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Moda all’arrembaggio: è il momento di vestirsi come un pirata

Secondo passerelle e celeb, il piratecore è la tendenza tra nostalgia e ribellione da provare ora

Moda all’arrembaggio: è il momento di vestirsi come un pirata Secondo passerelle e celeb, il piratecore è la tendenza tra nostalgia e ribellione da provare ora

Immagina: il sole sta calando su un porto fantasma, il vento alza la polvere dorata e tu stai camminando, stivali al ginocchio, camicia bianca sbottonata, corsetto che stringe pure i pensieri. Hai i capelli spettinati dal sale e un orecchino rubato a una regina dimenticata. Non sei in un film. Sei nel 2025. Sei piratecore. Perché il futuro della moda guarda al passato, ma lo fa con l’eyeliner sbavato, un corsetto allacciato male e una lama nascosta nello stivale. E oggi, più che mai, quella visione prende forma: sporca, sensuale, irriverente. Un’estetica che odora di mare aperto e libertà assoluta. Quella che una volta era un’estetica di nicchia, tra Tumblr e cosplay, adesso è esplosa in passerella e tra le celeb. Ma attenzione: non è carnevale, è codice stilistico. Il piratecore non è un gioco, è un richiamo. All’eccesso, alla sensualità vissuta, all’indipendenza senza regole. Anche nella moda. È Keira Knightley che prende il comando della nave. Nel 2025 il trend non rievoca solo galeoni e bottiglie di rum. Parla il linguaggio del nuovo boho, raw, nomade, stratificato. Sempre un po’ romantico. E mentre le sfilate lo accolgono con abiti fluttuanti, corsetti scolpiti e gioielli come talismani, la Gen Z lo ribattezza, lo ricodifica, lo rende virale. Pronto a salpare?

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Vivienne Westwood SS96
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Vivienne Westwood FW81
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Anna Sui FW92
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Anna Sui SS07
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Jean Paul Gaultier SS08
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John Galliano FW01
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Vivienne Westwood SS95
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John Galliano SS09
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Alexander McQueen SS03
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Ann Demeulemeester SS25

I pirati come icone di stile: da Galliano a Westwood

C’è qualcosa nei pirati che da sempre affascina la moda. Un’energia teatrale, barocca, sfrontata. Da outsider del mare a outsider della società, i pirati sono stati i primi veri iconoclasti dello stile. Con i loro cappelli sproporzionati, le giacche militari strappate, gli stivali consumati, sembravano usciti da un dramma gotico e, infatti, hanno ispirato alcuni dei più visionari della moda contemporanea. Vivienne Westwood li ha resi creature punk. Nella sua leggendaria collezione Pirate del 1981 (con McLaren al fianco), ha scavato tra archivi del XVIII secolo, i dandy, gli aborigeni americani, il film del 1980 The Island per riscrivere la moda come atto di ribellione sartoriale. Anche John Galliano li ha celebrati fin dai suoi esordi. Nella collezione SS93 per la sua omonima maison ha trasformato i filibustieri in romantiche eroine naufragate dai delicati abiti di seta tagliati in sbieco e le stratificazioni eteree. Nel tempo, sfilata dopo sfilata, ha fatto sfilare corsetti ricamati, camicie sbottonate e cappelli a tricorno come fossero reliquie di un galeone sommerso. Anna Sui con i suoi broccati bohémien, Jean Paul Gaultier e il suo amore per le righe marinare, Ann Demeulemeester, che ha trasformato il nero degli abissi in romanticismo poetico… sono tanti gli stilisti che, ognuno a modo loro, hanno trovato nei pirati l’archetipo perfetto per esplorare la libertà, la sessualità fluida, il romanticismo. Portando in passerella non solo moda, ma uno storytelling.

Il piratecore del 2025: boho revival e libertà sartoriale

Oggi, nel 2025, il piratecore non è solo una tendenza: è una bussola che rifiuta la rotta. È tornato a dominare l’estetica con nuovi codici, contaminati di sensualità nomade e layering anarchico. È parte di un boho revival che non ha più voglia di essere semplicemente hippie o indie chic. É boho che ha attraversato tempeste, che odora di corda e di ambra, di nuove avventure da vivere. Nelle ultime collezioni moda 2025, questo spirito si fa materia fluida e potente. Da Isabel Marant e Chloé, dove il layering è sensuale e materico, con voile e cappelli a tesa larga, a Dior, che fonde rigore militare e leggerezza da viaggio. Louis Vuitton e Etro fluttuano tra destrutturazioni sartoriali e dettagli da bucaniere urbano, mentre Zimmermann, Les Fleurs e Dilara Findikoglu rielaborano sete slabbrate, corsetti gotici e silhouette barocche. Più mussoline trasparenti che broccati pesanti, più stivali over-the-knee che ghette. C’è l’eco degli anni ’70, certo, ma la libertà di oggi è ancora più liquida e fluida.

@fomenkojulli

Sometimes the most casual pieces at first sight create the most exciting outfits. Casually Pirate for my fifth ave shopping trip

Another Day of Sun (From la La Land) [Piano] - JAIME CÓRDOBA
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@darkvblue I will never get over these pants. #fyp #foryou #ootd #fashiontiktok #fashion #laurynhill #bohemian #bohemianbraids #accessories #outfitinspo #70s #piratecore #earthyblackgirl original sound - wxnda

Cosa c’è nell’armadio e nel beauty di una pirate girl?

Si può essere corsare anche sul cemento delle città, basta partire dai pezzi giusti: una camicia bianca ampia, magari sbottonata fin quasi all’ombelico, con maniche voluminose da capitano di ventura, in lino o garza di cotone leggero che danza con l’aria. Sopra, un corsetto strutturato, da indossare come armatura, meglio se in pelle consumata o broccato, per scolpire la figura come un autoritratto. I piedi? Dentro stivali alti, vissuti, in cuoio, pronti per una fuga rocambolesca tra le onde o una notte senza ritorno. Le gambe si muovono sotto gonne asimmetriche, balze irregolari che sembrano sfiorare il ponte di una nave, oppure pantaloni larghi, destrutturati, a vita bassa, che urlano movimento e mai perfezione. E poi, i dettagli che fanno la differenza: anelli massicci, orecchini pendenti, meglio se spaiati, catene d’oro e d’argento mescolate come trofei rubati da un forziere sommerso. L’importante è che tutto sembri trovato, mai comprato. Perché, se i pirati del passato saccheggiavano tesori, quelli del 2025 saccheggiano archivi, simboli e tessuti, riscrivendoli nel presente con una bussola che non punta a nord, ma alla libera espressione di se stessi. E per quanto riguarda il beauty delle pirate girls? Addio perfezione, il make-up imita le tracce di vita vissuta sotto il sole e sopra il mare. Ciocche spettinate, ondulate, umide di vento e d’acqua salata. Lentiggini finte, blush rosato, non da passerella ma da rossore autentico, provocato da lunghe giornate sotto il sole. E gli occhi? Imperfetti, bistrati, smudged, come dopo una rissa romantica o un’alba senza sonno.

Le nuove muse del piratecore

Naturalmente, a rendere virale questa estetica sono le nuove it girls. Ricordate Sabrina Carpenter al Vogue World in un look a righe bianche e rosse degno della ciurma di One Piece? O Hunter Schafer e Iris Law, entrambe al Festival di Cannes, la prima con outfit Prada personalizzato che includeva fazzoletto bianco in testa e corsetto, mentre la seconda sfoggiava un abitino di Saint Laurent in stile “naufraga” con un cinturone da pirata. Bella Hadid, che ormai passa da cowgirl a office siren, dai look steampunk a corsara bohémien con una naturalezza disarmante, gioca con top svolazzanti, pantaloni capri, corsetti vintage e gioielli ammassati come tesori. Devon Lee Carlson, Taylor Hill e Charli XCX, icona pop dall’anima underground, abbinano top stringati e pantaloni effetto vissuto, giacche da ussaro in stile New Romantics e morbidi stivali in pelle, bluse trasparenti e minigonne piene di ruches e volant, bandane e fasce sulla testa e cascate di gioielli. E TikTok amplifica tutto: milioni di video dove giovani corsari improvvisati sfoggiano bluse oversize, bustier artigianali e monili tintinnanti. È un’estetica che parla di ribellione personale, di desiderio di fuga, ma anche di bellezza spontanea, non rifinita, che non ha bisogno di approvazione e rivela sempre una vena di romanticismo.