Gen X Soft Club: l’anti-Y2K che parla alla Gen Z Tra futurismo-soft e minimalismo, il ritorno agli anni Novanta è cool ma sussurrato

Dimenticate l’estetica urlata del Boom Boom revival o lo scintillio della McBling era: il Gen X Soft Club è il (vecchio) nuovo codice visivo che racconta una nostalgia più introspettiva, minimalista, e silenziosamente ribelle. Un trend che si muove sottovoce, tra layering destrutturato, pantaloni oversize, e giacche in pelle dalle silhouette anni Novanta. È l’anti-glamour per eccellenza, e proprio per questo, incredibilmente cool. A metà tra l’apatia chic della Generazione X e il bisogno contemporaneo di rallentare, questa estetica fonde capi corporate anni Novanta con dettagli futuristici, palette neutre e uno spirito soft, vulnerabile. I riferimenti? Film come Reality Bites e Before Sunrise, icone come Chloë Sevigny e Winona Ryder, ma anche Zoë Kravitz in High Fidelity e Sydney di The Bear: figure che incarnano un’estetica understated - quindi senza tempo - e al tempo stesso profondamente identitaria.

Gen X Soft Club: meno Paris Hilton e più Gwyneth Paltrow

Negli ultimi anni, l’ondata Y2K ha portato con sé una tempesta di minigonne a vita bassa, gloss iper lucidi, baby tee con scritte ironiche e borse baguette laminate. Ma c’è un malinteso da chiarire: l’estetica Y2K mainstream - spesso identificata con il look McBling alla Paris Hilton - è solo una faccia di quegli anni. L’altra, più nascosta ma oggi in forte ascesa, è quella che il Gen X Soft Club riporta alla luce. Parliamo di un ritorno al guardaroba di Gwyneth Paltrow in Sliding Doors, delle felpe infeltrite indossate con trench lunghi e dei capelli sciolti, mossi ma mai perfettamente in piega. È un’estetica che parla di malinconia urbana, di giornate di pioggia e musica nei walkman. Più Radiohead che Britney, più blazer che crop top. Nata tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, l’estetica Gen X Soft Club si è imposta in maniera sottile come alternativa al Futurismo Y2K, di cui rappresentava la versione più minimalista. I suoi elementi forse più distintivi sono il grande ricorso a immagini metropolitane - con skyline cittadini, stazioni dei treni e aeroporti - la ricorrenza dell’effetto blur e di colori come il verde, il blu e il grigio nelle loro tonalità più tenui.

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Layering e make-up naturale

Dal punto di vista fashion, il Gen X Soft Club rifiuta ogni eccesso. I brand che oggi meglio lo rappresentano sono The Row, Toteme, Our Legacy, COS, ma anche realtà più accessibili come Arket, Uniqlo U, Zara Studio. Ritroviamo l’iconica pencil skirt anni Novanta abbinata a tank o halter top, ma anche pantaloni cargo, bermuda e felpe oversize. Le silhouette sono rilassate, spesso genderless; mentre il layering è protagonista, con sovrapposizioni studiate per apparire improvvisate. Anche il beauty segue lo stesso principio: pelle naturale, imperfetta, luminosa ma non glossy. Smokey eyes un po’ sbavati, effetto lived-in, labbra nude o al massimo con un accenno di balsamo colorato. I capelli? Lunghi e naturali, rigorosamente con riga in mezzo.

@style.analytics In case you missed it: Gen-X Soft Club was an aesthetic from the late 1990s to the mid 2020s branching out from Y2K futurism (another popular aesthetic at the time). However, it took a more natural, “soft”, approach to futurism. It is first and foremost a design aesthetic — think: futuristic fonts, photography on plain background or in metropolitan areas, and the use of cool green, blue, and grey colour schemes. Fashion and beauty wise, the aesthetic showcases either natural or deliberately “imperfect” smudged makeup, along with textured hair, leather and natural fabrics, simple outfits and silhouettes, and shades of beige, tan, grey, green, blue, and black. At the time of the original video #genxsoftclubaesthetic had 15,000 total worldwide views, which is now up to 504,000 only 2.5 months later. Again, this particular aesthetic aptly captures our 2023 fashion sensibilities. After witnessing the micro-trends and maximalist styles during and post-pandemic, the subsequent economic recession has steered our preferences toward more subdued styles, such as corpcore and quite luxury. Currently, with emphasis on straightforward clothing, and an alternative for the quite luxury movement could be drawing outfit inspiration from 1990’s gen-x softclub, minimalism, and grunge. If you want to know more, check out the Center for Aesthetics Research Institute (CARI) — as they are the ones who originally coined the term and defined the aesthetic. #fashiontrends #dataanalytics #softclub #fashionfyp #fyp original sound - Style Analytics

Il Gen X Soft Club come risposta al caos contemporaneo

Perché ora? Forse perché l’iper-esposizione ai trend veloci, ai filtri e alla perfezione da social ha generato una nuova stanchezza estetica. Il Gen X Soft Club torna come una risposta silenziosa, empatica, che parla di intimità e vulnerabilità. Non è un trend pensato per apparire, ma per ritrovare una propria identità. Per la Gen Z, che spesso rilegge l’estetica passata con occhi nuovi, si tratta di una riscoperta di autenticità. Il Gen X Soft Club non è un’estetica da copiare, ma più un sentimento da vivere. È l’equivalente visivo di un pomeriggio di pioggia, una canzone triste in cuffia, un maglione rubato dall’armadio di qualcun altro. È soft, ma non fragile. È malinconico, ma non depresso. È, forse, la miglior forma di ribellione al caos del presente.