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Le donne ricoprono meno posizioni dirigenziali degli uomini

Una campagna di e.l.f Cosmetics lo sottolinea per cambiare le cose

Le donne ricoprono meno posizioni dirigenziali degli uomini Una campagna di e.l.f Cosmetics lo sottolinea per cambiare le cose

Parafrasando Cormac McCarthy, potremmo dire che questo non è un mondo per donne. C’è chi impone scelte sui nostri corpi, vorrebbe decidere chi amiamo, cosa indossiamo, pretende che diventiamo madri ma facendo ricadere l’intero lavoro di cura solo sulle nostre spalle, minando così la nostra salute mentale e mettendo a rischio il lavoro fuori casa, dove la maternità è tutt’altro che tutelata. Se, per qualche miracolo, riusciamo a sopravvivere a sessismo e molestie all’università o in ufficio, ci ritroviamo con un salario di gran lunga inferiore ai nostri colleghi uomini e poche possibilità di raggiungere delle posizioni ai vertici. A dirlo sono i numeri. Ad opporsi e cercare di far conoscere e quindi di cambiare la situazione è l’ultima campagna di e.l.f. Cosmetics.

So Many Dicks, la campagna di e.l.f Cosmetics  

Aumentare la consapevolezza e promuovere il cambiamento non è facile. Spesso è un processo lungo e tortuoso che richiede fatica, impegno, partecipazione, volontà e la forza di far sentire la propria voce e di esporsi in prima persona, ognuno con i propri modi. e.l.f Cosmetics, brand beauty newyorkese, ha scelto di dedicare la sua nuova campagna intitolata So Many Dicks, alla promozione della diversità all’interno dei consigli di amministrazione di società con sede negli Stati Uniti quotate alla Borsa di New York e al NASDAQ mostrando che "gli uomini chiamati Richard, Rick o Dick superavano in maniera schiacciante le donne e i gruppi diversi". Nello specifico, emerge che ci sono il doppio degli uomini di nome Dick rispetto alle donne ispaniche, 19 volte più uomini di nome Dick rispetto alle donne di origine mediorientale e solo tre donne native americane tra i dirigenti dei consigli di amministrazione. Mentre le donne nere e le donne asiatiche sedute al tavolo dei consigli di amministrazione americani superano di poco i Dick. 

Non solo parole, ma fatti

e.l.f Cosmetics è sempre stata un'azienda inclusiva, diversificata e orientata alla comunità perché convinta che un tavolo dirigenziale diversificato porti a risultati aziendali migliori e rilevanza culturale. Oggi, la sua forza lavoro di quasi 500 persone è composta per il 75% da donne, per oltre il 40% da persone nere e di colore e per il 65% da gen Z e millennial. Un’eccezione virtuosa se pensiamo che, secondo un rapporto di Conference Board e di ESGAUGE, tra i direttori nominati lo scorso anno, il 38% erano donne, rispetto al 43% dell'anno precedente, mentre gli incaricati, appartenenti a gruppi razzialmente ed etnicamente diversi sono scesi al 36%, dal 45% del 2022. Sensibilizzare e far conoscere i dati tramite la campagna So Many Dicks è solo il primo passo dell’iniziativa Change the Board Game, con cui l'azienda si impegna a raddoppiare il numero di donne e membri di diverse minoranze nei consigli di amministrazione aziendali entro il 2027.

Le donne nei consigli di amministrazione in Europa e Italia, i dati

Il messaggio di e.l.f Cosmetics è chiaro: i consigli di amministrazione non riflettono il mondo in cui viviamo né i clienti delle aziende, ma come è la situazione nel nostro continente? La Commissione Europea ha dichiarato che le donne in posizioni apicali sono ancora troppo poche. Meno di un terzo dei componenti dei consigli di amministrazione delle società di maggiori dimensioni sono donne, sebbene esse rappresentino il 60% dei laureati. "Per garantire che l’equilibrio di genere nei CdA delle grandi società quotate sia assicurato" l'UE ha stabilito che entro la fine di giugno 2026, il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e il 33% di tutti i posti di amministratore dovranno essere occupati da lavoratrici. Fermo restando che durante la selezione il merito deve essere utilizzato come criterio principale e che l'attribuzione dei posti deve essere completamente trasparente.

Women in the boardroom: A global perspective, uno studio di Deloitte condotto su oltre 18 mila aziende in 50 Paesi, ci mostra a che punto è l’Italia con l’uguaglianza nei consigli di amministrazione: nel 2023 la percentuale di donne nei CdA era pari al 40,4%. Un numero progressivamente aumentato dal 29,3% del 2018 in parte grazie alla legge Golfo-Mosca, ma ancora insufficiente se consideriamo che solo il 4% è CEO e che la presenza femminile nelle posizioni manageriali di alto livello è altrettanto scarsa. Senza contare che in Italia il gender pay gap - cioè la differenza tra il salario annuale medio percepito da donne e uomini - si stima al 43% mentre nel 2022 il divario di occupazione tra uomini e donne era al 17,5%. E le cose peggiorano in presenza di figli.

I benefici di inclusività e uguaglianza nei CdA

e.l.f Cosmetics è convinto che "Una maggiore diversità a livello di consiglio di amministrazione aiuti le aziende a riflettere meglio le comunità che servono – e ciò può portare a più profitti per tutti". L'Harvard Business Review evidenzia l’impatto positivo delle manager nei CdA, più preparate rispetto ai loro colleghi, e anche altri studi sostengono che la loro presenza aumenti le probabilità di crescita dell’azienda. Pare infatti che boardroom con membri diversi possano portare avanti idee e spunti diversi che possono dare alle aziende un vantaggio competitivo. Allora perché se questo modello risulta vincente non viene adottato più spesso? Molte aziende hanno compiuto progressi degni di nota aumentando i livelli di rappresentanza nei loro consigli di amministrazione sia di donne che di persone provenienti da gruppi razziali ed etnici sotto-rappresentati, ma la strada da fare è ancora lunga e passa attraverso la decostruzione del patriarcato e degli stereotipi di genere, razziali e religiosi