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Perché è necessario rieducare gli uomini maltrattanti?

Cambiare la mentalità si può, anche attraverso educazione e politica secondo il Piano Nazionale

Perché è necessario rieducare gli uomini maltrattanti? Cambiare la mentalità si può, anche attraverso educazione e politica secondo il Piano Nazionale

Con 211 voti favorevoli, il Senato ha approvato all’unanimità la risoluzione alla relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio che prevede l’istituzione e il sostegno di programmi rivolti agli uomini autori di violenza domestica e di genere. Si tratta di un piano nazionale da 9 milioni di euro, due dei quali verranno redistribuiti tra le regioni per la creazione di una rete di centri e percorsi rieducativi, che rappresenta un primo passo concreto verso un approccio strutturale e preventivo alla violenza maschile. Questo provvedimento, insieme ad altri come il Reddito di libertà erogato dall’Inps (un finanziamento che prevede fino a 400 euro al mese alle donne per un massimo di 12 mensilità ed è dedicato alle survivor per permettere loro di rendersi autonome rispetto agli abuser), permette di intervenire prima che si inneschi un circolo vizioso di abusi e riconosce finalmente la violenza contro le donne come un fenomeno sociale diffuso e con radici culturali profonde di matrice patriarcale e maschilista, alimentate e legittimate da pregiudizi e dinamiche di potere. Come sottolinea Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la famiglia, per la prima volta si chiede agli abuser una chiara e netta assunzione di responsabilità, abbandonando per sempre la visione secondo la quale qualcosa nel comportamento femminile ha causato la violenza. 

Nel 2021, 109 donne sono state vittime di femminicidio. Nel 36% dei casi, il carnefice è il marito o il convivente, nel 20% dei casi è il fidanzato o l’ex, sempre nel 36% dei casi l’ex marito o l'ex convivente. I dati sono drammatici, ma a questi ne vanno aggiunti altri, perché la violenza di genere comprende tante e diverse le forme di abuso: dalla violenza psicologica a quella fisica, dalla violenza economica a quella sessuale, dallo stalking alla condivisione non consensuale di materiale intimo online e tutte le altre forme di violenza quotidiana. A questo orrore va aggiunto il victim blaming, ovvero quel meccanismo che porta ad incolpare la vittima della violenza da lei stessa subita. Come riporta Repubblica, le donne che denunciano non vengono credute e una donna su sette segnala alla polizia il suo aguzzino senza ottenere interventi rapidi.

Il problema della violenza di genere è strettamente legato al modo in cui gli uomini vengono educati, giustificati, al modo in cui vivono il loro essere maschi nella nostra società e alle dinamiche di potere tossiche che si instaurano nelle relazioni tra generi. Perché, per usare le parole di Elena Bonetti,

"La violenza contro le donne non è un raptus né una malattia, ma un fenomeno strutturale. Deve essere chiaro che resta ferma la condanna e la sanzione del comportamento e soprattutto che nei centri per il recupero non si lavora perché gli uomini maltrattanti possano tornare insieme alle donne abusate come se niente fosse accaduto, ma perché possano cambiare la loro modalità di rapporto malata rispetto all'altro sesso. Anche sui benefici, che la legislazione ora prevede di poter concedere in caso di frequenza dei corsi, diciamo chiaramente che devono essere successivi a una valutazione sui risultati e sull'eventuale persistente pericolosità sociale degli autori dei reati. I centri per gli autori di violenza non devono contendere le risorse ai centri antiviolenza, ma far parte di una rete per la quale vanno aumentate le risorse".

I centri per gli autori di violenza dovrebbero far parte di una rivoluzione più ampia che riveda e demolisca un’intera mentalità fondata sul principio che "boys will be boys" e che le donne siano oggetti di proprietà, figure su cui esercitare il proprio controllo. Gli interventi da fare sono tanti e dovrebbero riformare la nostra cultura dalle sue radici, coinvolgendo la politica, la scuola, il lavoro, la polizia, il personale medico ed i media.