Il matrimonio realistico e libero della Gen Z Il romanticismo si aggiorna: zero cliché, ironia, tanto stile ed un tocco di TikTok

Non è più questione di bouquet o segnaposti. Il matrimonio, per la Generazione Z, è un gesto estetico, politico, personale. Un modo per dire ci siamo, ma alle nostre condizioni. Niente più carrozze, niente più “principesse per un giorno”. Il nuovo sogno è essere veri, anche se significa essere un po’ disordinati, un po’ stonati. Perché il matrimonio perfetto è quello che non pretende di esserlo. Le coppie che oggi si preparano a pronunciare il loro sì nel 2025 e nel 2026 vogliono qualcosa che non sembri confezionato, ma vissuto. Dicono addio al perfettino, al coordinato, al pastello obbligato e lo scambiano con l’autenticità. La Gen Z vuole tempo. Siamo lontani anni luce dai set fotografici in stile Pinterest. I promessi sposi vanno all’altare come vivono: tra una clip su TikTok, una risata, un “ti amo” detto di corsa, ma con tutta la sincerità del mondo. Così, scordiamoci i matrimoni da 300 invitati con parenti lontani che non si vedono da decenni. Meglio celebrazioni intime, condivise solo con chi ha un senso nel racconto di coppia. Anche i fiori sono pochi e veri, i bouquet minimalisti per tagliare i costi ma anche per ridare respiro allo spazio. Il classico taglio della torta viene sostituito da confessioni post-cerimonia, riprese in stile reality show, tra momenti candidi, imperfetti, pieni di risate e lacrime vere. Niente più convenzioni, niente più “si è sempre fatto così”. Oggi si celebra la libertà, la leggerezza e la verità, anche se è un po’ sfocata.

Charli XCX e la sobrietà che fa tendenza

Charli XCX l’ha fatto e ha ispirato tutti. Ha detto sì a George Daniels al municipio di Hackney, in miniabito Vivienne Westwood, sandali Jimmy Choo e velo semplice. Le foto, volutamente “underwhelming”, hanno incendiato i social per la loro normalità tanto che qualcuno ha parlato di quiet wedding. Qualche giorno dopo, la cantane ha ripetuto la cerimonia a Scopello, in Sicilia, con un abito creato appositamente da Danielle Frankel. In questo modo ha trasformando il suo matrimonio in storytelling, una miniserie romantica a episodi fatta di frammenti, outfit e mood diversi, come se ogni scena fosse un nuovo capitolo. E il pubblico, quello digitale, ovviamente, ne è rimasto ipnotizzato. La wedding planner Akeshi Akinseye parla di “una personalizzazione portata a un nuovo livello, più audace e meno vincolata”

Dal wedding day al wedding weekend: l’esperienza totale

Si parte con un brunch, si prosegue con una cena in giardino, si finisce a piedi nudi su un prato, magari con un bagno collettivo all’alba. È un modo per abbattere le barriere tra evento e vita, per rendere il matrimonio qualcosa di vissuto, non solo organizzato. Le location seguono la stessa logica fluida e sono scelte come se fossero un’estensione emotiva: casali toscani, giardini botanici, masserie mediterranee, perfino studi d’artista trasformati in sale da cerimonia o un semplice prato immerso nella campagna. Lo conferma anche Pinterest in un recente sondaggio dichiarando che le ricerche per “matrimonio in campagna” sono aumentate dell’814%. L’estetica è quella dello slow wedding, con scenografie ariose, straordinarie, ma sentite. Sempre più spesso i fidanzati scelgono uno stile organic chic: composizioni floreali che sembrano essere raccolte da un prato e non selezionate da un catalogo, tavoli intorno a spazi verdi, installazioni bucoliche. Tutto sembra casuale, ma dietro c’è una regia sottile, invisibile, che rende la naturalezza un’arte.

Moda nuziale: nostalgia, poesia e teatralità quotidiana

Dimenticate il concetto di abito da sposa perfetto. La sposa della Gen Z vuole qualcosa di più interessante. Non più principesse di zucchero, ma eroine di stile che mischiano il vintage con l’ultramoderno, il minimal con il teatrale. Il nuovo matrimonio è un set da editoriale di moda con zero regia. Tutto sembra casuale ma è calibratissimo, dai veli asimmetrici ai guanti trasparenti, dai tailleur scultorei ai micro-abiti che si muovono come fossero vivi. Il punto non è “essere sposa”, ma essere se stesse con più luce addosso. E questa è la vera rivoluzione. La nostalgia c’è, ma ha imparato a ridere di sé. Tornano i pois (su Pinterest Polka dot outfit +1,026%), ma giocati come citazione pop; tornano i veli mantiglia (+640% su Pinterest), ma portati con occhiali da sole neri e orecchini esagerati. Il boho si ripulisce dal romanticismo zuccheroso e diventa boho couture: più taglio sartoriale, meno mercatino hippie. E il pizzo? Non è più un simbolo di candore, ma di carattere. Spesso si strappa, si ricompone, si mescola al tulle o al lattice. Crescono a ritmo vertiginoso le ricerche su Pinterest di abiti da sposa anni '90 (+138%) e di abiti da sposa a vita bassa (+2.395%). Persino lo smoking da sposa si fa tendenza, in versioni colorate o monocrome, con un’eleganza che attraversa il genere e scardina i codici. Tutto è reinterpretato con un tocco ironico, un po’ vintage e molto TikTok-friendly. Si mischiano epoche, texture e gender, costruendo look che raccontano storie invece di recitare ruoli. E nel 2026? Gli esperti del settore, come THE WED, prevedono abiti ancora più teatrali, con veli lunghi e vistosi, copricapi in pizzo o cappucci trasparenti ispirati a Giulietta, un tocco shakespeariano e un omaggio al modello indossato da Kate Moss per il suo matrimonio nel 2011. Sempre più spose scelgono abiti che trascendono la cerimonia per trasformarsi in creazioni da soirée, mentre molti couturier dividono la loro passione tra bridal ed eventwear, come ha dimostrato l'evento Bride & The City che si è tenuto a Milano durante la Milan Fashion Week che ha mischiato designer più tradizionalmente da sposa come Pignatelli, Avaro Figlio, Maison Signore, Elisabetta Polignano e Justin Alexander e designer sempre più orientati all’eventwear come Matteo Sorbellini, Genny, Marco Rambaldi e Vivetta.

Pelle viva, luce imperfetta: il make-up da matrimonio nel 2025

Il glow da passerella? Archiviato. Il contouring da tutorial YouTube? Superato. La nuova sposa Gen Z non vuole sembrare perfetta, vuole sembrare viva. È l’era del trucco che respira, del capello che si muove, della pelle che ha diritto di sudare. Perché anche il mascara che sbava è emozione. Il mood è chiaro: clean grunge (sì, quello che spopola su TikTok e registra +652% su Pinterest), eyeliner morbido, labbra naturali, incarnato che si muove con la luce. Il fondotinta è leggero come una carezza, il blush è un imbarazzo onesto, l’illuminante è quel riflesso di felicità che ti resta addosso dopo tre brindisi e un ballo scalza. È la bellezza che dice “non ho dormito, ma mi sento stupenda”. Le truccatrici parlano di “cura della pelle come atto d’amore” e “cura della pelle emozionale”. E la Gen Z ascolta. Sceglie prodotti skincare che più che coprire, coccolano: prodotti antistress, rituali calmanti, formule leggere.

I capelli seguono la stessa filosofia: chignon spettinati con grazia, onde morbide, trecce destrutturate, ciocche ribelli che cadono dove vogliono loro. Nessuna lacca, niente effetto caschetto anni ‘90 iper-lucido. E poi, i dettagli: fiorellini veri intrecciati nei capelli, nastri di raso annodati come promesse, un velo corto che lascia intravedere orecchini vistosi o un rossetto scuro, deciso, quasi impertinente. Perché sì, la nuova sposa sa essere romantica, ma anche ironica. È la fine dell’estetica “bride-to-be” da copertina? Forse è presto per dirlo. Nel frattempo basta con le foto patinate, basta con i beauty look che sembrano usciti da una pubblicità di profumo. Il nuovo fascino è vivo, imperfetto, impercettibilmente disordinato. È quello che ti fa dire “oddio, ma quanto sei bella così?”.

Dolci scultorei e mini-torte: la rivoluzione del dessert

La torta nuziale? Rimpicciolisce. Piccole, deliziose, personalissime, le mini-torte diventano golosi oggetti d’arte commestibile che raccontano la stessa filosofia del matrimonio contemporaneo: meno appariscenza, più significato. Le pasticcerie, però, non smettono di sfornare sculture di zucchero che sembrano opere d’arte, con superfici materiche, motivi crochet, pizzi commestibili che ricordano l’uncinetto della nonna ma in versione couture. E accanto a questi dessert spuntano le alternative creative: éclair, crostatine ai frutti di bosco, cremosi tiramisù, mousse al caffè moka, proprio nella tonalità marrone, nuova regina delle palette nuziali. Il risultato è un matrimonio multisensoriale: da guardare, da toccare, da assaporare.

Cosa ci aspetta nel 2026?

Il 2026 promette nozze da copertina, ma non nel senso patinato del termine. Gli esperti si aspettano scenografie viventi con pareti floreali e bouquet che smettono di essere mazzi da lanciare e diventano sculture da portare al polso, flower bag da sfilare come accessorio o appendere al tavolo come parte dell’allestimento. Arrivano i video lo-fi, girati in verticale, un po’ sfocati, volutamente imperfetti. Clip che sembrano rubate a un diario visivo, da rivedere come fossero sogni registrati su pellicola. E poi ci sono le esperienze parallele, i twist che rompono la tradizione: cerimonie private da venti persone seguite da after-party cosmici, con dj set, tatuatori, lettori dell’aura e tarocchi al posto dei confetti. Non più ricordi da incorniciare, ma momenti da tatuarsi addosso, letteralmente. È il matrimonio come manifesto d’identità, dove tutto racconta chi sei: dal dolce al dress code, fino al modo in cui scegli di dire “sì”. La Gen Z, in fondo, non cerca il lieto fine. Cerca la verità. Il suo amore non deve durare per sempre, ma deve essere reale finché c’è. È un amore con i piedi scalzi e l’anima in diretta, con la luce che cambia e i dettagli che restano imperfetti. E questo, oggi, vale molto più dell’eternità. Il futuro del wedding non sarà dorato, ma vissuto. Sarà un po’ mostra d’arte, un po’ documentario intimo, un po’ set di TikTok girato con cuore e ironia. Un equilibrio tra realtà e visione, tra emozione e estetica, tra “wow” e “whatever”