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Il method dressing è il nuovo trend da red carpet

Da Margot Robbie a Zendaya, per un'esperienza immersiva e divertente

Il method dressing è il nuovo trend da red carpet Da Margot Robbie a Zendaya, per un'esperienza immersiva e divertente

Quest'estate, gli outfit di Margot Robbie per l'estensiva e lunghissima promozione di Barbie hanno conquistato i social network, che ne hanno ri-postato e discusso ogni dettaglio con grande entusiasmo. Grazie al suo stylist Andrew Mukamal, la protagonista del film più potente, discusso e di successo dell'estate cinematografica ha riprodotto i look più iconici del suo personaggio, andando a pescare anche nel vintage, tra occhiali da sole a forma di cuore, completi a quadri rosa e bianchi e sorrisi splendenti, quasi di plastica. Talmente tanto che adesso sono diventati un coffee book table, per sempre tramandati a futura memoria. Sia dal punto di vista dell'estetica che dal punto di vista del marketing della pellicola in questione. 

Cos'è il method dressing?

In questi casi si parla di method dressing, cioè di una modalità di vestire che racconta una storia, spesso la stessa raccontata dal film che si vuole promuovere. Una sorta di impersonificazione fuori dallo schermo, non più dietro dalla macchina da presa, del personaggio che si interpreta. Ad attribuire ulteriore glamour all'operazione il contributo dei designer più cool del momento, che vogliono partecipare all'operazione realizzando look personalizzati per l'occasione o aprendo le porte del loro archivio, mettendolo a disposizione degli stylist più creativi e intraprendenti. Come il method acting, ma senza stranezze, solo in una sorta di recita in costume che si prolunga lungo tutta la promozione del prodotto

Zendaya per Challengers e gli altri

L'ultimo esempio di method dressing è quello di Zendaya per Dune Parte 2. L'attrice, che è la protagonista femminile della serie di film accanto a Timothèe Chalamet, ha sfoggiato per il tappeto di sabbia degli outfit che hanno fatto impazzire internet. Non solo la tuta della donna robot di Mugler proveniente direttamente dalla collezione autunno inverno 1995, ma tutta una serie di look che indosserebbe anche il suo personaggio, tra archivio e creazioni fatte appositamente per lei. Per Challengers, di Luca Guadagnino e con Josh O'Connor, eccola rifarlo con dei look custom di Loewe e presi direttamente dall'archivio di Louis Vuitton. In realtà, la tradizione del method dressing (anche prima che gli venisse dato un nome) affonda le sue radici in tempi più lontani, ad esempio con Blake Lively per A Simple Favor, nel 2018. Dopo di lei anche Anya Taylor-Joy per Super Mario, Halle Bailey per La Sirenetta e Jenna Ortega per Mercoledì. 

Perché ci piace così tanto?

La vecchia Hollywood è morta da tempo, i red carpet si riempiono di tiktoker e di influencer. Delle nostre star preferite conosciamo tutto, forse troppo. Rischia di infrangersi l'incanto, il glamour. Il method dressing ci regala un momento di stupore, di sogno, di magia, ci ricorda perché ci piacciono tanto le star del cinema quando si impegnano, quando credono in quello che fanno, quando ci vendono uno stile di vita lontano, quando ci raccontano una storia ma credendoci sul serio. E il pubblico risponde con entusiasmo, vestendosi a tema anche solo per andare in sala. Il method dressing funziona su più livelli: ci tiene legati alla promozione del film e alle sue star, va virale sui social, ci vende la storia e, forse, ci convince anche ad andare al cinema. Insomma, una vittoria su tutta la linea.