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In principio c’erano le Bekett

Le scarpe di Isabel Marant che hanno segnato un’epoca sono tornate ai piedi delle it-girl

In principio c’erano le Bekett  Le scarpe di Isabel Marant che hanno segnato un’epoca sono tornate ai piedi delle it-girl

La ciclicità della moda è un vortice inarrestabile, casuale ma ormai scontato. Così come gli anni 2010 e Tumblr hanno ripescato dai ’90 i jeans strappati e le camicie scozzesi, quest’era e l’algoritmo di TikTok hanno deciso di riportare in voga le Bekett, le "ugly sneaker" nate nel 2011 dalla mente premonitrice di Isabel Marant.  Non sono passati abbastanza anni per definirle vintage, ma per molti si tratta di un vero e proprio cimelio nostalgico, un oggetto che suscita stress post traumatico riportando alla mente i fisici irrealistici delle modelle di Victoria’s Secret, il boho-chic, le collane con il ciondolo a forma di gufo e la fantasia "Chevron". Un tacco casual, una sneaker formale; la natura ambigua delle Bekett, così come le colourway inizialmente scelte da Marant e il look rigonfio che le caratterizza, hanno reso la calzatura icona grottesca di un’epoca, un mostro tanto irresistibile da mettere migliaia di fan in liste d’attesa lunghe fino a sei mesi. 

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Isabel Marant: all'inizio furono le Bekett

Le Bekett hanno cambiato la vita di molte donne, ma in particolare quella della loro creatrice, Isabel Marant. Fino ad allora, la designer e le sue collezioni erano conosciute per lo stile tomboy, parigino, pretenziosamente chic e senza loghi. Aver creato una scarpa così controversa e riconoscibile ha cambiato le sorti del suo nome, trasformando anche l’immagine pubblica del brand. Come Victor Frankestein e la sua creatura, tanto è stata l’innovazione creativa che ha portato Marant a riscrivere le regole delle calzature di lusso, quanto la paura di aver dato vita a un mostro che l’ha spinta a disconoscersi dal proprio lavoro: nel 2014 ha dichiarato in un’intervista a The Cut di essere stufa. «Sono diventate qualcosa di super volgare», ha spiegato Marant, «non mi sento di voler essere la stilista delle sneakers con la zeppa.» Ciononostante, a soli dieci anni dalla loro nascita, la designer ha cominciato a sentirne la mancanza, forse spinta dal grande rinascimento Y2K che nel 2021 aveva iniziato a prendere forma online. La nuova proposta era ancora più alta, ancora più grossa, un chiaro rinnego, nel comunicato stampa del lancio, della dichiarazione precedente. «Non ho mai voluto smettere di indossarle - ha scritto la designer - le cose più comode sono quelle che si indossano sempre e di cui non si è mai stufi.» 

Il revival delle ugly shoe

Il revival di una ugly shoe così giovane, malgrado i trend recenti siano effettivamente legati al mondo di inizio 2000, fa sorgere il dubbio che Gen Z e Millenial non siano poi così diversi tra loro. Forse lo stile business casual che usava nel 2008 per andare a in discoteca non è tanto distante da quello che va di moda adesso e che convince le adolescenti a indossare blazer oversize che sfidano i limiti del caricaturesco, forse le Bekett erano solo un’anticipazione dei trend dad-core che avrebbero preso piede anni dopo, dalle Balenciaga triple S alle New Balance 530. Chi l’avrebbe mai detto che a ristabilire la pace tra due generazioni sarebbe bastata una sneaker?