai conflitti geopolitici - che si riflette e si attualizza, come è facile immaginare, nella mancanza di voglia e volontà di proteggersi per il futuro. A questo, si aggiunge una maggiore sicurezza nel dire no, nel mantenere dei confini saldi, nel far rispettare la propria volontà, non cedendo alla peer pressure né agli standard imperanti. Un bel mix di contraddizioni, proprio come il mondo in cui viviamo.

@glowbymarlowe A juice cleanse is not the best way to detox. Instead make sure you're doing these two things daily. #mariamarlowe #acnenutrition #acnenutritionist #skincaretips #skincaretok #acnesolution #acnesolutions #detox #juicedetox #fyp #foryou original sound - Marlowe | Acne Nutritionist

Come rispondono i brand di wellness?

L'industria del benessere è in difficoltà. O meglio, i suoi vecchi metodi lo sono, completamente smascherati dalla capacità dei più giovani di vedere oltre l'elitismo, gli standard di bellezza e magrezza irraggiungibili, la diet culture, i trend estremi che riguardano l'alimentazione e gli stili di vita, la difficoltà - a volte - di attuare una vera inclusione anche nei confronti dei corpi non conformi. Quello che occorrerebbe è una rottura del ciclo e del cerchio, uno stop a questo loop di vizi e rimedi, di detox e diete, di trend che ci dicono che latte bere e quale evitare, per poi invertirli all'occorrenza. "Le persone stanno realizzando che la loro ossessione per il benessere era in realtà meno sana delle loro abitudini pre-esistenti", ha detto Saggese a Business of Fashion. "Adesso ci sono più brand che giocano nel mezzo, il che è intelligente perché è nel mezzo che vive la maggior parte dei consumatori". 

@camipetyn 8 things i wish i knew before getting sober (get 10% your @Recess order with code CAMI10) #sobertok #sober #sobriety Mozart Turkish March (1120879) - arachang

L'oversharing online può portare a un dialogo più libero?

A tutto questo si aggiunge una sempre minore vergogna nel parlare dei propri vizi, del proprio corpo, dei propri eccessi e delle proprie dipendenze, anche online. Sono moltissimi gli utenti che documentano la loro sobrietà, che si mostrano a prescindere dalla perfezione del loro corpo e che con la loro stessa esistenza - esibita sui social e accolta da grande entusiasmo e partecipazione da parte degli utenti - diventano poster di un nuovo equilibrio, imperfetto e per questo realistico, con cui è facile empatizzare. Vuoi smettere di usare la sigaretta elettronica? Abbandonare il vaping? Bere solo una volta a settimana? Smetterla di vergognarti della tua cellulite e ricominciare a indossare le gonne in estate? Troverai qualcuno che, su TikTok, sta tentando la stessa impresa, e che ti racconterà nel dettaglio cosa sente e quando ci ricasca. Perché è così che va la vita, in barba al wellness, alla vergogna e alle pressioni sociali.