
Jenny De Nucci: "La recitazione non deve per forza essere una passione totalizzante" Intervista all'attrice di "Ti respiro"

Il 22 luglio, al Giffoni Film Festival, c'era anche Jenny De Nucci, che ha presentato un cortometraggio che si intitola Ti respiro. Volto ormai consolidato e riconoscibile di televisione e cinema italiani, Jenny a soli 25 anni è una presenza fissa. Da "Il Collegio" a "Un passo dal cielo", passando per "Sul più bello", l'attrice è pronta a crescere ancora e ancora. Questo cortometraggio, ad esempio, segna anche la sua prima esperienza da produttrice esecutiva. Abbiamo voluto scambiare due chiacchiere con lei, direttamente da Giffoni. Questo è quello che ci ha raccontato.
Intervista a Jenny De Nucci
Nel corto "Ti respiro" interpreti Mila, un'attrice e influencer che sceglie l'isolamento dopo un lutto. Quanto di Jenny c'è in Mila, e in che modo ti sei preparata per interpretare un personaggio così fragile e stratificato?
Di Mila in Jenny c’è tantissimo. Sono una persona che sente molto. Per alcuni addirittura troppo, con il tempo ho capito che non esiste il "troppo" se si parla di emozioni. Ho voluto portare sullo schermo delle note drammatiche molto profonde che esistono davvero dentro di me, con cui ho dovuto imparare a convivere. La terapia in questi anni mi ha fatto capire che il lutto può essere vissuto senza l’effettiva scomparsa di qualcuno. Può essere la fine di una relazione, di un’amicizia o addirittura cambiare casa. Sono felice di aver scelto e trattato un tema così tanto universale.
Hai anche ricoperto il ruolo di produttrice esecutiva: com'è stato gestire la doppia veste di interprete e produttrice? Che libertà o responsabilità ti ha dato sul set?
È stato un percorso di scoperta molto importante. Prima d’ora all’interno dei progetti in cui ho lavorato ho sempre e "solo" ricoperto il ruolo d’attrice, che, bisogna dirlo, è un ruolo molto privilegiato all’interno di una produzione. Per la prima volta ho avuto l’idea dei costi, dell’organizzazione e del sangue freddo che devi avere per riuscire a gestire tutto. Ridendo dico sempre che sono invecchiata di 25 anni per stare dietro a tutto. Ma tutto sommato mi sono divertita tantissimo. La cosa più bella è stata avere potere decisionale, potermi mettere ai monitor e dire "questo mi piace", "questo non mi piace".
"Ti respiro" parla di dolore, isolamento, ma anche di una strana forma di comunicazione. Cosa vorresti che restasse allo spettatore dopo la visione del film?
Vorrei che rimanesse il pensiero che ognuno può reagire ai momenti difficili come sente giusto. Io, come Mila, tendo a tagliarmi fuori dal mondo quando non sto bene. Metto il telefono in modalità non disturbare e cerco di vivermi le mie giornate. Ognuno può reagire al dolore come ritiene più opportuno.
Guardando indietro a questa esperienza qual è la lezione più grande che ti ha lasciato "Ti respiro", sia a livello personale che professionale?
La lezione più importante che mi ha lasciato è di non credere alle etichette che ti appiccicano le persone addosso. Prima ci credevo, ma con il percorso che sta prendendo il corto ci credo fermamente. Spesso per il mio lavoro parallelo sui social le persone tendono a sottovalutare quello che potenzialmente potrei fare o diventare. Prima mi facevo abbattere, ora questi commenti mi aiutano solo a lavorare meglio.
Qual è stato il momento della tua carriera in cui hai capito che recitare sarebbe stata la tua strada?
In verità c’è sempre stato. Quando andavo al liceo il lunedì andavo al Teatro Binario 7 di Monza a studiare recitazione. Poi è arrivato il mio primo provino per la tv e da lì è iniziato tutto.
Qual è la sfida più grande per un'attrice giovane oggi nel mondo del cinema italiano?
Credo che sia far capire che gli attori possano avere tante passioni e talenti oltre alla recitazione. Non deve per forza essere una passione totalizzante sulla vita lavorativa, tantomeno privata.
In un mondo di performance continue, quanto è importante per te proteggere la tua autenticità?
È necessario. C’è sempre una necessità di farsi vedere sempre produttivi, voluti da tutti e impegnatissimi. A me questa cosa personalmente fa paura. È un concetto che incide troppo sulla salute mentale degli artisti. Non si può avere la pretesa che un ragazzo di 20 anni ogni anno abbia cinque film da protagonista in uscita, come non si può pretendere che un cantante di 20 anni al primo tour faccia tutto sold out. E se non lo fai passi per sfigato. Certamente è bellissimo per chi vive una vita lavorativa di questo tipo, ma bisognerebbe far capire che le carriere hanno alti e "bassi". Tra il 2021 e il 2022 mi ricordo che ero uscita su sei film, li avevo girati tutti insieme. Gli anni dopo ho dovuto spiegare perché magari avessi fatto solo un film all’anno (come se fosse poco).
@jennydenucci E STAI INDIETRO
Quando non reciti, cosa trovi più rilassante: una maratona di streaming o una giornata senza telefono?
Devo dire entrambi, ma anche fare una giornata in mezzo alla natura. L’estate è il mio periodo preferito perché stacco completamente e vado in Sardegna. Non organizzo quasi mai altri viaggi. Viaggiando sempre durante l’anno arriva un momento in cui ho bisogno di fermarmi in un luogo. A un certo punto diventa quasi una necessità.
Se potessi scambiare per un giorno la tua vita con un personaggio di una serie TV, chi sceglieresti e perché?
Daenerys Targaryen del "Trono di Spade". Non credo di dover spiegare il perché. Penso sia uno dei personaggi più belli di sempre.
Cosa c’è nel tuo futuro?
Nel mio futuro prossimo ci sono le vacanze e va benissimo così. Da settembre ricomincerò il mio podcast "Uno di quei giorni che" per la terza stagione. il resto purtroppo sono troppo scaramantica per dirlo.



















































