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Le 5 mostre sul fashion che vorresti aver visitato: e forse per una sei ancora in tempo

Nella Giornata internazionale dei musei è importante ricordare che l’arte si veicola attraverso tante forme, e una di queste è senza dubbio la moda

Le 5 mostre sul fashion che vorresti aver visitato: e forse per una sei ancora in  tempo Nella Giornata internazionale dei musei è importante ricordare che l’arte si veicola attraverso tante forme, e una di queste è senza dubbio la moda

Oggi, 18 Maggio, è la Giornata internazionale dei musei e noi di nss G-Club abbiamo pensato di onorarla attraverso una rassegna ad hoc pensata per voi delle mostre sul fashion più acclamate e importanti degli ultimi anni. Andando a ritroso è importante fare un salto temporale alla primissima mostra sulla moda in senso più ampio, che ebbe luogo a Vienna presso il Museo di Arti Applicate (MAK) nel 1903 grazie alla compagnia Wiener Werkstätte (traducibile con "Officina viennese"). L’obiettivo del gruppo era dichiaratamente quello di introdurre anche nella vita quotidiana oggetti di elevato valore estetico ed artistico, e infatti furono esposti arredamento, porcellane, vetro, gioielli, tessuti e capi di vestiario. Negli anni, le esposizioni sugli archivi di stilisti storici e rivoluzionari, sono state più presenti e reperibili, grazie anche a una democratizzazione del lusso. 

“Bellissima: Italy and High Fashion 1945–1968” (NSU Art Museum Fort Lauderdale, 2016)

Bellissima è stata una mostra allestita all’NSU in Florida, per celebrare l’allure e il prestigio del mondo sartoriale italiano, mettendo in risalto i look di un ventennio di grandi rivoluzioni per il design del bel Paese. I brand presi in considerazione erano Pucci, Fendi, Valentino, Simonetta e Bulgari per l’alta gioielleria. Dei ben 230 capi a disposizione, molti erano pezzi personalizzati realizzati a mano per star del cinema come Ingrid Bergman e Ava Gardner. Alcuni dei pezzi erano così particolari da non essere mai stati messi in vendita, come un magnifico portasigarette tempestato di gemme proprio firmato Bulgari.

L’esibizione è stata contestualizzata in una sorta di presentazione multicanale, infatti molti dei look erano posti accanto a filmati, riviste di moda o splendide foto in bianco e nero di Elizabeth Taylor e icone del cinema del periodo, per immergersi completamente nello sfarzo e nell’Hollywood di quegli anni. L’esposizione evidenzia il rapporto fluido del fashion con il design, l'architettura, il cinema e il teatro, ed esplora i ruoli che Roma, Firenze, Milano e Venezia hanno svolto nella produzione e messa in scena della moda durante questo periodo straordinariamente creativo.

"Fashion Forward - 300 years of Fashion" (Musée des Arts Décoratifs, 2017)

Tracciando l'evoluzione della moda, dall'opulenza della corte di Luigi XV alla haute couture delle passerelle di oggi, questa mostra ha esibito le opere di ben tre secoli di tendenze e innovazioni nell’ambito del fashion. Per celebrare i 30 anni della sua sezione moda, il Museo delle Arti Decorative di Parigi ha presentato l’esibizione dal 7 aprile al 14 agosto 2016.

Più che una semplice panoramica sulla storia della moda, questa mostra è stata una sintesi di storia dell’arte, fashion e costume. Un’esposizione cronologica che abbraccia tre secoli è stata senza dubbio un progetto ambizioso che andasse curato nei minimi dettagli. Presente è stato anche lo spazio per un’autonoma riflessione, guidata dalle opere, su come corpo e aspetto umano siano cambiati, dimostrando i punti di forza e le particolarità di ogni epoca. Oltre agli abiti, i visitatori potevano scoprire anche altri aspetti di questi trecento anni, tra cui le abilità necessarie per realizzare i capi e apprendere una nuova visione dei designer, dei mecenati e delle tecniche per trattare materiali innovativi. Molti abiti d’archivio dei grandi couturier erano presenti nella mostra, si parla di nomi del calibro di Schiaparelli, Lanvin, Chanel, Dior e Saint Laurent.

Alexander McQueen – “Savage Beauty” (Victoria and Albert Museum, 2015)

L'affascinante creatività di Alexander McQueen si esprimeva attraverso la precisione tecnica dei suoi lavori e l'intensità emotiva delle sue sfilate. Lo stilista ha sempre provocato senza paura le convenzioni della moda, vedendo oltre i vincoli fisici dell'abbigliamento e espandendolo alle sue possibilità concettuali e metafisiche. Questo approccio, tuttavia, combinava la precisione e le tradizioni della sartoria e della modellistica alle improvvisazioni di un genio creativo, un modus operandi che divenne più raffinato dopo il suo incarico come direttore creativo di Givenchy a Parigi, dove poté ampliare la visione londinese che rimase comunque alla base delle sue opere. Il modo di lavorare dello stilista, al tempo stesso rigoroso e impulsivo, sta alla base della singolarità e inimitabilità di McQueen, che con la sua morte colpì la fashion industry senza un preavviso.

La mostra, prima presentata al MoMa di New York nel 2011 – collocandosi tra le 10 mostre più viste del museo - e poi riproposta quattro anni dopo nella città natale del creativo, ha esposto una vastissima selezione di creazioni che raccontavano a 360° la visione dello stilista, con il titolo della celebre sfilata SS 1999. “There is no way back for me. I'm going to take you on journeys you've never dreamed were possible.” - Alexander McQueen

Undressed: A Brief History of Underwear (Victoria and Albert Museum, 2017)

Questa mostra ha esplorato l'intima relazione tra biancheria intima e moda, indagando il suo ruolo nel modellare il corpo seguendo un ideale di tendenza attraverso taglio, vestibilità, tessuto e decorazioni che rivelano questioni di genere, sesso e moralità, oltre che una definizione mutevole di pubblico e privato.

La biancheria da notte si è trasformata in abbigliamento da casa e capi come corsetti e sottovesti sono stati riformulati dagli stilisti per sfidare le convenzioni ed esplorare la relazione dinamica tra corpo e abbigliamento. Questa storia così contemporanea è stata raccontata attraverso oltre 200 oggetti. Capi disegnati per uomo e donna sono stati esposti accanto a materiale pubblicitario, figurini, fotografie e filmati (come anche lo spot di David Beckham x H&M) per portare nuovi spunti sui capi più personali del nostro guardaroba.

“The Sweet Sixties: Narrazioni di Moda” (Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo, 2023)

A Roma, ancora per pochi giorni – fino al 21 Maggio - è in corso una mostra dedicata all'aesthetic anni '60. In The Sweet Sixties UK e Italia sono rappresentati rispettivamente dagli abiti di Mary Quant – scomparsa lo scorso Aprile - ed Elio Fiorucci, tra gli altri. In quegli anni di forti rivoluzioni nel clima occidentale, la moda ha contribuito a portare avanti il movimento rivoluzionario che ha permesso ad entrambi i paesi di vincere fondamentali battaglie portate avanti per i diritti civili. L’esposizione è un viaggio temporale nell’epoca che ha segnato in modo indelebile il nostro stile di vita, lasciando al mondo della moda un’eredità straordinaria di ispirazioni da cui attingere.

Una rivoluzione culturale e sociale che ha origini nella “Swinging London”, sulle spalle di un’intera generazione che si muoveva a ritmo dei Beatles: abiti, scarpe e accessori che chiamano l’attenzione nelle vetrine più gettonate di Carnaby Street, tra cui le minigonne di Quant. L’Italia è nel frattempo scossa dal geniale Fiorucci, che delizia gli occhi con un mondo immerso nei jeans e negli angioletti sognanti, dando vita ad una vera e propria subculture invidiata anche all’estero: protagonisti i giri in Lambretta e le notti passate a ballare nei club. Il percorso espositivo si snoda in cinque sale e cinquanta look, che raccontano l’atmosfera di un’età allo stesso tempo preoccupata e sognante, attraverso contaminazioni che combinano abiti storici con capi e accessori recuperati nei mercatini e nei negozi vintage.