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Il corpo delle artiste di Sanremo non è in gara

Eppure non si può fare a meno di parlarne, ancora

Il corpo delle artiste di Sanremo non è in gara Eppure non si può fare a meno di parlarne, ancora

Siamo nel bel mezzo di quel baraccone meraviglioso e complesso che è Sanremo 2025. Sempre specchio di un'Italia lenta o immobile, quest'anno sembra che il festival abbia tirato il freno definitivamente, con l'intenzione di non ripartire mai più. Evviva. Mentre avanziamo a fatica nella polvere e ci appropinquiamo alla serata cover/duetti, ecco che si ripresenta il problema del trattamento ricevuto dalle artiste e dalla co-conduttrici donne, a cui vengono fatte più domande sul look e sulla bellezza che sulla musica e di cui viene sottolineato il ruolo di madre invece che quello di professionista su un palco per lavorare. E chi l'avrebbe mai detto, non succede mai!

La maternità delle co-conduttrici di Sanremo 2025 (e non solo)

Ogni anno, ogni momento, ogni evento media di grande risonanza. In automatico, il corpo delle donne, il loro poter diventare madri, diventa l'unica cosa di cui si parla quando si parla di loro. In un'edizione in cui, forse ancora più che nelle ultime, gli stilemi di un modo di fare televisione vengono pescati dal passato al grido di medietà e centrismo, questa cosa spicca ogni volta che Carlo Conti parla delle sue co-conduttrici come di Donne con la D maiuscola, madri coraggiose, veri esempi di forza femminile ecc ecc. E se per una volta ci siamo evitati le voci sulla gravidanza di qualcuno, alleluja, sembra impossibile non parlare di maternità e di conseguenza di corpi femminili, concentrandosi in maniera un po' ossessiva e con modalità poco corrette e poco gentili su forme, peso e look senza parlare di voci, musica, presenza scenica e altre cose più pertinenti. Anche nella stampa.

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I corpi in conferenza stampa: il caso di Clara e Sarah Toscano

La prima vittima è stata Sarah Toscano, il cui look ha scatenato talmente tanti commenti che Irama, collega concorrente ed ex Amici di Maria De Filippi proprio come lei, è voluto scendere in sua difesa, invitando alla scelta di commenti costruttivi. Sarah ha ammesso di non aver letto nulla, ma poi ha aggiunto: "Ritengo che a volte vengono fatti dei commenti che non portano a niente di concreto, che sembrano fatti proprio per far stare male le persone. Condivido il discorso che ha fatto e lo ringrazio".

Ha subito questo tipo di atteggiamento anche Clara, purtroppo per il secondo anno consecutivo. Se l'anno scorso i PanPers avevano fatto una serie di battute di dubbio gusto (e di indubbio maschilismo) sessualizzando il fatto che avesse indossato gli occhiali da vista sul palco, quest'anno le sono toccati una serie di apprezzamenti sguaiati (ad esempio quelli di Nello Taver, che le ha chiesto se preferisse i cani o i gatti e quando lei ha risposto cani ha iniziato letteralmente ad abbaiare) e di domande fatte solo e soltanto sulla sua bellezza, sui suoi abiti. In conferenza stampa si è trovata a difendere le sue scelte, dicendo: "Non mi faccio imporre nulla. Mi piace creare i miei look con il mio migliore amico, il mio stylist Francesco Vavallo, come fossero un viaggio. L'anno scorso il tema era Diamanti Grezzi, quest'anno abbiamo iniziato a dicembre a pensarci. Tu lo hai descritto come un abito vedo non vedo, ma poi in realtà non si vedeva niente". Come se non solo il suo potere decisionale sul suo look fosse limitato, ma anche come se avesse voluto essere più sexy del dovuto. La sua faccia perplessa dice il resto.

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Un problema che va oltre Carlo Conti

Ce la prendiamo con Carlo Conti, ma non è che negli anni precedenti fosse tanto meglio. Gli esempi abbondano. C'è il caso di Clara che abbiamo già citato, ma anche Francesco Renga e la sua avversione per la voce delle donne nel 2019, la dichiarazione infelice di Amadeus dedicata a Francesca Sofia Novello, compagna di Valentino Rossi, che "sapeva farsi da parte" nel 2020 e la polemica che ha accompagnato Ornella Muti, nel 2023, salita sul palco a parlare degli uomini della sua vita e mai della sua carriera. Impossibile dimenticare l'ospitata stranamente evangelica della famiglia con 16 figli, nel 2015. A questo punto, un dubbio avanza subdolo. Che il problema non sia il conduttore specifico ma gli uomini di spettacolo, immersi in un sistema che li rende patriarcali e misogini quasi loro malgrado? Che il problema sia la società italiana, indietro e indietreggiante? La risposta la sappiamo, purtroppo. I problemi nel rapporto di potere e tra i generi esistono e persistono, e il festival non inventa nulla: quello che fa è metterceli davanti, senza filtri, crudele. It's time to face the music, fuori dalla bolla.