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Dobbiamo imparare a stare da sole con i nostri pensieri

Basta podcast, è il momento di pensare

Dobbiamo imparare a stare da sole con i nostri pensieri Basta podcast, è il momento di pensare

Una volta, durante un Tinder date che non stava andando proprio bene, la persona con cui stavo passeggiando mi disse: "Non puoi prendere i mezzi con la musica nelle orecchie, poi come fai a sentire le persone, a prendere ispirazione dal mondo attorno a te?". La cosa mi sbigottì. Non tanto perché ho la sensazione che ascoltare le persone sui mezzi sia poco utile, ma soprattutto perché senza musica dovrei dare retta ai miei pensieri in libera uscita, cullata dai rumori della metropolitana, mentre attraverso la città. Chi è che ascolta volentieri i suoi pensieri? Sicuramente non io. "I'm just a girl, mentre guardo un film scrollo Instagram perché non voglio stare neanche un secondo in compagnia dei miei pensieri" quanti meme di questo tipo avete visto online negli ultimi tempi? Personalmente a migliaia. Forse è anche a questo che devono la loro popolarità i podcast, che si stanno allargando a dismisura a coprire qualsiasi argomento e tema (compreso il true crime) e che possono essere ascoltati ovunque, mentre si fanno le pulizie, mentre si sta sui mezzi, mentre si guida o ci si fa una doccia o anche semplicemente mentre si passeggia o si sta sui social. 

Parola d'ordine: evasione

C'è un motivo per cui la maggior parte della popolazione millennial e gen Z (me compresa, come l'episodio documenta) si blasta contenuti rumorosi nel cervello quasi 24 ore su 24, spesso anche a velocità doppia. Abbiamo paura delle notizie che ogni giorno invadono i social, e più sono negative più diventano virali e più è difficile sfuggirgli, distrarsi. Abbiamo paura del nostro futuro, della nostra situazione lavorativa ed economica, delle nostre prospettive di realizzazione emotiva e materiale. Abbiamo paura di quello che proviamo, perché ci sembra di non avere i mezzi per gestirlo. Non vogliamo ricordare, non vogliamo provare imbarazzo, non vogliamo pensare a noi stessi: viviamo e sopravviviamo distraendoci continuamente, evadendo dall'hic et nunc. È molto difficile essere giovani adulti in questo mondo e in questo momento, elaborare i nostri sentimenti riguardanti le cose personali, le tragedie piccole, quelle medie e quelle grandi, immense, talmente tanto grosse da non poter neanche darci il permesso di cominciare ad affrontarle. 

Come affrontare la solitudine

Il content non è l'unico modo per distrarsi, anche se ha il vantaggio di farci sentire sempre aggiornati e sul pezzo. Si può, ad esempio, stare sempre in compagnia. Passare da un impegno all'altro - anche se non è sostenibile sul lungo periodo - è un ottimo metodo per non stare da soli con i nostri pensieri neanche per un secondo, e ci riempie di amicizie e conoscenze, allontanandoci dalla solitudine. Come se non bastasse ci stanca molto: ci addormenteremo in un secondo e faremo un sonno senza sogni. C'è addirittura chi, pur di non pensare, si lancia in imprese imprudenti. È anche una questione di abitudine. Secondo alcuni studi, le persone non apprezzano di stare da soli con loro stessi senza stimoli per distrazioni anche solo per un periodo di tempo che va dai 6 ai 15 minuti, che nell'economia di una vita o anche solo di una giornata sono davvero pochi. 

@kelseysoles

Mood

original sound - Oswaldo Cepeda

Perché stare da sole fa bene?

Questo atteggiamento evitante non può durare per sempre, ed è il momento di dirselo chiaramente. Se anche volessimo sottrarci dalle cose del mondo, non potremmo mai riuscire a sfuggire dai noi stesse: tanto vale affrontarsi. Spendere del tempo da sole con noi stesse, nella nostra testa, ad ascoltare i nostri pensieri potrebbe essere positivo: potrebbe farci comprendere chi siamo e cosa vogliamo in questo momento, ad esempio. O quali ricordi abbiamo bisogno di superare, quali idee di noi sono superate, come i nostri comportamenti influiscono sulle persone che abbiamo attorno. A volte, potrebbe addirittura darci la possibilità di esprimere desideri ed elaborare soluzioni. Inoltre, infine, ci permette di non limitare i nostri sentimenti, e di esperire l'intero spettro di quelli umani. Spaventoso, ma anche sincero e utile nei confronti di noi stessi. Pazzesco cosa può fare la nostra voce interiore, quando le diamo lo spazio che merita. Su questo tema Ethan Kross ha addirittura scritto un libro che si intitola Chatter

Come si impara a stare bene da sole?

Come fare a imparare a stare da sole con noi stesse dopo mesi (forse anni) di continuo rumore? Suonerà stupido, ma anche questa è una questione di abitudine e di pratica. Bisogna darci il tempo di stare in silenzio, imporci di non prendere il telefono in mano ogni volta che non abbiamo niente da fare. Addirittura, potrebbe essere utile, nelle prime fasi di questo cambiamento, decidere in anticipo quanti minuti dedicare a quest'attività, che anche se sembra passiva è invece attiva, e proprio per questo ci spaventa. Un altra cosa da tenere in conto è che inevitabilmente arriveranno dei pensieri negativi, e dovremmo essere pronte ad affrontarli. Se pensiamo di non avere i mezzi per farlo, una buona idea potrebbe essere di rivolgersi a un* terapeuta, con sincerità, per farlo insieme. Ne varrà la pena.