Lo sguardo femminile nella nuova stagione della moda La SS26 segna un punto di svolta tra arte, pragmatismo ed empowerment

La stagione Spring/Summer 2026 di prêt-à-porter ha evidenziato un dato chiaro: l’industria della moda continua a essere dominata da designer uomini. Eppure, quando le donne prendono il timone creativo, la differenza si percepisce in ogni cucitura, ogni silhouette, ogni scelta stilistica. Non si tratta solo di estetica, ma di una capacità unica di connettersi con l’esperienza femminile e di ridefinire ciò che la moda può rappresentare nel contesto sociale contemporaneo.

La scarsità di leadership femminile nella moda e le sue conseguenze

Negli ultimi anni, la mancanza di designer donne ai vertici delle maison più importanti è diventata sempre più evidente. Tra le nomine recenti in oltre 15 brand di primo piano, soltanto quattro hanno visto l’arrivo di donne: Sarah Burton a Givenchy, Louise Trotter a Bottega Veneta, Chemena Kamali a Chloé e Veronica Leoni a Calvin Klein. Questo squilibrio ha implicazioni dirette sulle collezioni. Senza la prospettiva femminile, molti capi rischiano di risultare estetici ma poco funzionali, spettacolari ma lontani dalla vita reale delle donne che li indossano. Le sfilate Spring/Summer 2026 hanno mostrato come la mancanza di un tocco femminile possa tradursi in creazioni che banalizzano la sensualità, o che privilegiano concetti visivi e teatrali a discapito di praticità e comfort. Vestiti che sembrano ideali per la passerella spesso risultano impraticabili nella quotidianità: un campanello d’allarme per un settore che afferma di progettare per le donne ma, di fatto, raramente le ascolta a pieno.

Donne designer

Le designer donne, al contrario, portano con sé una sensibilità che combina estetica e pragmatismo. Le collezioni di Burton, Trotter e Kamali, ad esempio, mostrano un equilibrio raro tra creatività e vita reale: capi pensati per accompagnare una donna dall’ufficio a un evento serale, vestiti che permettono movimento, comfort e sicurezza, senza sacrificare eleganza o stile. Questa attenzione al dettaglio e alla funzionalità non riduce la moda a mera praticità, al contrario, celebra la femminilità in tutte le sue sfaccettature. Tessuti, silhouette e proporzioni vengono studiati non solo per il loro impatto visivo, ma per valorizzare il corpo e il senso di empowerment di chi li indossa. La moda, in questo senso, diventa strumento di espressione e di identità, capace di raccontare storie di donne reali, non solo ideali astratti.

La moda come linguaggio di leadership e rappresentanza

La presenza femminile ai vertici delle maison non riguarda solo l’estetica, ma anche una questione di leadership e rappresentanza. Quando le donne guidano la creatività, l’industria beneficia di prospettive diverse, soluzioni innovative e una maggiore comprensione delle esigenze del pubblico femminile. Prada, Miu Miu, Bottega Veneta e Givenchy dimostrano anno dopo anno che le donne designer non solo creano capi più coerenti con la vita delle donne, ma contribuiscono a ridefinire il ruolo delle donne nel settore stesso. Non più muse o consumatrici passive, ma protagoniste e leader. La moda diventa così un linguaggio potente, capace di raccontare la complessità dell’esperienza femminile e di influenzare la percezione sociale del ruolo delle donne. Non si tratta solo di vestire, ma di rappresentare e dare voce, ogni collezione firmata da una donna designer è un messaggio di autonomia, capacità e comprensione delle sfide quotidiane.

La Spring/Summer 2026: una stagione che parla di donne

Questa stagione ha dimostrato che, quando le donne hanno spazio creativo e decisionale, il risultato va oltre la bellezza superficiale. I capi di Trotter a Bottega Veneta o Burton a Givenchy non sono solo eleganti, ma profondamente radicati nell’esperienza femminile, capaci di unire sofisticatezza e praticità, estetica e vita reale. È un promemoria chiaro. La Spring/Summer 2026, quindi, non è stata solo una serie di sfilate, ma un’istantanea di cosa significa leadership femminile nella moda oggi, una possibilità di ridefinire estetica, funzionalità, rappresentanza e ruolo sociale, dimostrando che la creatività femminile non è un optional, ma un elemento essenziale per il futuro del prêt-à-porter.