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Non esiste Pride senza le donne trans

Ora più che mai, faremmo bene a non dimenticarcene

Non esiste Pride senza le donne trans Ora più che mai, faremmo bene a non dimenticarcene

Nel 1967, nel Greenwich Village di New York City, ormai da tempo "quartiere arcobaleno" (diremmo oggi) della Grande Mela, aprì il gay bar Stonewall Inn. Diventato presto punto di riferimento per la comunità LGBTQIA+, fu anche il luogo in cui il 28 giugno 1969 avvennero gli Stonewall riots, che di certo non furono un caso isolato ma il punto culminante di una serie di raid, attacchi e intimidazioni da parte del potere repressivo. I report dell'epoca parlano di una clientela formata per la maggior parte da uomini gay, ma non mancavano lesbiche, persone trans e altri membri della comunità. Anzi, molte donne trans - in una rivendicazione postuma di un giorno entrato nella storia della comunità - sono state riconosciute e celebrate come vere iniziatrici della rivolta, coloro che non solo scagliarono le pietre alle forze di repressione, ma che si presero anche cura dei feriti dopo.

Questa, però, è "solo" storia. In Italia e nel mondo, le aggressioni transfobiche sono all'ordine del giorno, nel presente, adesso. Oggi più che mai, dunque, è importante sottolineare che il pride non esiste e non può esistere senza la comunità trans e non binary e che il femminismo, per esserlo davvero, deve essere intersezionale e sfidare il sistema, piuttosto che cercare di riprodurlo a parti invertite nel mantenimento dei due generi. 

Diritti trans, la situazione in Italia

Mentre il mondo finge di dimenticarsene o di non pensarci, le leggi negli USA si inaspriscono, il percorso di riaffermazione del genere diventa sempre più complesso e osteggiato (e se nei documenti made in USA anche l'attrice Hunter Schafer viene misgendered allora figuriamoci cosa succede alle persone meno famose di lei) e le persone trans, anche in Italia, non vengono tenute in considerazione, la loro identità eliminata e annullata (sulla carta) quando non violentemente attaccata, come è successo a Roma appena qualche ora fa, dove delle donne trans sono state strattonate, derubate e malmenate, il tutto a favore di fotocamera dello smartphone. Il problema esiste, e bisogna guardarlo negli occhi. Anche e soprattutto se ci fa sentire a disagio. Per questo, dobbiamo conoscere la situazione italiana, che è la peggiore in Europa. 

Il caso di Firenze e la Commissione per ridefinire le linee guida sulla transizione di genere

Donata Columbro su La Stampa evidenzia come il governo italiano stia prendendo decisioni riguardanti le persone trans, non binarie e intersex senza coinvolgerle e con l'intenzione neanche tanto celata di eliminarle. Un esempio è l'ispezione all'ospedale Careggi di Firenze avvenuta a gennaio, che ha portato alla sospensione della prescrizione della triptorelina, un farmaco utilizzato per ritardare la pubertà nei giovani con incongruenza di genere. Successivamente, è stata istituita una Commissione di 29 membri (nessuno proveniente da associazioni trans) per ridefinire le linee guida sulla transizione di genere. Questi provvedimenti sono stati criticati per la mancanza di basi scientifiche e per l'esclusione delle voci direttamente interessate.

Parallelamente, è stato presentato lo studio "SPoT", promosso dall'ospedale Careggi e dall'Università di Firenze, che ha coinvolto oltre 19.000 partecipanti. Lo studio ha rilevato che il 7,7% degli intervistati si identifica con un genere diverso da quello assegnato alla nascita, con una predominanza di identità non binarie. Inoltre, quasi la metà ha riportato discriminazioni nell'accesso ai servizi sanitari. Questi dati sottolineano la necessità di politiche inclusive, che tengano conto delle diverse esperienze. Ma il governo italiano non ne ha alcuna intenzione, anzi. E il problema è anche della società. Lo dicono i numeri. 

Le aggressioni transfobiche in Italia: i numeri

Se gli attacchi alla comunità trans arrivano dall'alto, dal basso non si sta tanto meglio. Secondo i dati del Trans Murder Monitoring di TGEU, nel 2024 sono state segnalate 350 persone trans e gender non conforming uccise. Si tratta di un aumento significativo rispetto all’anno precedente, quando i casi riportati erano 321. Questo dato conferma ciò che la comunità trans denuncia da tempo: la violenza transfobica non sta diminuendo, anzi, è in crescita, alimentata da discorsi d’odio anti-trans sempre più diffusi. In linea con gli anni precedenti, l’America Latina e i Caraibi continuano a essere le regioni del mondo con il numero più alto di omicidi, il 70% del numero totale. I dati mostrano ancora una volta tendenze allarmanti legate all’intersezione tra misoginia, razzismo, xenofobia. La maggior parte delle vittime sono infatti donne trans nere, persone trans razzializzate e sex workers transIn Europa, l'Italia detiene il primato per numero di crimini motivati dall'odio transfobico. Tuttavia, molte aggressioni non vengono denunciate, portando a una sottovalutazione del problema.

L'identità cancellata e il movimento TERF

Se, spesso, parlando di numeri, è molto complesso conteggiare separatamente le aggressioni omolesbotransfobiche - che sono figlie di uno stesso atteggiamento violento e prevaricante da parte dei gruppi che, in questo momento e nel contesto del patriarcato e le governo, sono quelli al potere - non possiamo ignorare il primato italiano, non possiamo ignorare le specificità dell'odio transfobico e non possiamo ignorare che, anche dentro quella che apparentemente è la comunità LGBTQIA+, ci siano dei gruppi il cui odio si concentra verso le donne trans. Stiamo parlando ad esempio delle TERF, o femministe radicali trans-escludenti, che stanno prendendo sempre più spazio nel discorso pubblico, anche per colpa di J.K. Rowling. Per loro, le donne sono solo quelle biologiche, e qualsiasi altra cosa va abolita, anche con la violenza. Uno sviluppo preoccupante, perché mina le basi del femminismo contemporaneo, che deve rimanere il più possibile intersezionale e mindful nella sua apertura verso le donne trans, e apre alle destre estremiste, che non vedevano l'ora di essere sostenute nel loro movimento di odio. Tenere gli occhi aperti, dare voce e sostegno (anche economico) alle donne e alle persone trans e non binarie e difenderle dall'odio transfobico è il minimo che possiamo fare, e allora non resta che iniziare a farlo.