No, non vogliamo fare la fila ogni domenica mattina per fare colazione Questa situazione deve finire, e in fretta

Per me, la colazione fuori è importantissima. In un momento della mia vita in cui il lavoro non ingranava ma il tempo libero abbondava, è diventata uno dei pochi, anzi pochissimi, "vizi" che potevo concedermi. Uscire di casa praticamente in pigiama da sola o in compagnia, piazzarmi al tavolino del bar pasticceria all'angolo (all'aperto se il meteo lo permetteva) e ordinare un cappuccino e un cornetto alla crema alla modica cifra di 3, 4 o 5 euro era il mio momento di spensieratezza in un periodo complesso, e avevo anche mappato con perizia le mie paste da colazione preferite nel mio quartiere per qualità e gusto personale ma anche per rapporto qualità/prezzo. Sto facendo un'iperbole a fini di storytelling, ma neanche troppo.

La colazione a Milano oggi

Era il 2021. In contemporanea, nella città in cui vivo, che è Milano, il fenomeno colazione stava crescendo a dismisura, sviluppandosi in modi che non mi sento di approvare al 100%. Se vivete a Milano avete capito, probabilmente, dove sto andando a parare. La città, negli ultimi anni, si è riempita di quelli che sono a tutti gli effetti caffè di lusso, nuovi status symbol e place-to-be, che inizialmente ispirati alla pasticceria nord europea (cinnamon roll, cardamom roll, ) e poi trasformati in una bestia a sé stante, sono stati presi d'assalto. I prezzi sono alti, i tavoli di design, le insegne tutte da fotografare per sentirsi parte di qualcosa, del gruppo dei giusti. Dietro un'aria apparentemente minimalista e scandinava si nascondono lievitati che costano quanto 4 cornetti e cold brew dal valore di circa 3 cappuccini. Questi bar-sotto-steroidi-hipster-minimal sono diventati l'unico modo giusto di fare colazione, pare. E naturalmente sono costosissimi. Per la me del 2021, certo, ma per chiunque voglia fare colazione una volta a settimana, abbia un lavoro normale, debba pagare l'affitto e si mantenga da solo o da sola. Ed è inutile che TikTok cerchi di farci credere che "una colazione per una persona sotto i 10 euro" sia un affare. Non posso cedere a questa propaganda. 

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Fare la fila per la colazione è un fenomeno milanese? L'hype come unica regola di vita

Milano è la città dell'hype, pronta ad accogliere per prima in Italia (adesso, il fenomeno delle colazioni trendy and cool è arrivato anche a Torino, a Roma, a Firenze) istanze che arrivano dal nord europa e dal mondo anglosassone. La domanda però è: è accettabile fare la fila o dover prenotare anche per un momento italianissimo e sonnolento come la colazione? Quanto siamo disposti ad aspettare per una foto a un pain suisse al cioccolato che costa quanto un avocado toast in qualsiasi altra città d'Italia? Cosa c'è di male nel baretto sotto casa, quello con gli anziani in camicia che fumano sigarette? Forse, il problema è che abbiamo perso la capacità di esplorare senza lasciarci guidare da Instagram, la capacità di non sentirci pieno attacco di FOMO anche quando pensiamo a dove andare a prendere il caffè. Perché ci interessa così tanto di far parte di qualcosa, soprattutto se quel qualcosa è arbitrario, fittizio e si raggiunge solo acquistando qualcosa? Perché abbiamo normalizzato il fare la fila per mangiare? Se anche un momento semplice e spontaneo come quello della colazione nel weekend diventa nevrotico e tutto-da-fotografare, allora forse dobbiamo andare a toccare l'erba. Gratis. Senza smartphone e senza prendere il numerino.