I jet dei ricchi inquinano quanto quattro persone in un anno Ed è un problema

"Lo fate solo per rompere i c*glioni". Con queste parole, pronunciate in diretta a La Zanzara, Fedez ha liquidato la proposta di Ester Goffi, attivista di Ultima Generazione, che si era espressa a favore dell’abolizione dei jet privati. Per il cantante, chi si scaglia contro i voli dei super-ricchi non lo fa per reale urgenza ambientale, ma per puro moralismo o per dar fastidio. "L’aviazione pesa per il 2% sulle emissioni globali e i jet privati sono una frazione di quel numero", ha dichiarato. E ha rincarato: "Anche senza aerei privati, il mondo andrebbe comunque in fiamme". È davvero così? I voli dei super-ricchi sono solo una goccia nel mare o un simbolo potente dell’ingiustizia climatica? 

L’impatto reale dei jet privati sull'ambiente

Partiamo dai numeri. È vero che l’intera aviazione civile globale è responsabile "solo" del 2,5% circa delle emissioni globali di CO₂, come riportato nel Rapporto ambientale sull’aviazione europea 2025 dell’Easa. Ma questo dato aggregato nasconde forti squilibri. Secondo l’International Council on Clean Transportation (ICCT), i jet privati da soli nel 2023 hanno emesso 19,5 milioni di tonnellate di gas serra, pari al 4% delle emissioni del settore dell’aviazione civile. Un dato apparentemente piccolo, ma che nasconde un problema gigantesco: il consumo pro capite. Un singolo volo su un jet privato emette fino a dieci volte di più a passeggero rispetto a un volo di linea. Un solo jet può generare le stesse emissioni annue di 177 automobili. E il paradosso? Solo lo 0,0008% della popolazione mondiale utilizza questo tipo di trasporto.

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Non solo Taylor Swift: l’Italia dei voli dorati (e inquinanti)

Nel 2023, quasi 60.000 voli di jet privati sono decollati da aeroporti italiani. Il nostro Paese è il terzo per voli privati in Europa e il sesto a livello mondiale, con l’1,5% del traffico globale. La Francia è in testa con oltre 80.000 voli, seguita da Germania e Italia. La maggior parte di questi voli? Per tratte brevi o brevissime: secondo l’ICCT, il 50% dei jet privati percorre meno di 895 km. Tratte ampiamente coperte dai treni ad alta velocità, soprattutto in Europa. Insomma, si vola per comodità, non per necessità.

L’esempio (negativo) delle celebrità

Nonostante io stessa sia una sua grande fan, bisogna ammettere che Taylor Swift è diventata, suo malgrado, un simbolo di questo problema. Nel 2024 ha volato 98 volte col suo Dassault Falcon 7x, per un totale di oltre 300.000 litri di carburante bruciati. Il tutto per spostarsi tra concerti, case private e il fidanzato Travis Kelce. Secondo l’attivista e studente universitario Jack Sweeney, che tracciava i suoi voli su X, alcuni dei suoi viaggi sono stati compiuti solo per fare ritorno a Nashville o a Kansas City. Anche Jannik Sinner è stato di recente al centro di polemiche simili, dopo il ritorno in Italia con jet privato post-vittoria. È stato il matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sánchez a Venezia, lo scorso giugno, a fornire il dato più clamoroso: più di 95 jet privati per gli invitati, pari a 5.000 tonnellate di CO₂. Compensabili, forse, solo con 80.000 alberi piantati per dieci anni.

Un privilegio ambientale (ingiustificato)

Il vero nodo non è solo l’inquinamento in sé, ma la giustizia climatica. I jet privati rappresentano la forma più sfacciata di un’ingiustizia ambientale ormai insostenibile: pochissimi emettono tantissimo, mentre le conseguenze del riscaldamento globale, (desertificazione, inondazioni, migrazioni forzate), le pagano le fasce più povere del pianeta. E se anche i jet privati rappresentassero "solo" una piccola percentuale, perché non iniziare proprio da lì a ridurre le emissioni? Si tratta infatti di un consumo superfluo, non necessario, che può essere facilmente sostituito da treni o voli di linea.

Cosa si può fare (e cosa non si fa)

Il rapporto dell’ICCT propone tre soluzioni concrete:

  1. Trasferire il traffico breve su treno, come già avviene in Francia;
  2. Ridurre le emissioni tramite limiti più severi all’efficienza energetica e obbligo di carburanti sostenibili (come nella strategia europea "ReFuel EU");
  3. Introdurre una tassa globale sul carburante dei jet privati: basterebbero 0,40€/litro per raccogliere 3 miliardi di dollari l’anno da investire nella transizione green dell’aviazione.
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Il cielo è dei ricchi

Se ne parliamo così spesso, perché ancora nulla è stato fatto? La verità è che l’industria dei jet privati è protetta da un sistema di potere, denaro e lobby. I loro clienti principali sono le celebrità, i CEO, i grandi investitori. Chi ha i mezzi per inquinare senza preoccuparsi, né farsi notare. Persino nascondere il proprio jet è possibile, intestandolo a fondi o trust di comodo, come nel caso dell’aereo di Taylor Swift. Per questo Fedez sbaglia. Criticare chi inquina più degli altri, non è retorica. È una battaglia concreta e fondata. Non contro una persona, ma contro un modello di privilegio ambientale che va messo in discussione. Se oggi sei abbastanza ricco da volare senza conseguenze, domani sarai abbastanza ricco da comprare una via di fuga dal disastro climatico. Ma il resto del mondo no. E allora sì, ci sta "rompere". Perché se non si inizia dai jet dei miliardari, allora da dove?