Mappa vintage

Vedi tutti

Uncanny Valley makeup, cos'è?

L'Intelligenza Artificiale ci imita, e noi imitiamo lei

Uncanny Valley makeup, cos'è? L'Intelligenza Artificiale ci imita, e noi imitiamo lei

Più immagini generate dall’Intelligenza Artificiale entrano nel nostro orizzonte di navigazione sui social network, più diventiamo bravi a riconoscerle. O almeno, così dovrebbe essere. Ci sono le mani, che sono sempre un po’ strane, ci sono i dettagli di sfondo, spesso confusi, c’è una generica sensazione di plasticità e artificialità che sembra allertare i nostri sensi, dire al nostro cervello e ai nostri occhi che in quello che stiamo guardando c’è qualcosa di irreale, di artificiale. Una specie di inquietudine di fondo, una spinta animale a riconoscere quello che è nostro e quello che non lo è. E anche quando i generatori di immagini diventano sempre più sofisticati e riescono a nascondere le loro lacune, continuiamo a sentirla, apparentemente inspiegabile. Di cosa si tratta?

L'origine dell'Uncanny Valley

Questo fenomeno è stato raccolto sotto il nome di Uncanny Valley. Già nel 1970 il professore giapponese di robotica Masahiro Mori coniò l’espressione per definire la sensazione che gli umani provano quando hanno a che fare con un robot (o con qualsiasi cosa non umana) quando cerca di essere più simile a una persona che può. È una sorta di uneasiness, di diffidenza specifica, di perturbazione. Un sentimento sottopelle che ci rende guardinghi quando, ad esempio, osserviamo i video del robot Sophia o quando guardiamo il film Cats nella sua versione del 2019, con i gatti umanoidi in CGI, troppo umani per essere gatti e troppo gatti per essere umani. Questa teoria è stata supportata da uno studio del 2019 che identifica quali aree del cervello respingono e accettano le entità artificiali quando si avvicinano troppo agli stilemi umani. 

Il trend su TikTok che imita l'umanoide

Un nuovo trend beauty su TikTok cerca di riprodurre questa sensazione di Uncanny Valley, ma non con l’uso dell’intelligenza artificiale bensì con il make up. Ecco che vediamo utenti di ogni età, genere e nazione applicare il trucco non più per conquistare qualcuno o per nascondere i difetti, quanto per apparire irreali e mettere a disagio chi li guarda. Ci sono diversi modi per ottenere questo effetto. Contouring teatrale, esagerazione dei tratti del viso, parrucche sintetiche, cancellazione delle sopracciglia tramite colla e correttore, occhi più piccoli o cartoonish. L’effetto è sempre lo stesso: sottilmente inquietante, come se qualcosa si fosse insinuato nella fabbrica della realtà, rendendola impercettibilmente inafferrabile, vicinissima e allo stesso tempo lontanissima. 

@yodelinghaley I feel so unserious bc i flopped at the makeup dc @Emilia Barth Brutus (Instrumental) - The Buttress

Uno scambio di ruoli

Con l’avvento dell’AI e di tutti i dibattiti che la circondano, mettendola in discussione da diversi punti di vista, è così assurdo pensare che questa fascinazione ambigua sia diventata desiderio di imitazione? Di controllo per una sensazione incontrollabile attraverso la riproduzione? Una sorta di doppio movimento. Da una parte di rivendicazione della forza creatrice potenzialmente inquietante del make-up, dall’altra di presa di controllo di meccanismi che ci fanno sentire a disagio. Come a dire: “Anche io posso essere uncanny”. Un rovesciamento di posizione. Mentre le intelligenze artificiali imitano noi noi imitiamo loro e il sentimento che ci suscitano, per divertimento o per studio. Una sorta di scambio di ruoli, di voluto caos, anche solo per un secondo. L’umano che si rende umanoide e poi si guarda da fuori, inquietato da se stesso. 

@bright.eyesss #uncannyvalley #prank original sound - Taylor Skeens

I microtrend della fuga dalla realtà 

Ed è un successo. L’hashtag #uncannyvalley ha più di 150 milioni di visualizzazioni. Ogni video è accompagnato dalla stessa sinistra melodia tratta dall’introduzione di Brutus, brano del rapper The Buttress. Per chi non riesce ad applicare il make up con precisione è stato anche creato un filtro, così da poter partecipare al trend a prescindere dalle abilità con matite, pennelli e ombretti. Incontra il #weirdcore e il #dreamcore, altre tendenze molto preponderanti sull’app che ormai si spezzettano in mille sottogeneri e microtrend, tutti a segnalare questa volontà di allontanamento dal reale e allo stesso tempo una sottile sensazione di inquietudine e preoccupazione per quel reale che vogliamo rifuggire ma che ci insegue, inevitabile. 

@magi0225 跟著潮流走,恐佈谷妝容 #uncannyvalley #trend#uncannyvalleystare #makeup #creepylook Brutus (Instrumental) - The Buttress

Uno specchio delle nostre inquietudini

Che il make-up venga usato per respingere, per spaventare e non solo per attirare, come pittura di guerra e non solo come pittura di conquista e corteggiamento, non è una novità. Da anni ormai il mondo del beauty vuole liberarsi dalle sue catene di femminilità, salute, delicatezza per diventare altro. Un esempio è l’unapproachable make-up. Con l’Uncanny Valley, però, si va oltre. In un mondo ibrido, l’incontro tra reale e artificiale, imitazione e realtà, in un gioco di specchi affascinante e confondente, perfetta emanazione della fluidità e confusione dei tempi contemporanei, che guardano all’Intelligenza Artificiale con timore e ammirazione