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J.K. Rowling non smette di farci inorridire

L’autrice festeggia la sentenza della Corte Suprema del Regno Unito che riscrive il significato di “donna”

J.K. Rowling non smette di farci inorridire  L’autrice festeggia la sentenza della Corte Suprema del Regno Unito che riscrive il significato di “donna”

Nella giornata di mercoledì 16 aprile sono accaduti due fatti, collegati e consequenziali: la Corte suprema del Regno Unito ha stabilito in una sentenza cosa sia una donna, e l'autrice di Harry Potter J.K. Rowling si è confermata una persona abietta. Nella sentenza di 88 pagine For Women Scotland Ltd v The Scottish Ministers, i 5 giudici della Corte si sono espressi sul ricorso presentato da For Women Scotland contro il governo scozzese in merito alla legge sulle pari opportunità (l’Equality Act) e hanno decretato che, con il termine donna, ci si riferisce giuridicamente a una donna biologica - dunque una persona con caratteristiche biologiche appartenenti al sesso femminile. Secondo questa interpretazione, le donne transgender non hanno diritti, e, secondo la legge per le pari opportunità, non sono donne. Il For Women Scotland è un’organizzazione apertamente transfobica, nata nel 2018 a seguito della proposta di riforma del Gender Recognition Act da parte del governo scozzese, che mirava a facilitare il percorso legale di riconoscimento di genere per le donne trans. L’associazione si è sempre distinta per l’opposizione feroce a qualsiasi ampliamento dei diritti alle donne transgender, affermando che tali riforme avrebbero "minacciato la sicurezza delle donne". 

Una lunga storia di azioni e discriminazioni contro la comunità trans 

In una foto pubblicata su X, l’autrice della saga di Harry Potter, indossando un caftano su uno yacht, ha festeggiato la sentenza facendosi scattare una foto mentre fuma un sigaro e sfoggia un’espressione a dir poco compiaciuta: "Adoro quando tutto va secondo i piani", ha scritto. I piani discriminatori di Rowling sono ben conosciuti da anni: dal marzo 2018, precisamente, quando gli utenti di Twitter notarono un suo like ad un tweet che affermava come le donne trans fossero "uomini che indossano vestiti". Interpellata a riguardo, la scrittrice notò come quel like le fosse sfuggito: era interessata all’identità di genere, e voleva portare avanti delle ricerche sul tema.

J.K. Rowling non smette di farci inorridire  L’autrice festeggia la sentenza della Corte Suprema del Regno Unito che riscrive il significato di “donna” | Image 563818

Un paio d'anni più tardi, sempre sulla stessa piattaforma, commentò un articolo dal titolo Creare un mondo più equo post-Covid per le persone che hanno le mestruazioni, scrivendo: "Persone che hanno le mestruazioni. Sono sicura che una volta ci fosse una parola per indicare queste persone. Qualcuno mi aiuti. Wumben? Wimpund? Woomud?". Pochi giorni dopo, nel giugno 2020, scrisse una sorta di saggio pubblicato sul proprio sito, in cui si dichiarava preoccupata per questo tipo di attivismo e sulle ricadute che tale attivismo potesse o meno avere sulla sicurezza e sui bambini (!) e sul linguaggio "alieno" e "deumanizzante" con cui le persone potevano venire definite "persone con la vulva". In questi anni, Rowling ha contribuito economicamente alla causa, donando 70.000 sterline al For Women’s Scotland, e si è espressa pubblicamente nei confronti del partito laburista e del suo leader, Keir Starmer, accusandolo di aver "abbandonato le donne" in favore di "pigri abbracci ad un’ideologia quasi religiosa".

La costruzione dell’identità e del potere

Per Rowling, essere una donna coincide con il corpo femminile e le esperienze nel mondo che avere tale corpo comporta, dimenticando come questo tratto identitario sia una costruzione storica, politica e sociale, più che una realtà materiale, fissa e immutabile. In vari forum online dedicati alla transizione di genere, dove molte persone raccontano i loro percorsi con lucidità, diverse si interrogano su questa crociata portata avanti dall’autrice inglese: "Vorrei solo sapere perché ci odia così tanto". Nella visione di Rowling sono le persone, non il linguaggio, a venire deumanizzati, escludendo proprio quelle esperienze che sfidano le norme dominanti e che hanno contribuito ad allargare, nel tempo, la comprensione di cosa possa essere donna.

In un clima politico in cui l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato un provvedimento che impedisce alle atlete transgender di competere nelle gare femminili - il cui titolo, Fuori gli uomini dagli sport femminili, non riconosce nemmeno la loro identità di genere, e in cui la Ministra per le Pari Opportunità in Italia Eugenia Maria Roccella si dichiara d’accordo con Rowling, affermando: "Sappiamo tutti che si nasce uomo o donna", la sentenza del 16 aprile ci appare come perfettamente congrua al contesto politico e culturale che vorrebbe invisibilizzare e dunque eliminare le persone transgender, negandone l’identità e il loro riconoscimento giuridico. Attraverso questa sentenza - e più in generale, attraverso l’azione del diritto - non si registrano delle differenze, ma si producono attivamente. Il giudizio non è mai neutro: esprime e cristallizza una relazione di potere. Decide chi può esistere, chi ha diritto a essere riconosciuto e chi invece cancellato.