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Come la pandemia ha cambiato il porno

Gli effetti del COVID-19 sulla produzione e sul consumo di materiale pornografico

Come la pandemia ha cambiato il porno  Gli effetti del COVID-19 sulla produzione e sul consumo di materiale pornografico

Poche MILF, nessuna gangbang e un picco di interesse per l’amatorialità. La pandemia da COVID-19 ha decisamente avuto un impatto sui gusti di chi consuma porno, e la ripresa dell’industria pornografica sta cercando di riorganizzare il proprio lavoro dopo lo stop forzato. 

La Free Speech Coalition, associazione di categoria che rappresenta l’industria dell’intrattenimento per adulti negli Stati Uniti, il 15 marzo aveva chiesto la chiusura di tutte le produzioni. L’industria porno mainstream è riuscita a riaprire a metà giugno, quando la FSC ha pubblicato una serie di linee guida per mantenere la sicurezza sui set. Uno dei primi set a riattivarsi è stato quello della Raging Stallion Studios, casa di produzione pornografica che produce e distribuisce film di porno gay. E lì in California sono iniziate le riprese di No-Tell Motel. Ma come sono cambiate le regole sui set? 

 

Le precauzioni per il set 

In Italia la sessuologa Roberta Rossi aveva consigliato di utilizzare la mascherina anche durante il sesso, e lo stesso avviso è arrivato anche dal Canada. Nelle produzioni pornografiche, invece, si è decretato di non utilizzarle, sia per la poca funzionalità (data l’attività), ma anche per ragioni estetiche. Tutte le persone presenti sul set sono obbligate a indossare le mascherine. Se consideriamo un set di una grande produzione mainstream (prendiamo Brazzers) il numero de* presenti è veramente alto: make-up artist, operatori e operatrici di camera, dell’audio, regist*, costumist* e così via. In questo caso le compagnie indipendenti potrebbero essere avvantaggiate, avendo set più piccoli e con meno personale. Anche se c’è da ricordare che nel 2015 le produzioni indipendenti in America erano già passate dai 200 ai 20 studios, quindi il rischio di chiudere oggi è impellente. 

Attor* e attrici non dovranno usare la mascherina durante le scene, ma non per questo sono più avvantaggiat*, anzi. Si consiglia di non utilizzare i servizi di Uber per raggiungere i set (senza parlare dei mezzi pubblici), e di stare in hotel in autoisolamento nei giorni che precedono le riprese. I/Lu/Le pornostar dovranno ottenere i risultati del test per il Covid-19 esattamente 24 ore prima di girare la scena, e i test sono pagati dalle compagnie. Quest’ultimo punto non è proprio scontato, perché, con qualche eccezione, di solito i test per le malattie sessualmente trasmissibili (STD o STI in inglese) sono a carico de* performer. 

Quest’ultim* vengono già testat* ogni due settimane per le STD, quindi aggiungere un test non stravolgerà particolarmente il lavoro, cosa che invece non si può dire per altri ambienti lavorativi. I controlli però sono molto serrati e la Falcon/Naked Sword ha detto che alcune compagnie stanno monitorando i social media de* performer, per evitare che siano a contatto con troppe persone e per vedere se davvero stanno applicando tutte le precauzioni. 

 

Quali scene si girano e quali si guardano di più

L’industria del porno è una delle poche ad aver già superato una pandemia in passato. Alla fine degli anni Novanta i focolai d’infezione da HIV avevano quasi bloccato il mondo pornografico, ma tutto si è risolto grazie al metodo delle 4T, applicabile anche per l’emergenza attuale: target, test, treat and trace (cioè riconoscere chi ne è colpit*, testarl*, procedere con il trattamento medico e tracciare con chi è stat* a contatto). Se il caos provocato dall’HIV ha a suo tempo cambiato il modo di lavorare, il Covid-19, invece, oltre a questo, ha alterato anche il contenuto delle scene girate. In un’intervista a Rolling Stone, il direttore della produzione di Brazzers, Ryan Cash, ha raccontato che per ora le scene sono limitate a due performer. Questo perché le scene di gruppo (che siano gangbang, orge o anche solo threesome) prevedono troppa gente sul set. Inoltre molt* performer sono riluttanti all’idea di tornare a girare in studio, sia per prudenza sanitaria, sia perché durante il periodo di lockdown si sono ritrovat* a utilizzare altre piattaforme, prima fra tutte OnlyFans (nss G-Club aveva già parlato della sua popolarità in quarantena, e se volete qualche consiglio per approcciarvi a questo mondo li trovate qui). 

Alex Hawkins, vice presidente di XHamster, ha notato una riduzione delle ricerche su categorie di video come MILF o a tema “incesto” (incest roleplay), questo probabilmente perché le persone hanno passato o stanno ancora passando parecchio tempo in famiglia. Allo stesso tempo sono aumentate le ricerche di scene di sesso pubblico (registrando un +87%), come è cresciuto l’interesse per i baci, che tradizionalmente non è una richiesta diffusa quando si parla di porno online. A crescere sono state anche le ricerche correlate a pandemia, quarantena e in generale tutti i video a tema medico. Non bisogna sorprendersi di tutto ciò. Cerchiamo su Internet ciò che viviamo tanto quanto quello che vorremmo vivere. 

 

Il bisogno di “realtà”

Con il confinamento obbligatorio in casa è aumentato il consumo di porno. Siti di distribuzione pornografica come Pornhub hanno cavalcato l’aumento della domanda rendendo gratis i servizi Premium. Ma a parte i cambiamenti sopra analizzati, un punto fermo rimane l’aumento di interesse per l’amatoriale. I/lu/le sex-worker hanno iniziato a girare in casa, e su ModelHub (la piattaforma di Pornhub dedicata a modell* più o meno professionist*) i video caricati sono aumentati giornalmente più del 30%. Un aumento ancora più significativo, di cui abbiamo già parlato, si è registrato su OnlyFans. L’isolamento ha anche portato più persone sui siti di live cam, per interagire direttamente con attor* e attrici. Ma questo è avvenuto anche per avere un contatto più personale. Molt* sex-worker infatti sottolineano il grande lavoro di cura e il sostegno emotivo e psicologico che forniscono alla propria clientela. Se già l’amatoriale era una delle categorie più apprezzate, con l’attuale pandemia è cresciuto a dismisura l’interesse verso contenuti più “reali” e “grezzi”. Insomma, la mancanza di realtà ha fatto sì che i/lu consumator* e le consumatrici di porno rifiutassero i video più patinati e overproduced. Niente luci perfette, né tantomeno set poco realistici. 

Almeno da quanto mostrano i dati, nel momento in cui ci siamo ritrovat* privat* di quella che consideravamo la nostra normalità, siamo andat* a ricercare qualcosa di esperibile, o di cui almeno avevamo fatto noi stess* esperienza. E se prima il porno era un modo per suscitare una fantasia, ora il desiderio più profondo è quello di ritrovare la realtà