Vedi tutti

L'estetica Boom Boom ci riporta agli anni Ottanta

Non siamo sicure che sia un bene

L'estetica Boom Boom ci riporta agli anni Ottanta Non siamo sicure che sia un bene

Si dice che quando i tempi si fanno duri, le gonne si allungano e la morale si irrigidisce. Eppure qualcosa deve essersi inceppato, perché in un momento storico in cui tutto sembra precipitare nel caos, fa capolino un’estetica che sembra raccontare tutt’altro. Blazer dalle spalle larghe, labbra lucide, capelli vaporosi e pelle abbronzata: l’anticipatore di tendenze Sean Monahan l’ha definita Boom Boom e l’emulazione degli anni Ottanta a fare da trait d’union è abbastanza evidente. Boom Boom come il Boom Boom Room, sfarzoso club dorato in cima allo Standard Hotel di New York, ma anche com il “Boom, fatto!” di un accordo chiuso con una bottiglia di champagne, scrive Emilia Petrarca. Boom Boom è mostrare di aver speso soldi per il gusto di spenderli, farsi vedere belli, abbronzati, realizzati. Un po’ come il personaggio interpretato da Patrick Schwarzenegger nella terza stagione di The White Lotus, con la sua aria da golden boy; o come una foto qualunque di Kim Kardashian, che già nel 2023 compariva sulla copertina di GQ come Men of the Year, vestita ovviamente da uomo (che l’estetica Boom Boom di cui sopra fosse già nell’aria? Chi lo sa). 

Dal quiet luxury all’ostentazione del benessere

Dopo anni in cui abbiamo assistito all’avvicendarsi della casualizzazione di massa post-pandemica - in cui indossare solo felpe e jogger era un vanto, oltre che un must - e all’ascesa silenziosa, ma non troppo, del quite luxury alla The Row, oggi il glamour sfacciato sembra essere tornato di moda. Monahan parla di una "feticizzazione del passato", con l’aggravante che oggi dovremmo essere ben consapevoli che di quel passato non c’è molto da salvare, soprattutto per gli strascichi che si è lasciato dietro, di cui stiamo vivendo - e subendo - le conseguenze. Mentre la body positivity passa in sordina, Hollywood e poi il mondo intero vengono travolti dalla Ozempic-mania, che riporta in voga corpi perfetti, scolpiti, sinuosi. Nel frattempo in passerella ritroviamo le pellicce - vere o finte che siano, simbolo di benessere per eccellenza -, blazer dalle spalle esagerate (avete presente Chappell Roan in The Giver?), stivali sopra al ginocchio e reggiseni a punta. Tutto urla eighties (e early nineties) e noi ci siamo dentro fino al collo. Mentre ce la prendiamo con i baby boomer e la generazione X per averci distrutto la vita, ci vestiamo come loro: come se vivessimo scissi tra il clima economico che desideriamo e quello in cui siamo costretti a vivere.

Il mito degli anni Ottanta: non tutto è oro quel che luccica

Tutto nell’estetica Boom Boom grida glamour, ostentazione e avidità: in uno scenario all’American Psycho nella New York di fine anni Ottanta in cui ogni cosa ruotava attorno al dio denaro. Peccato che, scrive Morwenna Ferrier su The Guardian, "allora, come oggi, i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri". E, come se non bastasse, il 1987 è ricordato per il cosiddetto lunedì nero: ovvero il giorno in cui la borsa di Wall Street ebbe il crollo più grave dalla crisi del ’29. Non tutto è oro quello che luccica, appunto. Quindi che cosa ci prende? Sean Monahan sostiene che questa tendenza non sia politica. Tradotto: non sia correlabile direttamente a coloro che hanno portato all’elezione di Trump, o in generale all’ascesa dei politici più reazionari. Eppure qualcosa ci dev’essere. È naturale che stili e tendenze si avvicendino in un susseguirsi di corsi e ricorsi storici, e probabilmente ci eravamo stufati di anonimi maglioncini in cachemire e tute da 300 euro. Però dal passato bisogna anche imparare. Possiamo illuderci che le cose andranno meglio se ci vestiamo come se andassero già bene, ma nel frattempo dobbiamo anche darci da fare. Possiamo indossare la pelliccia della nonna, disegnare sopracciglia marcate e cotonare i capelli per un effetto maxi volume, l’importante è ricordarsi che questo non basterà a risolvere i problemi del mondo. Siamo nel 2025, gli anni Ottanta sono solo un (amaro) ricordo.