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Ci dovrebbe essere un Oscar per la migliore scena di sesso?

La regista di film porno etici Erika Lust pensa che il lavoro dei sex coach vada riconosciuto e premiato

Ci dovrebbe essere un Oscar per la migliore scena di sesso? La regista di film porno etici Erika Lust pensa che il lavoro dei sex coach vada riconosciuto e premiato

"Ci sono Oscar per i costumi, per la decorazione degli interni e per i capelli e il trucco. In un'industria in cui il sesso vende, riconoscere il ruolo critico degli allenatori dell'intimità con una categoria di premi sarebbe una dichiarazione forte e tempestiva da parte dell'Academy."

La regista di film porno etici Erika Lust non ha dubbi: il lavoro dei coordinatori di intimità dovrebbe essere riconosciuto e premiato come e quanto qualsiasi professionista che lavora nel cinema. Quindi perché non introdurre una categoria apposita all’interno degli Oscar o dei Bafta? Lust che dal 2004 ad oggi ha lavorato a oltre 300 film per adulti, partendo dal presupposto che ogni scena deve tenere conto del consenso e del benessere di tutti gli attori coinvolti, crede che Hollywood debba imparare dal porno etico e porre le basi per "per proteggere i membri del cast da sfruttamento, misoginia e comportamenti degradanti". Un primo passo è rendere dignità al ruolo di quelle figure professionali che aiutano i protagonisti di film e serie tv a rendere credibili i momenti hot e, contemporaneamente, rendono il set più sicuro, tutelando chi quelle scene le deve girare.  

I coordinatori di intimità sono uno dei pochi risultati positivi ottenuti dal movimento #meetoo ed oggi sono ormai una prassi quasi su ogni set. Fare sesso, seppur per finta, davanti ad una telecamera può essere particolarmente problematico, quanto e più di girare una scena d’azione.

"Sin dai suoi albori, l'industria cinematografica mainstream è stata contaminata e plasmata dallo sfruttamento maschile. Questo include tutto, dal famigerato casting couch alla condotta scorretta di attori e registi nei confronti dei membri del cast, costringendoli a recitare scene a cui non erano consenzienti. Il movimento MeToo ha visto le donne reagire e i coach dell'intimità sono un passo fondamentale per garantire che registi e attori trasmettano il sesso, il piacere sessuale e la nudità con consenso, attenzione e senza sfruttamento".

Ha ribadito Lust, sottolineando l’importanza che i coach hanno nell’aiutare a definire gli spazi, i limiti, a rassicurare gli attori, coreografando i loro movimenti in ogni più piccolo dettaglio, in modo da renderli consapevoli di quello che devono fare, ma anche da metterli più a loro agio. Sono diventati così importanti che spesso le star, come Emma Thompson, Sydney Sweeney, Simone Ashley di Bridgerton, li ringraziano pubblicamente per averli aiutati a superare ogni imbarazzo o "trauma" che una scena di nudo o di sesso con un estraneo e davanti al resto della troupe può scaturire. Grazie a loro Hollywood potrebbe entrare in una nuova era dove a dominare non è più il male gaze o la mancanza di consenso e non si leggeranno più interviste di attrici che ripensano al sesso sullo schermo come ai momenti più umilianti e orribili vissuti in carriera. Chi guarda Game of Thrones ad esempio non ha mai pensato che l'interprete di Daenerys Targaryen, Emilia Clarke, trovasse fare quelle scene terrificanti né che Sydney Sweeney abbia ammesso di volersi sfregare la pelle dopo che le scene di sesso di certi film a cui ha lavorato in passato la mettevano a disagio o che Dakota Johnson ha dovuto lottare perché le acrobazie erotiche con il partner Jamie Dornan sul set di 50 sfumature di grigio fossero girate a porte chiuse per evitare di subire una vessazione simile a quella che ha portato Keira Knightley a dire che, non sentendosi sufficientemente tutelata, non farà più scene di sesso se a dirigerla non sarà una donna. E che dire del polverone sollevato dalla serie The Idol e dalle richieste di nudo e scene esplicite fatte da Sam Levinson a Lily-Rose Depp?

Il dibattito sul sesso all’interno di film e serie tv è più acceso che mai ora che Penn Badgley ha dichiarato di non voler più girare scene di sesso nella serie di Netflix You che lo vede protagonista. La sua motivazione è che non vuole “tradire” la moglie, ma, aldilà del caso specifico è legittimo che ogni attore dovrebbe poter decidere se fare o meno qualcosa davanti alla telecamera. Detto questo, le scene di nudo e di sesso non andrebbero censurate né tantomeno considerate superflue, perché possono essere fondamentali per raccontare una storia, l’evoluzione o l’involuzione di un personaggio. Quello che serve è una rappresentazione della sessualità più autentica che nasca da un’ottima sceneggiatura e continui venendo girata nel pieno rispetto fisico ed emotivo degli attori. E questo è possibile grazie a figure come gli intimacy coach. Quindi, perché non premiarli per il loro lavoro?