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Il dress code a scuola è un concetto superato?

La polemica social scatena domande e reazioni forti

Il dress code a scuola è un concetto superato? La polemica social scatena domande e reazioni forti

Come vi vestivate a scuola? Preppy e sbarazzine come Britney Spears o sportive e casual come le modelle off-duty, sull’onda dell’athleisure? Realisticamente, soprattutto per i pendolari e per i dormiglioni, la priorità era arrivare in classe in orario, senza farsi sgridare dal prof per il ritardo e senza dover passare in segreteria per un permesso. Ecco che venivano fuori, nell’abbigliamento quotidiano da scuola, magliette sdrucite e felpe dei fratelli maggiori, per il massimo del comfort. 

Cosa si indossa oggi a scuola?

Adesso, le cose sembrano essere cambiate. Un apparentemente innocente selfie scattato nei bagni di una scuola superiore ha scatenato un vero e proprio dibattito, con toni accessi e “ai miei tempi”. Ma qual è il problema? La ragazza, che vediamo allo specchio con lo smartphone davanti al viso, indossa un top senza maniche che le lascia la pancia scoperta e un paio di jeans strappati. Alcuni utenti lo hanno reputato inaccettabile, e l’espressione dress code è venuta fuori più di una volta. 

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Le fazioni: dress code a scuola sì o no?

Le fazioni principali sono due: ci sono i sostenitori della sacralità della scuola e dell’edificio scolastico, che sostengono che per andare a farsi un’istruzione si debba rispettare un codice di abbigliamento formale, come quando si va a lavorare in ufficio, in ospedale o a partecipare a una cerimonia in Chiesa (o in altri edifici religiosi), e poi c’è invece che se ne infischia, e sostiene che questo tipo di imposizioni siano costrittive e neghino la libertà di espressione degli studenti e soprattutto delle studentesse in nome di un concetto, quello del decoro, che appartiene a un mondo vecchio e superato e che, se impugnato dalle persone sbagliate, non riguarda più tanto il rispetto quanto il controllo di corpi e comportamenti

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Il dibattito si ramifica

Nel mezzo, come sempre, una grande varietà di posizioni e istanze. C'è chi dice che gli adulti sui social non dovrebbero assolutamente interessarsi alle questioni giovanili, diffondendo con le loro risposte e le loro condivisioni piccate quella che è, alla fine, la foto di una ragazza minorenne. C'è chi ignora completamente la questione look e si concentra sulle unghie lunghe o sul vape portato nei bagni, che sarebbero sintomo di maleducazione o passaggio obbligato della giovinezza. Insomma, questa studentessa è stata messa sotto la lente d'ingrandimento, usata come bandiera del supposto menefreghismo della gen Z. E pensare che voleva solo pubblicare un selfie allo specchio. 

Gli esempi nella cultura pop 

Tornando al punto originario, non è difficile capire da dove venga la convinzione dei ragazzi di potere e dovere esprimere se stessi anche a scuola, senza differenziare troppo tra aula, bar e club. Dopotutto, nei film e nelle serie tv ambientate nelle scuole superiori vediamo le protagoniste in look improbabili, che se realizzati da una studentessa normale presupporrebbero ore e ore di trucco, parrucco e scelta della minigonna più corta e del top di latex o pizzo più trendy del momento. È il caso di Euphoria o di Élite. In quest’ultima, neanche l’uniforme da scuola privata può fermare la voglia delle protagoniste di accorciare le gonne, legare le camicie e indossare lingerie di pizzo e calze a rete

Casi estremi e controllo

Negli Stati Uniti, alcuni istituti di istruzione impongono dress code molto molto conservativi, che colpiscono soprattutto le ragazze e che vengono fatti rispettare per “non porre in tentazione professori e compagni”, quindi per proteggere gli uomini. In questi casi, vengono considerati problematici e fuori dal codice non solo scolli profondi, ma anche indumenti vagamente aderenti che sottolineano le forme. Anche questo è un problema inaccettabile, su cui oltreoceano si è discusso approfonditamente senza trovare conciliazione, e che si nasconde dietro le idee di rispetto e decoro. 

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Una questione sfumata

Insomma, anche se il dibattito si è polarizzato in due opinioni estreme, le sfumature si sprecano, e andrebbero considerate. Deve esistere un contatto sensato e costruttivo in primis tra le generazioni, che dovrebbero incontrarsi e comprendersi fuori dai social, e anche tra il concetto di decoro e quello di libertà assoluta di espressione. La domanda finale, in realtà, è: esiste un modo di controllare l'abbigliamento femminile senza risultare anche inconsciamente influenzati da ideali patriarcali e misogini?