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Che cos'è il divario del piacere?

La parità si conquista anche a letto

Che cos'è il divario del piacere?  La parità si conquista anche a letto

Ogni anno viene pubblicato il Global Gender Gap Report, una ricerca che traccia il divario tra uomini e donne in ogni Stato, basandosi su criteri economici, politici, ma che riguardano anche il livello di salute e di educazione. Nell’ultimo report pubblicato, si stima che la parità di genere non sarà raggiunta ancora per 99,5 anni. Insomma, quel divario non si riempirà ancora per un bel po'. C’è però anche un altro gap di cui non si parla molto, ma che si potrebbe colmare, personalmente, nel proprio “piccolo”: l’orgasm gap

In italiano spesso è tradotto come divario orgasmico (o "divario del piacere”) e si riferisce alla disparità presente tra uomini e donne eterosessuali, che concerne la soddisfazione sessuale e in particolare la differenza di raggiungimento dell’orgasmo durante i rapporti. L’orgasm gap è come la differenza di reddito salariale tra uomini e donne, ma forse un po' più imbarazzante (come dice Sarah Barmak nel TedTalk La semplice verità sulla sessualità femminile), perché dipende anche da noi. 

 

Studi a riguardo

Una delle ricerche più citate è quella condotta da Durex nel 2017, nei Paesi Bassi. Secondo i dati raccolti, se l’uomo, durante il sesso, raggiunge l’orgasmo il 98% delle volte, 3 donne su 4 non possono dire lo stesso. Senza considerare gruppi demografici particolari, per le donne etero si registra una frequenza nettamente più bassa nel raggiungere l’orgasmo durante un rapporto, sia rispetto agli uomini, sia se si confrontano le statistiche con le donne lesbiche. 

Un altro studio dell’Archives of Sexual Behavior (2017) ha valutato la vita sessuale di oltre 52.000 adulti statunitensi, riscontrando anche qui che il gruppo più propenso a raggiungere sempre l’orgasmo durante il sesso è costituito dagli uomini etero. In quest’ultimo studio è stato notato come le donne che raggiungono l’orgasmo più frequentemente si differenziano dalle altre per più fattori. Infatti sono più propense a ricevere sesso orale e praticare sesso anale, sono più soddisfatte della loro relazione, riescono a comunicare meglio ciò che preferiscono fare a letto, sono disinvolte con il sexting e con il dirty talking, solitamente indossano lingerie osé, fantasticano molto di più e sono disposte a provare diverse posizioni sessuali. Le donne (dello studio) con più probabilità di avere un orgasmo durante il rapporto hanno affermato che alcuni elementi possono aumentare le loro probabilità di venire: baci profondi, intimità affettiva, comunicazione, apertura ai cambiamenti, stimolazione manuale e/o sesso orale oltre alla penetrazione vaginale.  Questo comunque non significa che, affidandosi a tutte le pratiche di cui sopra, si riesca a raggiungere l’orgasmo. Non è un copione da seguire né una ricetta magica, tutt’altro; affidarsi alle esperienze delle altre persone come un libretto delle istruzioni non fa che meccanizzare i propri rapporti sessuali.  

La risorsa più recente (2020) riguardante l’orgasm gap è Orgasm Equality: Scientific Findings and Societal Implications, una revisione sistematica (ovvero che riprende complessivamente gli studi esistenti) a cura di Elizabeth Mahar, Brianna Akers e Laurie Mintz, che è tra le studiose più famose del fenomeno, la cui ricerca si è concentrata in particolare sull’incultura dilagante sulla clitoride. In questo prezioso documento sono analizzate le radici del divario orgasmico da un punto di vista scientifico, antropologico e psicologico.

 

Le cause dell’orgasm gap

Tra le cause dell’orgasm gap non rientrano soltanto le difficoltà personali dei singoli individui, ma entrano in gioco anche delle spiegazioni socioculturali

Si può pensare, in primis, all’immaginario pornografico. Un video porno etero mainstream (molto distante dal porno femminile e femminista) termina al 90% dei casi con una eiaculazione maschile. Non importa che cosa stia provando la donna o in quale posizione si trovi: lei deve immediatamente scattare e porsi ai piedi di un uomo senza volto, ribadendo per l'ennesima volta quanto il piacere femminile sia secondario e creando, appunto, una gerarchia tra orgasmi. Questa narrazione può influenzare la costruzione di come pensiamo che sia un’azione sessuale “normale”. Tutto ciò si porta dietro una serie di problematiche: fa credere che il sesso sia solo penetrativo e che l’orgasmo femminile possa essere raggiunto esclusivamente tramite pratiche PIV (ovvero penis in vagina). Inoltre presenta una trama in tre atti (preliminari, penetrazione, orgasmo) da seguire, indipendentemente dai desideri e dalle necessità di ognuno. 

In secondo luogo c’è l’educazione sessuale mancante, che potrebbe sfatare i miti proposti dalla pornografia, e decostruire le aspettative irrealistiche. A cui si lega anche, come anticipato prima, una grande ignoranza sulla composizione anatomica femminile. Conoscere la conformazione della clitoride o, almeno, saper distinguere vulva da vagina sono delle premesse teoriche imprescindibili sia per capire in prima persona come stimolare il proprio piacere, sia per comprendere come comunicarlo all’altra persona, per guidarla. Questa mancata conoscenza, ovviamente, è ancora più consistente negli uomini etero. 

La difficoltà di comunicazione è un altro punto da tenere a mente, che spesso è dovuto a imbarazzo e vergogna. Di certo questo problema non si deve collocare solo nelle relazioni di coppia, più o meno fisse, ma anche nella hookup culture, infatti negli incontri occasionali potrebbe risultare ancora più difficile comunicare che tipo di stimolazione piace maggiormente. Ultima causa, non per importanza, è la presenza di forti tabù e condizionamenti socioculturali. La società in cui nasciamo infatti ha delle ripercussioni su come valutiamo la nostra soddisfazione sessuale.

 

Intimate Justice: non solo una questione personale

Proprio per capire come il contesto sociale e culturale influenza l’immaginario sulle esperienze sessuali, nel 2010 la professoressa e psicologa femminista Sara McClelland ha analizzato il concetto di Intimate Justice. Le condizioni sociali, come gli stereotipi di genere o lo stigma sessuale, agiscono su di noi condizionando ciò che pensiamo di meritare nella nostra vita intima. 

Questa “giustizia intima” va a indagare anche il concetto di soddisfazione. Avere un orgasmo durante un rapporto significa essere soddisfatte? Secondo McLelland no. Una persona misura il suo appagamento sì secondo una scala personale, ma anche facendo un paragone sociale che deriva dal proprio contesto di vita (dove e quando si è nati, con che tipologie di persone si hanno contatti, quale tipo di educazione è stata ricevuta e così via). Infatti per McLelland prima di valutare la propria soddisfazione entrano in gioco quattro livelli antecedenti: sociale, psicologico, interpersonale (o relazionale) e comportamentale. Probabilmente una donna di un paesino italiano degli anni Trenta non aveva neanche idea di che cosa significasse essere soddisfatta (anche perché non le sono state tramandate nozioni di educazione sessuale né anatomiche). Ma siamo nel 2021 e, come ha affermato la scrittrice Peggy Orenstein, «abbiamo cresciuto una generazione di ragazze per avere una voce, per aspettarsi un trattamento egualitario nelle case, in classe, sul posto di lavoro. Ora è il momento di chiedere quella "giustizia intima" anche nelle loro vite personali». 

 

Come colmare l’orgasm gap

Nel momento in cui l’orgasm gap colpisce maggiormente donne cis eterosessuali (e in seconda posizione donne lesbiche), i seguenti consigli/spunti di riflessione sono declinati con desinenze femminili. Here we go! 

  1. Se non l’avete mai fatto, studiate come esplorare voi stesse e il vostro piacere. Nei gruppi di autocoscienza femminista di seconda ondata si invitavano le donne a prendere coscienza e conoscenza della propria anatomia, anche mettendosi senza mutande davanti a uno specchio. Scoprire e sperimentare con l’autoerotismo è il primo passo per capire quali possono essere i punti più sensibili, che tipo di pressione ci aggrada, se la stimolazione del clitoride può essere abbinata anche a una penetrazione più o meno profonda ecc. 
  2. Abbandonate ogni tabù e azzerate l’immaginario culturale. Non esiste una stimolazione “giusta” o “sbagliata”. Vale solo ciò che vi fa sentire a vostro agio e che dunque funziona per voi. Se una performer di un video su Pornhub ha avuto “orgasmi multipli” in una posizione specifica, non è detto che nel vostro rapporto rapporto succeda lo stesso (anzi è altamente improbabile). Inoltre anche nei film pseudo-romantici hollywoodiani si trasmette l’idea per cui il climax si raggiunge sempre e solo con la penetrazione e con grandi urla: no. 

  3. Apritevi a un dialogo più sereno. Scoprirsi serve anche a spiegare a un’altra persona come ci piace essere toccate. La comunicazione è fondamentale, non dovrebbe esserci imbarazzo nel guidarsi a vicenda: “mi piacerebbe essere toccata così”, “ti va di provare a farlo in quest’altro modo?”. 

  4. Non datevi la colpa, perché non siete rotte se non raggiungete l’orgasmo e lo stesso vale anche per i partner. Può capitare che, a causa della mascolinità tossica, gli uomini si sentano sminuiti per non essere in grado di “soddisfare” l’altra persona. Il sesso è una condivisione del piacere, non una prova di virilità. È un percorso che si intraprende insieme e non serve incolpare né se stesse né altri. 

  5. Provate cose nuove. Giocate di più con preliminari, con una masturbazione reciproca, cambiando posizioni e modalità, o magari introducendo anche dei sex-toys. La penetrazione non è l’unico modo di fare sesso, e si può combinare a molte altre tipologie di stimolazione. 

  6. Un altro metodo potrebbe essere "mettersi prima”, ovvero, cambiare la precedenza dell’orgasmo. Nella maggior parte delle volte il rapporto termina con l’eiaculazione maschile, l’abbiamo già visto, e alcune donne fingono di aver avuto un orgasmo e fine dei giochi. Si potrebbe provare a focalizzarsi prima sul piacere femminile. Se lui invece sta per venire e voi no, gli si può chiedere di fermarsi per stimolare solo voi, mantenendo alto il suo livello di eccitazione e far arrivare anche voi sul livello del plateau (che nella fisiologia della risposta sessuale è il momento che precede l’orgasmo).

  7. Non pensate troppo, perché un rapporto che segue step meccanici porta solo a un irrigidimento dei muscoli che non permette quindi di rilassarsi neanche fisicamente. Non dev’essere una cerimonia macchinosa alla The Handmaid’s Tale. Non ci sono passaggi da rispettare se non quelli che vi fanno sentire più confortevoli. 

Piccolo disclaimer: non bisogna prendere alla lettera ciò che viene consigliato. Ogni persona trova il proprio piacere con i suoi tempi e le sue modalità. Non bisogna avere fretta, non bisogna sentirsi obbligat* né tantomeno spint* dalla retorica pressante del “dovete per forza conoscere il piacere per realizzarvi”, perché non è così.