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L'affascinante evoluzione del corsetto nella moda

Da emblema del patriarcato a simbolo di sensualità e empowerment femminile

L'affascinante evoluzione del corsetto nella moda Da emblema del patriarcato a simbolo di sensualità e empowerment femminile

Dopo essere stato per secoli uno strumento di costrizione per il corpo e rappresentazione di uno status di minoranza per il genere femminile, il corsetto è tornato sulle passerelle grazie all’evoluzione del suo valore storico in una nuova chiave di lettura. Le ultime fashion week ne sono la dimostrazione, basta pensare alle passerelle che hanno visto sfilare le collezioni FW22: Versace è stato un tripudio di bustier aderenti e latex, sherpa e pelle hanno dimostrato la visione sensuale di Dion Lee ma anche con la collaborazione adidasxGucci il corsetto è diventato il nuovo simbolo di una femminilità tagliente come le linee che la rigidità dell’accessorio conferiscono alle forme in contrapposizione con la pelle nuda. Riportando l’accento sulla vita e le forme a clessidra, il corsetto è un’eco della moda anni ‘90 che continua ad accompagnarci, ma ha origine nel lontano ‘500. Come è possibile per un capo tanto criticato quanto ricco di storia riacquistare così tanta importanza oggi? Pop-culture e retromania ne sono sicuramente responsabili, come la metamorfosi dell’idea di femminilità nel corso del tempo.

La sua storia risale al lontano XVI secolo, quando i primi busti fanno capolino, probabilmente influenzati dai rigidi costumi spagnoli che si estendono successivamente in Italia e Inghilterra: i corsetti sono e proprie gabbie di ferro sagomate e finemente lavorate che terminano con una lunga punta sul davanti, non l’ultima frontiera della funzionalità. Si passa poi a corsetti realizzati con tessuto stratificato, irrigiditi con colla e strettamente allacciati grazie a un sistema di stringhe incrociate. In epoca Elisabettiana viene introdotto l’uso delle ossa di balena per mantenere l’aspetto ancor più rigido. Insomma, le donne vengono sottratte della loro mobilità per mostrare un ventre piatto e un’ampia scollatura, rendendo il capo la rappresentazione anti-femminista per eccellenza. Ma a sopperire a questa mancanza, finalmente verso gli inizi del ‘900, scorgiamo uno tra i più grandi innovatori della moda: Paul Poiret. Colui che viene considerato il primo creatore di moda in senso moderno, i cui contributi alla moda del ventesimo secolo vengono paragonati a quelli di Picasso al mondo dell’arte. Poiret rivoluziona il campo sartoriale abolendo il corsetto e inventando una linea per gli abiti a stile impero, vita alta e gonna stretta e lunga. Seguono Madeleine Vionnet e Coco Chanel, che permettono alle donne di riscoprire una femminilità nuova, diversa, fatta di indumenti maschili e linee fluide. 

Nel corso di questi anni il corsetto è stato anche in grado di trasmettere body-consciousness e self-empowerment. Gli esempi lampanti a sostegno di questa visione potrebbero essere infiniti: da Sophia Loren nel film “La Miliardaria” del 1960 avvolta in una guepiere nera, al bustino punk degli anni ’70 marchio di fabbrica di Vivienne Westwood. Proprio la designer inglese è stata tra le prime a condannare i canoni estetici ideali facendo del suo stile sovversivo la nuova estetica del bello. La Westwood ha imposto i suoi ideali nella Londra delle subculture giovanili, utilizzando forme, capi e tessuti che simboleggiano finalmente la liberazione della donna e non la sua costrizione. E possiamo dire che ora questa rivoluzione non sia ancora finita.

Si presume che uno dei motivi principali del successo attuale del corsetto sia dovuto al successo riscosso dalla serie Netflix Bridgerton, a cui va aggiunta una buona dose di trend nati su TikTok tra cui la wave Y2K mixata al ritorno del goth e del balletcore, il gioco è fatto. C'è da dire poi che la corsetteria non è mai stata del tutto abbandonata, tornando ciclicamente ma senza per questo ricalcare i modelli oppressivi del passato che nascondevano altri significati: a rivoluzionarla sono stati anche il genio metamorfo di Thierry Mugler e la visione di donne elevate ad “animali fantastici” di Alexander McQueen negli anni ‘90 e nei primi ‘2000, capaci di cambiare le regole di un passato che raccontava ben altro del corpo delle donne. E’ proprio nel passato che dobbiamo immergerci per capire quanto sia stata significativa l’evoluzione di questo indumento; del resto anche Julia Fox ha scelto di indossarne uno in pelle firmato Diesel per un date night con Kanye West. 

Chissà cosa penserebbe oggi Poiret vedendo i bustini bondage sfoggiati da Kat in Euphoria durante le sue esibizioni live da dominatrice. Ormai capo ricorrente delle recenti stagioni, il corsetto è diventato un vero e proprio must-have da avere negli armadi per le ragazze della Gen Z. Questo perché le sue declinazioni sono diventate infinite e permettono di potersi adattare ad ogni tipo di stile ed esigenza. Da Olivia Rodrigo in “Good 4 u”, a Megan Fox tra le braccia di Machine Gun Kelly, con una nota di merito anche per Kim K in Schiaparelli Haute Couture. Insomma, stiamo parlando di un fashion item che in poco tempo ha conquistato buona parte delle macro-tendenze, delle subculture e delle generazioni grazie al suo impatto visivo e alla sua capacità di evolvere oltre la natura per cui è stato creato.