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L'architettura delle città può influenzare la sicurezza delle donne?

L'urbanistica adotta una prospettiva di genere

L'architettura delle città può influenzare la sicurezza delle donne? L'urbanistica adotta una prospettiva di genere

Nel corso degli ultimi decenni, è emersa con crescente chiarezza l’esigenza di ripensare la progettazione urbana tenendo conto delle differenze di genere. Le città, per via di come si sono originariamente sviluppate, spesso non rispondono – sia in termini di struttura che di servizi – alle esigenze specifiche di donne e minoranze di genere, in particolare per quanto riguarda la mobilità, la sicurezza e l’accessibilità. I sottopassaggi – bui e quasi sempre percepiti come pericolosi – sono un esempio emblematico di questo fenomeno. Ma esiste comunque qualche eccezione. Ad esempio, nella città svedese di Umeå nel 2012 è stato realizzato un tunnel adottando specifiche soluzioni progettuali per far sentire più sicuri gli utenti, puntando ad esempio sulla maggiore visibilità e illuminazione, la cura estetica e la separazione dei flussi pedonali. Tali accorgimenti, sebbene apparentemente irrilevanti, contribuiscono in particolar modo ad aumentare la percezione di sicurezza tra le donne.

Uscire di sera: la situazione delle donne in Italia e la percezione del pericolo

Il tema della sicurezza influisce realmente sui comportamenti e sulle scelte delle donne. In Italia, secondo quanto riporta l’Istat, quasi una donna su cinque evita di uscire di casa dopo il tramonto per timore di aggressioni – un dato che supera di quasi quattro volte quello registrato tra gli uomini. Tale divario ha implicazioni importanti, anche in termini di partecipazione alla vita sociale ed economica, e non si limita solo alla sfera individuale. In quest’ottica, le donne potrebbero essere indotte – più o meno indirettamente – a rinunciare ad esempio a opportunità lavorative che comportano spostamenti notturni, o a frequentare alcuni spazi pubblici in certe fasce orarie.

Le possibili soluzioni urbanistiche da Milano a Bologna

Diverse città hanno quindi iniziato a sperimentare approcci alternativi anche basati sull’ascolto attivo delle cittadine – mediante strumenti come focus group, sondaggi, camminate esplorative o raccolta di segnalazioni spontanee. Misure di questo tipo vanno oltre le classiche politiche sulla sicurezza, spesso limitate all’aumento della sorveglianza e alla presenza delle forze dell’ordine sulle strade. A Milano, ad esempio, il coinvolgimento di esperti e cittadine ha permesso di identificare alcune caratteristiche urbane che aumentano la percezione di insicurezza: spazi trascurati, scarsa illuminazione o assenza di trasporti pubblici in certe fasce aree sono alcuni dei fattori critici emersi. A Bologna, invece, alcune iniziative hanno intrecciato la pianificazione urbana con una visione più inclusiva della vita notturna, riconoscendo le ore serali come parte integrante della quotidianità cittadina, piuttosto che come un intervallo da presidiare passivamente. Interventi come la revisione dell’illuminazione pubblica o l’attivazione del servizio Nottambula, che permette di farsi accompagnare a piedi da uno o più volontari contattabili tramite Instagram o Telegram, sono alcuni esempi di come si possa promuovere un senso diffuso di sicurezza attraverso la cura dello spazio urbano.

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Esperimenti analoghi sono stati fatti anche in altri contesti internazionali. A Londra, è stato elaborato un protocollo di sicurezza a cui possono aderire le attività commerciali che operano nelle ore notturno, impegnandosi a formare il proprio personale contro la violenza di genere e a migliorare gli spazi per renderli più accoglienti e sicuri. In Canada, la città di Montreal ha introdotto una misura semplice ma efficace: la possibilità per chi viaggia in autobus durante la notte di richiedere fermate intermedie, riducendo così la distanza da percorrere a piedi in zone isolate. In Germania, diversi centri urbani hanno promosso sistemi di voucher per taxi notturni destinati alle donne che viaggiano da sole – misura estesa anche alle persone non binarie in alcune località come Colonia. Questi strumenti non risolvono le cause strutturali del problema, ma costituiscono un primo passo – da parte delle istituzioni – nell’adottare una prospettiva di genere nella progettazione urbana.

@dwnews Many women in Germany say they feel much less safe than men in public spaces at night. They fear being harassed or assaulted by men. That is why the city of Cologne is now offering free cab vouchers to women and those with the gender entry 'diverse.' The city describes the measure as "targeted action against a specific danger that particularly affects women". A total of 1,500 vouchers worth 10 euros each are available. An eligible person can receive a maximum of three vouchers for the trial period until August 2025. What do you think of this move? #germany #frauen #köln #safety #womensafety #awareness News/Report Background Piano/Texture, Neutral(1383567) - Ney

La sicurezza si ottiene anche attraverso il cambiamento urbano, non solo attraverso pattuglie e forze dell'ordine

Il nodo centrale, in tutte queste esperienze, è che la sicurezza – e ancor più la sua percezione – non può essere garantita unicamente da telecamere o pattuglie, ma deve essere costruita attraverso interventi inclusivi e partecipati. L’urbanistica di genere, infatti, non si limita a identificare e a correggere gli spazi considerati "pericolosi", ma punta a progettare ambienti in cui tutti possano sentirsi rappresentati e accolti. Ciò implica un cambiamento profondo nei criteri di raccolta e l’analisi dei dati, con cui poi si indirizzano gli interventi: in quest’ottica è considerato sempre più importante valorizzare le esperienze soggettive, spesso invisibili nella statistica tradizionale, e includere nel processo decisionale voci finora tagliate fuori – come quelle delle minoranze.