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Kering entrerà nel business della bellezza

Secondo gli insiders il conglomerato del lusso è pronto a salutare le licenze

Kering entrerà nel business della bellezza Secondo gli insiders il conglomerato del lusso è pronto a salutare le licenze

Si moltiplicano le voci secondo le quali Kering sarà il prossimo player del lusso ad entrare nel settore della bellezza, gestendo in maniera diretta il proprio business. A spianare la strada a questa nuova avventura commerciale sarebbe il successo ottenuto dalla divisione occhiali che, lanciata nel 2015, ha già raggiunto un fatturato di 576 milioni di euro nel primo semestre del 2022. La prima conferma indiretta è arrivata in estate da Jean-François Palus, amministratore delegato del gruppo, che, durante una conference call con gli analisti finanziari, ha dichiarato:

"La bellezza costituisce un'estensione naturale del territorio di competenza dei nostri marchi. Attualmente operiamo attraverso un modello basato sulle licenze, ma il nostro successo con Kering Eyewear dimostra che possiamo creare molto valore per i marchi e, di conseguenza, per il gruppo, adottando alcuni approcci dirompenti e innovativi. Il beauty è sicuramente un settore d’attività che potremmo considerare in futuro. Quindi la bellezza è sicuramente un'area in cui potremmo prendere in considerazione alcune iniziative in futuro, e tutte le opzioni sono aperte."

Dior, Chanel e Givenchy hanno consolidato il proprio brand puntando contemporaneamente su moda, bellezza, pelletteria, gioielli e continuano a prosperare, instillando in Kering il desiderio di fare lo stesso nel prossimo futuro, anche se, per accordi precedenti, i tempi potrebbero non essere brevissimi. 

In passato Kering aveva già tentato di entrare nel settore. Bisogna tornare al Gucci degli anni ’80 quando il gruppo si chiamava PPR e possedeva una filiale beauty, la YSL Beauté, che comprendeva marchi e licenze di profumi e di bellezza, come Yves Saint Laurent, Stella McCartney, Boucheron ed Ermenegildo Zegna. Prima di essere venduta a L'Oréal nel 2008 per 1,15 miliardi di euro, l’attività era arrivata a generare un fatturato di 649 milioni di euro che, nel 2007, la collocava al 29° posto a livello globale della classifica WWD Beauty Top 100. La cifra era esigua rispetto a quella raggiunta dalla rivale LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton, ma lasciava intravedere un potenziale che, se ben sfruttato, poteva e può aumentare l'immagine e il reclutamento dei clienti per il conglomerato francese. 

Insiders affermano che Kering negli scorsi anni fosse interessato all'acquisizione sia di The Estée Lauder Cos. Inc. sia di Byredo, che poi a maggio 2022 è stata rilevata da Puig, ma se dovesse veramente optare per il modello "fai-da-te", riacquistando franchisee e attività in licenza da quale marchio comincerebbe? La risposta più accreditata è Gucci. Attualmente, da quando è stata acquistata da Procter & Gamble nel 2016, Gucci Beauty ha come licenziatario Coty che gestisce le licenze per i profumi e i prodotti di bellezza di altri marchi come Alexander McQueen, Bottega Veneta e Balenciaga. Secondo WWD, l’accordo tra i due partner ha ancora molti anni di validità. Inoltre, si dice che, prima che Sue Nabi diventasse amministratore delegato, la dirigenza non fosse contenta di Coty, reo di non essere riuscito a capitalizzare appieno Gucci nel segmento dei profumi e della bellezza. Kering, quindi, potrebbe scegliere di riacquistare i diritti da Coty prima della scadenza della licenza o potrebbe esserci un accordo di servizio. Se Kering decidesse di non produrre i prodotti internamente fin dall'inizio, ad esempio, potrebbe internalizzare solo il marketing e la comunicazione all'inizio e mantenere la produzione con Coty. Sarà questa la strategia che adotterà Kering per entrare nel business della bellezza?