
Melania Trump è davvero una vittima che trama nell'ombra?
I numerosi problemi del discorso pubblico su di lei
21 Gennaio 2025
Cosa sappiamo di Melania Trump? Sappiamo, ad esempio, che è bellissima e algida, che ha un passato da modella, che è nata nell'aprile del 1970 in Slovenia (allora Yugoslavia) e che ha conosciuto Donald Trump nel 1998. I due si sono sposati nel 2005 e nel 2006 è nato il primo e unico figlio della coppia, Barron. È diventata first lady per la prima volta nel 2017 e poi, di nuovo, qualche giorno fa, per il secondo mandato del marito. Altre cose che possiamo dire su di lei è che ha da sempre avuto poca voglia di partecipare agli eventi pubblici e di sottoporsi allo sguardo del mondo e che, di conseguenza, non ha mai avuto problemi a lasciare alcuni dei suoi compiti istituzionali alla figlia del marito e di Ivana Trump, Ivanka. La versione ufficiale vuole che abbia preso questa decisione per stare il più possibile con il figlio.
Il look di Melania all'inaugurazione: un cappello a tesa larga per allontanare Donald Trump?
Continuando la lista, sappiamo che all'inaugurazione della seconda presidenza di Trump indossava un cappello a tesa larga firmato Eric Javits. Molti ipotizzano lo abbia fatto per distanziarsi, anche fisicamente, dal marito. Ma questo non lo sappiamo davvero. Tra le cose che non sappiamo, appunto, annoveriamo i suoi veri sentimenti per il marito, che molti sono pronti a scommettere abbia sposato per motivi altri dall'amore. Non conosciamo, inoltre, la sua posizione specifica su quelle che sembrano le preoccupazioni più pressanti della presidenza repubblicana appena iniziata: i diritti LGBT+, quelli in particolare delle persone trans e non binary, la politica estera degli Stati Uniti d'America. Possiamo dedurli? Forse, ma più che dal look dalle sue azioni pubbliche, che proprio perché perché così rare sono forse ancora più misurabili. Ad esempio, a seguito delle elezioni del 2020 appoggiò la teoria del marito sui brogli elettorali (teoria che portò ai disordini del 6 gennaio 2021 davanti al Campidoglio) e si schierò dalla sua parte dopo che le telefonate in cui il marito pronunciava le ormai indimenticabili parole "Quando sei una star (le donne) ti permettono di fare tutto. Puoi fare tutto... afferrarle per i genitali. Tutto" vennero diffuse dal Washington Post. Come mossa contraria, invece, la sua opposizione alla politica di separazione delle famiglie proposta dalla prima presidenza di Trump, che nel contesto di regole per combattere l'immigrazione nel 2017 e nel 2018, puntava a separare i bambini migranti dai loro genitori o tutori.
Melania Trump, la fantasia dei social network e un matrimonio infelice
Se dovessimo seguire l'opinione che sembra quella della maggioranza degli utenti del web che si definirebbero democratici, centristi, di sinistra o in ogni caso non sostenitori dell'uomo Trump e della sua politica, però, dovremmo sostenere con grande sicumera che Melania odia il marito, addirittura che cerca di stargli lontana il più possibile. Che gli è in tutti i modi contraria e che vorrebbe lasciarlo. Che lo starebbe sabotando dall'interno. Non si capisce, però, sulla base di cosa potremmo sostenere questa cosa. Se per le sue rare apparizioni, per i suoi look volitivi e sempre d'effetto (fotografabilissimi, non a caso), per le sue espressioni. Non di certo per le sue azioni. Se volesse lasciarlo, perché non potrebbe? Ha firmato un accordo? Cosa riceve in cambio? Viene pagata per stare con lui, per non divorziare durante la carriera politica del marito, per non farlo apparire ancora più tirannico di così? Qualcosa non quadra e, come spesso accade, la verità sta probabilmente nel mezzo, anche se non possiamo dirlo con certezza. Almeno, non prima che Melania in persona rilasci la sua autobiografia tell all sullo stile del principe Harry.
a lot of y’all have created this narrative about melania secretly hating trump to cope with the fact that you actually like her aesthetic and style pic.twitter.com/xkCzX0T4QB
— alex (@userctrI) January 20, 2025
Perché non riusciamo a darle responsabilità e agentività?
Fino ad allora, viene da chiedersi perché sia così conveniente svuotare una donna adulta della sua agentività e responsabilità. Se, infatti, diamo per buona la teoria appena espressa, dobbiamo per forza di cose pensarla moglie sottomessa e debole, frenata da misteriose circostante. Oppure dobbiamo pensarla arrivista, gold digger, approfittatrice. Oppure, ancora, dobbiamo pensarla fumettistica (e irrealistica) e sfortunata burattinaia. Perché non riusciamo a prendere per buona l'ipotesi forse più probabile, cioè che le vada bene - per motivi assolutamente personali, condivisibili o meno - aver fatto e fare la first lady nascosta, baciarlo in pubblico, reggere per lui la Bibbia del giuramento? Perché non riusciamo ad accettare che una donna bella, ricca, per molti elegante possa essere anche repubblicana, di destra, disposta a farsi volto di certe istanze per un ritorno economico o di potere? Forse, il disgusto per Trump che tanto decisamente vogliamo proiettarle addosso è solo il nostro. Forse ci consola, quasi, ci libera di un peso pensarla incapace di decidere per sé. Ma non è così che funziona e, francamente, non è così che si considerano le donne, in assoluto. Anche quando ci piace come si vestono.