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Spiegare Diana Ross alla gen Z

Ecco chi è la donna che è stata nominata testimonial di YSL a 79 anni

Spiegare Diana Ross alla gen Z Ecco chi è la donna che è stata nominata testimonial di YSL a 79 anni

YSL, nella persona del direttore creativo Anthony Vaccarello, ha annunciato su Instagram che la protagonista assoluta della campagna Spring 2024 sarà lei, nientepopodimeno che Diana Ross, bellissima e altera in un abito nero con scollo halter, in bianco e nero, intensissima. Come veicolare a una generazione di ragazze giovanissime che si approcciano con entusiasmo e curiosità al mondo della musica, del femminismo e della rappresentazione sui media cosa ha significato per il mondo dell'intrattenimento statunitense e mondiale una figura come quella di Diana Ross? È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo, soprattutto nel giorno del suo compleanno. Sono 80.

Le Supremes

Prima delle Spice Girls e delle Destiny's Child furono le Supremes. Una girl band ante-litteram, una girl squad prima di Taylor Swift, le Supremes oltre a rimanere, ad oggi, al secondo posto nella classifica dei gruppi al femminile che hanno venduto di più - con 29 album e più di 50 milioni di copie - diventarono anche la punta di diamante di Motown, etichetta discografica statunitense fondata nel 1959 a Detroit da Berry Gordy. Come è facile immaginare, i loro inizi non furono facili. Diana Ross, Betty McGlown, Mary Wilson e Florence Ballard dovettero lottare per passare da seconde voci e coriste a protagoniste del palco, diventando un simbolo della temperie musicale statunitense di quegli anni tra il 1959 e il 1970 con brani come Where Did Our Love Go, Baby Love e Come See About Me

La carriera solista 

Nel 1970 Diana si separa dalle Supremes. In quegli anni, ha poi rivelato nell'autobiografia Secrets of a Sparrow, soffriva di anoressia nervosa ed era sottoposta a forti stress e pressioni a causa della fama e del rapporto con le sue colleghe. Con il suo primo album solista (che conteneva Ain't No Mountain High Enough) arrivano i primi posti in classifica, il successo nella Gran Bretagna, uno special televisivo a lei dedicato e anche i primi ruoli cinematografici. Con Motown i rapporti non saranno sempre facili, anzi. Lei e il presidente ebbero diversi screzi e una storia d'amore, che la portarono a cambiare casa discografica per poi tornare, dopo un periodo di pausa, indietro. Impossibile riassumere la sua carriera, i premi, i successi in un articolo solo, quello che è sicuro (e sintetizzabile) è questo: non sappiamo in tutta onestà se ci sarebbero state nella nostra vita artiste come Janet Jackson e Beyoncé senza prima l'eredità irrinunciabile di Diana Ross, sia nella musica che nello stile che nella presenza sul palco, che ha dimostrato a un mondo di bianchi quanto potesse risultare valida un'artista nera e, nel processo, ha spalancato delle porte che prima di lei erano chiuse.

@aaron.hollomon Diana Ross surprised Beyoncé for her Birthday last night in Los Angeles. Still not convinced I wasnt dreaming this! #fyp #dianaross #beyonce #beyoncebirthday #renaissanceworldtour original sound - AZH

Le lotte e l'eredità

Diana Ross è una pioniera per ogni membro non bianco (e in particolare nero) dell'industria dell'intrattenimento. Un'interprete caparbia e decisa che, solo esistendo nel suo elemento (quello della musica dance e oltre) e lottando per quello che spettava al suo talento ha ottenuto tanto, per lei ma anche per chi è venuto dopo di lei. A partire dallo stile. Nelle parole di Whoopi Goldberg, che si è trovata a parlarne e a scriverne in diverse occasioni, ultima ma non ultima la prefazione del libro Supreme Glamour: "Tutto ciò che riguardava le Supremes - tutti quegli abiti, tutti quei tailleur, tutti quei berretti, guanti, pellicce, il trucco, le ciglia, le parrucche - mi faceva credere che stessero parlando a me. Negli anni Sessanta non si era mai visto nulla di simile: tre donne nere che erano totalmente emancipate, creative, fantasiose. Vedere le Supremes era capire che era possibile essere come loro, che i neri potevano farlo...". Il mondo questo lo aveva capito già negli anni Ottanta, quando a lei venivano dedicate biografie non autorizzate e servizi giornalistici, anche se ci sta mettendo un po' per mettersi al passo. Se per una donna nera è difficile barcamenarsi nel mondo dello spettacolo (e a Hollywood) ancora oggi, riusciamo a immaginare come andavano le cose 60 anni fa

Il legame con Yves Saint Laurent

La sua nomina a testimonial per la campagna Spring 24 di Yves Saint Laurent ha i suoi precedenti e non cade nel vuoto, anzi il contrario. L'artista, infatti, è una vecchia amica della maison e anche del suo fondatore, con cui è stata fotografata a un party UNICEF nel 1980. Indossa il brand fin dagli anni Settanta sulla pista da ballo dello Studio 54 ed è stata avvistata agli show parigini in diverse occasioni. Un ritorno più che una rivelazione, un lavoro di archivio e di recupero che fa da reminder di come sono cambiate le cose, ma soprattutto di quanto ancora c'è da fare.