Vedi tutti

In Italia, essere madri lavoratrici è quasi impossibile

E allora, perché ci invitano caldamente a fare dei figli?

In Italia, essere madri lavoratrici è quasi impossibile E allora, perché ci invitano caldamente a fare dei figli?

Eccoci qua, ancora una volta, a parlare di famiglia e maternità in Italia, e a mettere una di fronte all'altra due fazioni principali, che non potrebbero essere più lontane di così. La prima è quella formata da Eugenia Roccella, Giorgia Meloni e Lavinia Mennuni e per esteso di tutte le persone che sono d'accordo con loro. Queste donne - ovviamente appoggiate dagli uomini che siedono dalla loro stessa parte - invitano caldamente le altre donne a procreare da giovani e abbondantemente, si scagliano contro l'aborto sui palchi di tutta Italia, parlano delle donne come di guerriere al fronte e sminuiscono la solidarietà femminile a meno che non sia tra madri. Dall'altra parte della barricata c'è la realtà. La triste realtà, quella di una Nazione in cui non gli aiuti alle giovani famiglie e alle giovani madri sono insufficienti o inesistenti, in cui l'IVA sui prodotti per la prima infanzia è aumentata e i prezzi proibitivi, in cui le madri - se scelgono di essere madri - possono essere solo questo e se non lo sono allora avranno difficoltà lo stesso perché i posti di potere sono degli uomini e perché guadagneranno di meno in ogni caso o quasi.

I dati sulla disoccupazione femminile

Dalla parte di questa crudele realtà anche gli ultimi dati sulla disoccupazione femminile. Secondo quelli raccolti dalla Camera dei Deputati e presentati a dicembre 2023, ad esempio: "Nel contesto europeo, il tasso di occupazione femminile in Italia risulta essere – secondo dati relativi al IV trimestre 2022 - quello più basso tra gli Stati dell’Unione europea, essendo di circa 14 punti percentuali al di sotto della media UE: il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni è stato, infatti, pari al 55 per cento, mentre il tasso di occupazione medio UE è stato pari al 69,3 per cento". Scendiamo un po' nei dettagli. Eurostat aggiunge che nel 2022 nella fascia di età 25-54 il tasso di occupazione per le madri di un figlio si fermava al 63%, mentre quello dei padri al 90%. Con due figli i numeri calavano ulteriormente al 56%. Non stupisce dunque, adesso, che il 2022 abbia visto il minimo storico della nascite in Italia. Come potrebbe essere altrimenti? I bonus per le mamme previsti dal pacchetto famiglia 2024 basteranno a tappare una voragine importante? 

Un problema di figli, ma anche di istruzione. Che le due cose siano collegate?

Dando un'ulteriore occhiata ai dati, e inserendo nella rilevazione anche un'altra variabile, le cose si fanno ancora più chiare. Sempre secondo le tabelle Eurostat, infatti, a contare non è solo l'età e il numero dei figli, ma anche il livello di istruzione. Tra le donne che hanno un figlio, le laureate lavorano per l'82%, mentre quelle che hanno la terza media si fermano al 42%. Nel caso di mamme di tre o più bambini che hanno conseguito la laurea si parla del 77%, mentre il numero crolla al 21% se il livello scolastico scende alla terza media. Il tasso di occupazione sale, ovviamente, se parliamo di donne senza figli e anche laureate. Si parla in questo caso del 79%. È così difficile capire perché? Se una giovane madre volesse anche studiare, ad esempio, troverebbe il tempo, le risorse e l'assistenza di cui ha bisogno? Tante domande, e le risposte non sono esattamente confortanti, se dobbiamo basarci su quello che vediamo attorno a noi tutti i giorni. 

Maternità e lavoro: una riflessione generale

In questa sfida all'ultimo sangue tra inviti accorati e realtà, tra volontà e numeri, tra ideologia e statistiche, quello che possiamo trarne è una riflessione generale. È davvero impossibile, come nazione, come società e come comunità, costruire un mondo in cui ogni donna possa scegliere per sè se vuole mettere su famiglia oppure no, se vuole sposarsi oppure no, se vuole avere figli e quanti vuole averne, senza scivolare in posizioni ideologiche o di protesta? Esiste una realtà anche politica in cui la maternità non vada a danneggiare qualsiasi altro aspetto della vita di una donna, compresa e non esclusa la sua forza, la sua indipendenza, il suo femminismo e la sua libertà? Forse, i nostri sforzi come persone e come Paese dovrebbero andare in questa direzione: nel garantire a chi lo vuole il diritto di essere genitore, e a chi non lo vuole quello di non esserlo