123 anni alla parità di genere: il divario globale rallenta, l’Italia resta indietro Welfare, leadership e cultura sono le leve per chiudere il divario
Nonostante alcuni segnali positivi, il nuovo Global Gender Gap Report 2025 del World Economic Forum mostra un mondo ancora lontano dall’equilibrio tra uomini e donne. E l'Italia, pur guadagnando due posizioni, resta nelle retrovie.
Cosa ci dice il report sul divario di genere del 2025?
Un progresso lento: chiuso solo il 68,8% del divario globale
La buona notizia è che il divario di genere globale si è leggermente ridotto: nel 2025, secondo il Global Gender Gap Report del World Economic Forum, siamo arrivati al 68,8% di parità complessiva nei 148 Paesi analizzati, in crescita rispetto al 68,4% del 2024. La cattiva notizia? Al ritmo attuale, ci vorranno ancora 123 anni per colmare completamente il gap. Il miglioramento più significativo si registra in ambito politico e lavorativo, dove si sono osservati piccoli ma importanti passi avanti: l’empowerment politico è passato dal 22,5% al 23,2%, e la partecipazione economica dal 60,3% al 60,7%.
Islanda in vetta per il 16° anno
Per il sedicesimo anno consecutivo, l’Islanda è il Paese più vicino alla parità di genere, avendo colmato il 92,6% del gap. La seguono Finlandia, Norvegia, Regno Unito e Nuova Zelanda. Otto dei primi dieci Paesi della classifica sono europei: tra questi anche Svezia, Germania, Irlanda e, a sorpresa, Moldova e Namibia, che testimoniano come non sia necessario essere una superpotenza economica per avanzare nei diritti di genere.
Italia: leggeri miglioramenti, ma ancora fanalino di coda in Europa occidentale
L’Italia risale dall’87° all’85° posto, ma il quadro resta deludente, soprattutto se confrontato con il resto d’Europa. Il nostro punteggio complessivo è di 0,729, ben lontano dalla soglia dell’80% superata dalle economie leader. I dati mostrano luci e ombre:
- Istruzione: ottima performance, con un indice di 0,998 e il 51° posto globale. Le donne italiane risultano più istruite degli uomini.
- Salute e aspettativa di vita: anche qui bene, con 0,966 di score.
- Partecipazione politica: score di 0,255 e 65° posto in classifica. Meglio di molti altri Paesi, ma molto sotto la media europea.
- Occupazione e leadership: vero punto dolente, con un punteggio di 0,599 che ci fa scivolare al 117° posto mondiale. Solo il 28,8% dei ruoli apicali è occupato da donne, a fronte di una forza lavoro femminile che rappresenta il 41,2% del totale.
Parità come motore economico
Secondo Saadia Zahidi, managing director del World Economic Forum, investire nella parità di genere è strategico: "In un contesto segnato da bassa crescita, crisi economiche e transizione tecnologica, la parità è una leva per rendere le economie più forti, resilienti e innovative". Le economie che si sono mosse con decisione verso la parità stanno già registrando risultati migliori in termini di crescita e competitività.
Il gender gap nel mondo: chi migliora davvero?
Alcuni Paesi sorprendono per i progressi realizzati in un solo anno:
- Bangladesh guadagna 75 posizioni e raggiunge il 24° posto.
- Arabia Saudita, Messico, Ecuador, Etiopia sono citati come esempi di economie che, pur in contesti difficili, stanno riducendo efficacemente il gender gap.
Al contrario, restano in fondo alla classifica:
- Pakistan, Sudan, Chad e Iran, con un punteggio inferiore a 0,59.
- India perde tre posizioni, scendendo al 131° posto, nonostante lievi miglioramenti in educazione e reddito stimato.
Parità e reddito: una relazione meno diretta di quanto si pensi
Nonostante la convinzione diffusa che i Paesi più ricchi siano anche quelli più egualitari, il rapporto mostra una correlazione modesta tra reddito nazionale e parità di genere.
In media:
- Le economie ad alto reddito hanno colmato il 74,3% del gap.
- Quelle a reddito medio-alto si attestano al 69,6%.
- Le più povere sono intorno al 66%, ma in molti casi mostrano progressi più rapidi e consistenti.
Il Global Gender Gap Report divide l’analisi in quattro macro-aree:
- Partecipazione economica e opportunità: è l’area con maggiori disparità, soprattutto nei ruoli di vertice.
- Istruzione: vicina alla parità globale, ma in molti Paesi l’accesso all’istruzione secondaria e superiore resta ostacolato.
- Salute e sopravvivenza: migliorata globalmente, anche se permangono squilibri nei Paesi con forti discriminazioni di genere alla nascita.
- Empowerment politico: è la dimensione con le disuguaglianze più marcate, ma anche quella dove si vedono i progressi più rapidi.
Cosa può fare l'Italia per la parità di genere?
Se vogliamo recuperare terreno, l’Italia deve agire con decisione:
- Ridurre il gap salariale e occupazionale: promuovendo politiche di welfare, congedi equamente distribuiti e servizi per l’infanzia.
- Favorire l’accesso femminile ai ruoli di leadership, in politica e nel privato.
- Rendere strutturale l’educazione alle pari opportunità, fin dalle scuole.
- Lavorare su norme e cultura: perché le barriere non sono solo economiche, ma anche sociali, culturali, familiari.
Un futuro più equo è possibile, ma non è garantito
Il Global Gender Gap Report 2025 conferma che la parità di genere non è un destino, ma una scelta politica. I Paesi che hanno deciso di agire con riforme strutturali, investimenti mirati e una visione inclusiva stanno avanzando. Chi resta fermo, o si limita a piccoli ritocchi, è destinato a rimanere indietro. E l’Italia? Ha tutte le carte in regola per fare meglio. Ma servono volontà politica, strategia e coraggio. Altrimenti, altri 123 anni non basteranno.