Abbiamo davvero ancora bisogno delle distinzioni tra generi alle urne? Il voto è per tutti, ma i seggi lo sono davvero?
La divisione in liste e file separate per genere fu introdotta nel 1945, in occasione dell'attribuzione del diritto di voto alle donne. Le pagine elettorali furono istituite in modo distintivo, in base al sesso anagrafico, riflettendo una visione strutturata attorno alla differenza di genere. Ad oggi, questa separazione rimane attiva grazie all’articolo 5 del decreto presidenziale del 1967, che prevede liste elettorali differenziate per maschi e femmine. La prassi, pur non essendo obbligatoria, tende a riverberarsi sotto forma di file reali disposte alla coda del seggio. Tale situazione, ad oggi, risulta non solo obsoleta, ma anche violenta per chi non si riconosce nell’imposizione di un binarismo di genere forzato e ormai datato.
L’evoluzione recente e le nuove iniziative sulla divisione tra generi alle urne elettorali
Nel 2023 e 2024, alcuni comuni (Milano, Padova, Bologna, Udine) hanno adottato politiche differenti. È stato pubblicato un vademecum per i presidenti di seggio, chiedendo che si eviti la distinzione in file separate per genere, formando invece un'unica fila per tutelare la privacy e il diritto al voto delle persone queer, trans e non binary. Udine, ad esempio, ha ufficialmente abolito la separazione tra file maschi/femmine nelle elezioni europee del giugno 2024, sostenendo che la prassi “potrebbe risultare discriminatoria e lesiva della dignità delle persone”.
Reazioni politiche e sociali
Queste iniziative hanno attirato critiche da forze politiche conservatrici: in Veneto, un consigliere leghista ha definito la decisione "profondamente indignante". Tuttavia, la risposta da parte di attivistə e molti cittadini è stata positiva, apprezzando l’attenzione al diritto al voto in un'Italia che resta ancora molto binaria nella prassi istituzionale.
Privacy e outing forzato: le persone non binary e trans vanno a votare
La divisione binaria costringe chi ha un’identità di genere diversa dal sesso anagrafico a rivelarsi in pubblico, con possibili esiti traumatici: concentrarsi sulla propria carta d’identità in coda significa auto‑esposizione, spesso non richiesta né voluta. Un episodio emblematico avvenne a Bologna, dove l’avvocatə Cathy La Torre, attivista trans, chiese che la violazione venisse verbalizzata. Un componente del seggio l* insultò, portando all’intervento delle autorità.
Disagio psicologico e astensionismo
Lo stress emotivo può tradursi in astensionismo: un’indagine dell’Università di Padova evidenzia che la comunità LGBTQIAPK+ in Italia ha un tasso di astensionismo superiore del 6%, influenzato anche da barriere quali l’outing binario. L’assessora di Padova Francesca Benciolini ha spiegato che alcune persone trans hanno rinunciato a recarsi alle urne per evitare imbarazzi, confermando un impatto concreto sulla partecipazione democratica.
Come cambiare: suggerimenti operativi e giuridici
Una soluzione sinergica, già suggerita a Milano e Padova, prevede una fila unica aperta a tuttə, con i registri maschi/femmine occultati da barriere. L’identificazione avverrebbe all’ultimo momento, riducendo l'impatto psicologico. Altre associazioni LGBTQIAPK+ propongono di ordinare i votanti alfabeticamente, disancorando la fila dal genere. Questa modalità si ispira a esperienze già applicate altrove. La restrizione deriva da norme nazionali risalenti a un’epoca ormai obsoleta. È necessario un intervento legislativo per rimuovere l’obbligo di liste binarie. Nel 2020, la petizione “Io sono, io voto” ha raccolto oltre 5.000 firme ed è stata inoltrata a Palazzo Chigi e al Viminale, con l’obiettivo di portare la questione fino alla Corte Costituzionale, ma nulla si è mosso. Nel frattempo, udienze e denunce (come quella di Cathy La Torre) continuano a segnalare violazioni della privacy e della dignità.
Impatto e prospettive politiche
Nonostante la forte esigenza di un provvedimento istituzionale nazionale, le mobilitazioni a livello locale rappresentano un primo passo verso una democrazia più inclusiva (comuni lungimiranti mettono a disposizione linee guida e video‑formativi). Soltanto una riforma del DPR 1967 e del regolamento elettorale potrà definitivamente superare la divisione binaria. Per l’Italia non solo del futuro, ma del presente, è importante agire adesso su un argomento che, sulla vita di tante persone, può realmente fare la differenza.